L’ALALÀ e il FORZA PARIS

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L’ALALÀ e il FORZA PARIS – PARTE I, 1918 – 1919 di Claudio Usai (*).

Dopo aver descritto “a grandi linee” le relazioni fra il sardismo e il fascismo, intendo ricostruire l’origine dei due movimenti dopo la fine della Grande Guerra. In primis va ricordato che il “combattentismo” nacque “dal fango e dal sangue” delle trincee, «ispirato da un senso nuovo di italianità[1]» e in un «sentimento di un nuova identità nazionale, vissuta [però] regionalmente[2]»; analogamente il fascismo si sviluppò in un desiderio rivoluzionario di rinnovamento, sì generale, ma a carattere regionale: per questo si parlerà di «fascismo sardo»[3]. Nell’Isola combattentismo e fascismo ebbero all’inizio comuni destini. In Sardegna gli ex combattenti si riunirono per la prima volta a Sassari il 21 novembre 1918 riuniti nei Reduci dalla trincea dal Ten. A. Satta con fini assistenziali[4]. Il 16 marzo 1919 il ten. C. Bellieni fondò la Voce dei Combattenti e scrisse il Manifesto al Paese[5]. In un documento del 1920[6] si evince che le sezioni dei Reduci al 1918 erano una trentina, in realtà al Primo Convegno di Macomer del 21 febbraio 1919 si presentarono in pochi; dalla riunione Bellieni lanciò l’appello a «tutti i mutilati, gli invalidi, i combattenti» «per il rinnovamento dell’Isola»[7]. Il 9 marzo e il 25 maggio si svolsero a Cagliari e a Nuoro i primi Congressi regionali, fu la nascita della Federazione Sarda dei Combattenti, con a capo Bellieni, l’ing. R. Oggiano, il Prof. E. Mameli e l’avv. L. Oggiano di Nuoro[8]. L’8 giugno venne nominato presidente della sez. di Cagliari E. Lussu[9]. Con il 1919 il movimento decise di presentarsi alle elezioni di novembre, quando al Secondo Congresso di Macomer Lussu ottenne “l’apertura” ad altri movimenti, come i Fasci di Combattimento, fondati il 23 marzo 1919 da B. Mussolini. Fu un inatteso exploit: la Lista Elmetto trionfò a Cagliari (il 24,9%) e a Sassari (il 22,1%),  e furono eletti tre deputati: l’avv. P. Mastino, il prof. M. Angioni e il prof. P. Orano, ex socialista ed ex collaboratore del Popolo d’Italia. Il grande sconfitto fu il Partito socialista. Proprio Orano prese il posto di B. Mussolini, al quale era stato offerto un collegio in Sardegna: nel libro di Nieddu[10] si trova la lettera di Egidio Pilia (ex combattente) con la quale si propose a Mussolini di entrare nella Lista Elmetto per il collegio di Lanusei. Mussolini rifiutò per ben due volte[11], raccontando a G. Gorrieri (suo collaboratore al Popolo d’Italia) come avesse ricevuto proposte in «una dozzina di collegi, persino da uno sardo!»[12]. La lettera è datata dal Susmel “gennaio 1921”, in realtà per R. De Felice sarebbe dell’ottobre-novembre 1919[13]. Secondo Angelo Abis la candidatura di Orano fu «suggerita ai combattenti sardi dallo stesso Benito Mussolini[14]». L’episodio venne poi confermato da Lussu in due occasioni: la prima, al Congresso del Psdaz di Nuoro nell’ottobre 1922: «Nel 1919 Mussolini mandava ‘forti sardi’ a proporre di scendere in lotta assieme in Sardegna»[15]. La seconda, nell’autocritica di Lussu sulla scelta di Orano: «Eravamo massimalisti… per colpa mia principale che non volli presentarmi alle elezioni del 1919»; fu “l’errore” «di mandare alla Camera Paolo Orano, sardo continentalizzato, […] di cui non sapevamo che fare»[16]. Fin qui la situazione al 1919 secondo Bellieni: i Combattenti rappresentavano «sì le masse contadine» ma anche «l’abitudine contratta in guerra di comandare ed obbedire», di «un’anima nuova sorta dalla guerra»[17]; inoltre al contrario di Lussu, Bellieni sosteneva che nell’Isola nel ‘19 non ci furono né «scioperi di braccianti», né «scioperi di pastori salariati»[18]. In agosto al Terzo Congresso di Macomer e con l’approvazione della Carta di Macomer, ispirata alla Carta del Carnaro, l’apice venne raggiunto[19]. Le elezioni amministrative del 1920 (All’Elmetto fu sostituito il simbolo dei Quattro Mori) videro la netta sconfitta dei “Reduci”, soprattutto a Cagliari; preludio dello scioglimento e della nascita del Psdaz[20]. In parallelo crebbe l’altra forte componente della Federazione: i Fasci di Combattimento. Se per i Combattenti le elezioni del ‘19 furono una grande vittoria, ma effimera, per i fascisti furono una grave ferita: il 18 novembre il giornale socialista l’«l’Avanti» pubblicava sarcasticamente la notizia della morte di Mussolini e inscenava il suo finto funerale[21]. Tuttavia il colpo inferto al fascismo “non” fu mortale, anzi. Mentre la Federazione Sarda si avviava alla sua fase di declino, i fascisti cambiarono strategia, collaborande e convivendo pacificamente, persino aderendo in alcuni casi al futuro Psdaz. Come sappiamo in Sardegna i primi Fasci sorsero proprio nel 1919 in Gallura, a Cagliari, a Iglesias e a Sassari[22]. In questa prima fase il neonato fascismo sardo poteva contare solo su qualche centinaia di aderenti; d’altronde in un articolo del 24 marzo 1919 Mussolini aveva affermato: «che i fasci di combattimento non erano e non sarebbero diventati [per il momento] un partito»[23], che chiunque avrebbe potuto aderire in altri movimenti, purché «nazionali» e «antibolscevici», come gli “Arditi”, “i volontari” di D’Annunzio, e i Combattenti; che non importava «essere in molti» anzi, era preferibile «essere in pochi»[24]. Come vedremo la situazione politica evolverà rapidamente: ne saranno il simbolo anche in Sardegna le violenze operaie del 1920 fino all’apparizione di due manifesti con scritta alternata di ALALÀ e FORZA PARIS, come ha ricordato nelle sue memorie l’esponente politico di primo piano e podestà di Cagliari, Enrico Endrich[25].

