I tifosi del Bari divisi tra ragionevoli dubbi e malumori. Unica certezza la fiducia in Polito

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A sei giorni dal ritiro, come si dice a Bari, “la cera si consuma e la processione non cammina”, traducendola in italiano. Questo, almeno, il sentimento diffuso che pervade tra i tifosi leggendoli sul web, persino tra quelli più fiduciosi.

Ora, è comprensibile che i tifosi del Bari possano nutrire timori riguardo al desiderio che la squadra possa ripetere gli stessi successi dell’anno scorso. E’ comune che i tifosi siano preoccupati quando ci sono molte incertezze riguardo alla rosa da definire e alla strategia di mercato del loro club del cuore.

La mancanza di fiducia può derivare da diverse ragioni, come l’assenza di annunci ufficiali riguardo ai nuovi giocatori che potrebbero rinforzare la squadra, le voci di addio di alcuni giocatori che lo scorso anno hanno contribuito allo straordinario piazzamento convincendo il pubblico, o l’assenza di investimenti importanti nel mercato. Il “si” di capitan Di Cesare, per quanto assai commovente e ben accettato dalla tifoseria, non ha acceso la miccia dell’entusiasmo.

Un po’ tutte le testate – noi inclusi -, fino all’altro giorno, hanno parlato dell’esigenza di alzare l’asticella delle ambizioni possibilmente elevando il budget da consegnare a Polito, ma ad oggi, dispiace dirlo, quel budget, posto che sia stato davvero messo nelle mani del DS, non risulta essere stato quantomeno appena utilizzato. Troppi i nomi che circolano come prestiti e non come acquisti, troppi quelli lasciati andar via per fine prestito senza nemmeno provare a richiederli con la stessa formula, anche se è chiara la quasi impossibilità di ottenerli nuovamente, e quelli che stanno venendo fuori, spesso e volentieri dalla fantasia di taluni, al di là delle puntuali bufale che spuntano sul web anche da parte di chi giornalista non è, non riescono ad infiammare la tifoseria che, è noto, purtroppo vive per i “nomi” e non per le scommesse salvo poi essere puntualmente smentiti dai fatti, vedi Folorunsho, Benedetti, Morachioli, Dorval, Caprile ed Esposito, sei autentici perfetti sconosciuti diventati quel che son diventati.

Fatto sta che se davvero il Bari, quest’anno, punta alla promozione, probabilmente è necessario provare ad alzare la suddetta asticella magari cercando di assicurarsi, oltre alle scommesse che, c’è da giurarci, saranno delle piacevoli scoperte, anche gente di caratura maggiore, di gente esperta per la categoria, di risorse umane dall’alto tasso qualitativo, di almeno un bomber da 15-20 gol e da altri dalla tenuta fisica, atletica e qualitativa costante. Insomma, vanno bene le scommesse ma occorrono anche certezze da affiancare a quelle già esistenti.

Sono andati via in undici, compreso Antenucci il cui futuro dipende da lui, altri, pur ancora di proprietà, non danno sicurezza e affidamento, pensiamo a Benali e Scheidler, Bosisio, Matino, Morachioli e Dorval sono ancora troppo acerbi per poter contare solo ed esclusivamente su di loro. Il ruolo di Maiello è occupato solo da lui e servirebbe come il pane un suo vice così da evitare adattamenti rivelatisi inefficaci come lo scorso anno, Caprile e Cheddira probabilmente andranno via, il trequartista Botta, per quanto Polito lo voglia trattenere – inutile nasconderlo – ha convinto solo a sprazzi, per non dire molto poco, nel corso di questi due anni, quantomeno da dopo il suo infortunio di due anni fa, addirittura lo scorso anno lo si è visto col contagocce senza mai convincere a tutto tondo. Problemi di “saudade”, per lui come fu afflitto Donda? E’ probabile, del resto è risaputo che il giocatore gradirebbe tornare al suo paese e questo conferma la nostra ipotesi. Fatto sta che come per Donda, anche Botta ha perduto il sorriso, ed un motivo ci sarà. E se Mignani lo teneva in panchina preferendo addirittura adattare altri al suo ruolo (Folorunsho, Bellomo, Esposito e un paio di volte persino Morachioli) non crediamo sia stato per un “piccio” del tecnico.

Insomma, la squadra è troppo in alto mare in relazione alla data di inizio del ritiro. Il rischio di iniziare con i giocatori tornati a casa dai prestiti, Marras, Simeri, Perrotta, Celiento, Rossetti, D’Errico, Mane e Polverino tanto per fare “quorum”, è assai concreto dal momento che questi, non facendo parte del progetto, saranno prima o poi tagliati. E alla fine ne rimarranno pochi in rosa, ed altri in arrivo alla spicciolata, e il lavoro di Mignani potrebbe rivelarsi arduo e complicato ma anche inutile visto che verrà assimilato da chi andrà via e verrà ripetuto, magari con lezioni in modalità “Bignami”, a chi arriverà. Come diciamo da sempre, sarebbe sempre cosa buona e giusta partire per il ritiro con almeno un buon 80% della rosa al completo. Ma il timore è che non sarà così.

Tuttavia, è importante ricordare che il calcio è uno sport molto imprevedibile e ogni stagione può essere diversa dalla precedente. Anche se gli investimenti finanziari e i giocatori in prestito possono influire sulla forza della squadra, ci sono molti altri fattori che entrano in gioco, come la coesione del gruppo, la strategia di gioco e la leadership tecnica. E Polito punta molto anche su questi fattori.

Il direttore sportivo sembra godere di fiducia da parte dei tifosi, grazie alla sua capacità di scovare talenti promettenti. È possibile che egli abbia una visione a lungo termine per la squadra, cercando di costruire un progetto solido e duraturo, piuttosto che puntare solo su investimenti immediati, senza per questo perdere l’obiettivo della promozione in A che a questo punto non deve diventare un’ossessione altrimenti è assolutamente matematico che il Bari non ci andrà a causa delle troppe pressioni che qui, da sempre, hanno fatto solo danni. Sarebbe cosa buona e giusta ripartire come lo scorso anno coi fanali soffusi. Però c’è un limite a tutto, non si può partire al buio, quanto meno con le luci di posizione altrimenti ci saranno problemi.

I timori dei tifosi del Bari sono comprensibili, ma è importante mantenere una certa fiducia nel lavoro del direttore sportivo e nel potenziale della colonna portante. Il calcio è un gioco imprevedibile e, nonostante le incertezze, ogni stagione può offrire sorprese e risultati positivi. Certo, se questa benedetta asticella si sollevasse ancora un po’ sarebbe cosa gradita per tutti.

Massimo Longo

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