Giuseppe Saragat: La Vita di un Politico al Barbera

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Dall’ambasciatore di Parigi al presidente della Repubblica, la straordinaria storia di Giuseppe Saragat, soprannominato “barbera”, tra politica, esilio e miracolose evasioni.

Giuseppe Efisio Giovanni Saragat, conosciuto anche come “barbera”, è stato un personaggio unico nella storia politica italiana. Nato a Torino il 19 settembre 1898 e scomparso a Roma l’11 giugno 1988, Saragat ha segnato il panorama politico italiano del secondo dopoguerra con la sua carriera eclettica e piena di eventi significativa.

La sua avventura politica ebbe inizio nel 1922, quando aderì al socialismo non tanto per motivi ideologici, ma per una profonda solidarietà verso i meno abbienti. Saragat era un socialista riformista e umanitario, influenzato dalla figura di Filippo Turati. Durante il periodo fascista, Saragat fu uno dei politici più perseguitati d’Italia, soprattutto a causa del suo coinvolgimento nel Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), costituito clandestinamente nel 1925.

Dopo l’approvazione delle leggi eccezionali che instaurarono la dittatura fascista in Italia, Saragat scelse l’esilio e trovò rifugio in Austria. Durante il suo soggiorno a Vienna, entrò in contatto con importanti esponenti dell’austromarxismo e sviluppò la sua formazione intellettuale. Fu solo nel 1943, dopo l’arresto dei prigionieri politici, che Saragat poté fare ritorno in Italia. Qui si unì alla Resistenza, formando un patto di unità d’azione con Pietro Nenni e Sandro Pertini.

La sua esperienza nella Resistenza non fu priva di evenienze tragiche. Nel 1944, Saragat fu arrestato dalle autorità tedesche e imprigionato nel carcere romano di Regina Coeli. Tuttavia, grazie a un audace piano organizzato da partigiani socialisti, riuscì a evadere nel gennaio del 1944. Questa rocambolesca fuga, orchestrata da Giuliano Vassalli e altri coraggiosi partigiani, fu un vero miracolo.

Dopoguerra, Saragat continuò a giocare un ruolo di rilievo nella politica italiana. Fu ambasciatore d’Italia a Parigi, presidente dell’Assemblea Costituente e ministro senza portafoglio nel governo Bonomi II. Nel 1947, tuttavia, si verificò la “scissione di palazzo Barberini”, che portò alla creazione del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, una formazione politica separata dai socialisti “nenniani” e dai comunisti.

Saragat si schierò contro il Fronte Democratico Popolare, l’alleanza social-comunista, alle elezioni politiche del 1948. Non mancarono le accuse di tradimento e le tensioni con il Partito Comunista Italiano (PCI) a causa di questa scelta.

La decisione di Saragat di non appoggiare il Fronte Democratico Popolare alle elezioni politiche del 1948 fu basata su diverse ragioni. Una delle principali era il suo disaccordo con la leadership del PCI, che lui considerava troppo legata all’Unione Sovietica e al modello di socialismo sovietico. Saragat era favorevole a una forma di socialismo più democratico e indipendente, che mantenesse la libertà di scelta e il pluralismo politico.

Il Fronte Democratico Popolare alla fine perse le elezioni e la Democrazia Cristiana ottenne la maggioranza dei voti, contribuendo a consolidare il sistema politico italiano con una coalizione di centro-destra. La scelta di Saragat di schierarsi contro il Fronte Democratico Popolare segnò una divisione significativa nella sinistra italiana e influenzò il percorso politico successivo del paese. Dopo le elezioni del 1948, continuò la sua carriera politica, diventando uno dei suoi membri più influenti.

Saragat era un convinto sostenitore dell’integrazione europea e si impegnò attivamente per promuovere la cooperazione tra i paesi europei. Durante il suo mandato come Ministro degli Esteri, svolse un ruolo chiave nella firma dei Trattati di Roma nel 1957, che portarono alla creazione della Comunità Economica Europea (CEE), predecessora dell’Unione Europea.

Nel 1964, Saragat raggiunse l’apice della sua carriera politica quando fu eletto Presidente della Repubblica Italiana, diventando il primo socialdemocratico a ricoprire tale carica. Durante il suo mandato presidenziale, Saragat svolse un ruolo istituzionale importante, agendo come arbitro neutrale in momenti di crisi politica e sostenendo l’unità nazionale.

La presidenza di Saragat fu segnata da eventi significativi, tra cui la lotta contro il terrorismo delle Brigate Rosse negli anni ’70 e la fine del suo mandato nel 1971. Dopo il termine del suo mandato presidenziale, Saragat continuò a essere attivo nel campo politico, sostenendo la causa socialista e partecipando a diverse iniziative internazionali.

Tuttavia, la sua salute si deteriorò nel corso degli anni e Saragat morì il 11 giugno 1988, all’età di 89 anni. La sua morte fu un momento di lutto per l’Italia e per il movimento socialista, poiché Saragat era considerato una figura rispettata e influente nella politica italiana.

L’eredità di Saragat è legata alla sua difesa della democrazia, dei valori socialisti e dell’unità europea. È ricordato come un politico leale e determinato, che ha lottato per i suoi ideali nonostante le divisioni all’interno della sinistra italiana. La sua carriera politica e la sua dedizione alla causa socialista hanno avuto un impatto duraturo sulla politica italiana e sulla società nel corso degli anni.

Rif. Giuseppe Saragat – Wikipedia

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