(*) Claudio Usai, nato a Cagliari, insegnante di materie letterarie e classiche nella scuola secondaria. Laureato 110 e lode e specializzato in Storia Contemporanea, pubblicista su vari temi quali il Colonialismo, Totalitarismo e ideologie del Novecento.

Note

[1] Emilio Gentile, “Combattentismo e fascismo nell’Italia del dopoguerra”, in Il Sardo-Fascismo, fra politica, cultura, economia, Convegno studi, Cagliari, Atti, Ed. Fondazione Sardinia, 26- 27 novembre 1993, cit. p. 13.

[2] Ibidem.

[3] Ibidem.

[4] Luigi Nieddu, “Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni ‘20”, ivi op. cit., p. 26.

[5] Ibidem.

[6] Cfr. la Relazione del terzo congresso regionale dei combattenti, Macomer 8-9 agosto 1920, in “La Voce dei combattenti”, 9 agosto 1920.

[7] Ibidem

[8] Boninu Mario, Partito Sardo d’Azione e Fascismo, t.l. con R. De Felice, 1976/77, p.2. In L. Nieddu “Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni ‘20”, ivi, op. cit., p. 26.

[9] Cfr. L. Nieddu, Dal Combattentismo al fascismo in Sardegna, Milano, Vangelista, 1979, p. 18.

[10] Ivi, p. 52.

[11]Marcello Tuveri, “Nota Biografica”, in M. Tuveri, G. Marci, Egidio Pilia, opere edite V. 1, CENTRO STUDI FILOGICI SARDI/CUEC, S. Ghiani, p. LXII.

[12] Cfr. Duilio Susmel, MUSSOLINI, XVI, cit. p. 450.

[13] Cfr. Renzo De Felice, Mussolini il Rivoluzionario, Einaudi, p. 571 e Pirro Nenciolini fascista fiorentino. Note e ricordi di un fascista della vigilia, Firenze 1923, pp. 6 sgg.

[14] Cfr. Angelo Abis, “Mussolini mancato deputato sardo alle elezioni politiche del 1919”, Admaiora, Sardegna:Url:https://sardegna.admaioramedia.it/mussolini-mancato-deputato-sardo-alle-elezioni-politiche-del-1919-angelo-abis/, 2019, cit., e L. Nieddu, Dal Combattentismo al fascismo in Sardegna, cit. p. 59.

[15] Ibidem

[16] Cfr. L. Nieddu, op. cit., cit. p. 28, sgg.; p. 50 n. 37. Per la candidatura di Orano, Ibid. , p. 51, n. 45 e n. 46, nonché E. Lussu, Essere a sinistra, democrazia, autonomia e socialismo in cinquant’anni di lotte, Milano, Mazzotta, 1976, p. 40 e Il Risveglio dell’isola del 26 gennaio 1919.

[17] L. Nieddu, “Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni ‘20”, in op. cit., cit. p. 33.

[18] Camillo Bellieni, L’associazione dei combattenti. Appunti per una storia politica dell’ultimo quinquennio, in Critica Politica”, 25 luglio 1924, in L. Nieddu, Camillo Bellieni, Partito Sardo d’Azione e Repubblica Federale scritti 1919-1925, Sassari, Gallizzi, 1985, cit. p. 361.

[19] Cfr. “La Voce dei combattenti”, 21 maggio 1921, nonché E. Lussu, in Camera dei deputati, seduta del 19 giugno 1922, cit., pp. 77 sgg..

[20] Ibidem.

[21] Cfr. R. De Felice, op. cit.. La frase pesantemente sarcastica che riportava il giornale l’«Avanti»: «Un cadavere in stato di putrefazione fu ripescato stamane nel Naviglio. Pare si tratti di Benito Mussolini», in MUSSOLINI, L’affermazione fascista, in “Il popolo d’Italia”, 18 novembre 1919.

[22] L. Nieddu, “Combattentismo, movimento autonomistico e Fascismo in Sardegna dal 1919 alla fine degli anni ‘20”, in op. cit., p. 36.

[23] E. Gentile, Storia del partito fascista, 1919-1922, Movimento e Milizia, Laterza, Bari, 1989, pp. 24-25

[24] Ibidem.

[25] I 2 manifesti si trovano in L. Nieddu, Origine del Fascismo in Sardegna, Fossataro, Cagliari, 1964, cit. Appendice, maggiori riferimenti nelle memorie di Enrico Endrich, Cinquant’anni dopo, 1977.

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