Il generale Ristuccia: “In Kosovo le truppe Kfor evitarono una strage”

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Il racconto all’AGI del comandante della missione della Nato in Kosovo, in un incontro all’interno del Quartier generale a Pristina

Kfor, le truppe Kosovo

AGI – “È grazie alla professionalità dei nostri uomini di tutta Kfor, che si sono preparati nel modo più appropriato e che hanno applicato nel modo più corretto le regole di ingaggio, che si è potuta evitare una strage. Siamo stati capaci di separare le due parti e di salvare 15 poliziotti intrappolati tra la folla“. Queste le parole all’AGI del generale di divisione Angelo Michele Ristuccia, comandante della missione della Nato in Kosovo (KFor), in un incontro all’interno del Quartier generale della KFor, a Pristina.

“Il motivo per cui la situazione non è degenerata (il 29 maggio, ndr) è stato il fatto che eravamo molto ben preparati. I nostri soldati hanno agito in modo molto, molto professionale. E desidero esprimere il mio pieno sostegno ai nostri feriti e alle loro famiglie. Hanno agito in modo così professionale che sono stati in grado di gestire la forza in modo da non far deteriorare il situazione. Così abbiamo salvato 15 agenti di polizia del Kosovo, abbiamo evitato che le due parti si scontrassero, altrimenti avremmo dovuto affrontare un altro tipo di problema totalmente diverso”, ha ricordato Ristuccia.

La missione Kosovo Force (KFor)

È guidata dalla Nato su mandato della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per mantenere la sicurezza nel Paese e al suo interno le forze italiane giocano un ruolo di primo piano con 852 uomini e donne su un totale di 4.511 provenienti da 27 Paesi. Ora, dopo gli ultimi scontri che hanno riacceso le tensioni nel Paese, portando anche al ferimento di 14 militari italiani, si prepara ad aumentare la sua presenza dopo anni di progressiva diminuzione del numero delle sue forze.

“Noi abbiamo intenzione di affrontare qualsiasi tipo di circostanze ed è per questo che abbiamo ricevuto forze aggiuntive. Non reagiamo, agiamo. Siamo organizzati addestrati ed equipaggiati per poter affrontare tutte le sfide connesse all’assolvimento del nostro compito. Per questo motivo, grazie alla preparazione dei nostri soldati, siamo stati capaci, il 29 maggio, a evitare che la situazione degenerasse ulteriormente e che piangessimo dei morti sul terreno”, ha ribadito il comandante.

“Evidenzio che la maggior parte delle persone manifestava pacificamente. Questo vile atto di violenza nei confronti dei nostri militari e’ stato perpetrato da una sparuta parte di facinorosi e violenti che hanno usato ogni mezzo per fare del male, hanno utilizzato strumenti di offesa al limite del letale”, ha precisato.

Attualmente “la situazione è molto complessa, tesa e instabile. In questi giorni è apparentemente calma, ma resta molto volatile. L’ultima volta in cui si sono verificati incidenti di questo tipo è stata nel 2004. Dunque, in passato sono stati raggiunti molti risultati positivi, e il fatto che il numero delle truppe di Kfor sia drasticamente diminuito dal 1999 al 2023 indica chiaramente che sono stati raggiunti molti risultati. Purtroppo, però, le dinamiche attuali ci fanno essere molto, molto preoccupati rispetto a questi risultati. Abbiamo bisogno che entrambe le parti immediatamente disinneschino le tensioni, per trovare una soluzione solo con la politica e la diplomazia”, ha precisato Ristuccia.

In questo contesto, “siamo pienamente impegnati ad attuare il nostro mandato. Questo è certo. E il fatto che la Nato abbia inviato questo rinforzo, con ulteriori truppe, testimonia il nostro pieno impegno e la serietà con cui la Nato sta affrontando la situazione. Siamo qui per garantire a tutte le persone che vivono in Kosovo un ambiente sicuro e la libertà di movimento. Posso garantirvi che siamo pienamente impegnati in questo senso e che siamo completamente equipaggiati, organizzati e addestrati per affrontare le sfide che stiamo affrontando ora”, ha precisato Ristuccia.

Il numero delle truppe

Iniziata il 12 giugno 1999, la KFor aveva 50 mila uomini e donne provenienti dai Paesi alleati. A inizio 2002, la presenza di forze fu ridotta a 39 mila e da lì la quantità di uomini e donne si è andata progressivamente assottigliando – 26 mila a giugno 2003, 17.500 a fine anno – fino al 2004 quando gli scontri tra kosovari e serbi ripresero ritmo e 2.500 soldati andarono velocemente a rimpolpare le presenze della KFor.

Da allora, la KFor ha continuato nella sua politica di riduzione della propria presenza. “La necessità di aumentare la presenza delle forze Nato in questo momento è da ricondurre a una decisione prudente, di natura politica, ovviamente anche supportata da una valutazione militare, per consentirci di meglio affrontare le sfide di questo momento”.

L’obiettivo della Nato “è normalizzare la situazione con uno sforzo militare complementare a quello diplomatico in atto e, una volta stabilizzata l’area, l’entità delle unità che rimarranno dipende da una decisione di natura politica e non è definita da una timeline predefinita. La presenza delle truppe della Nato è basata sulla condizione ed è una questione politica, una decisione politica. Qualsiasi cosa facciamo è nell’interesse di tutte le persone che vivono in Kosovo”, ha spiegato il comandante.

Una soluzione politica

Di fatto, l’unica via resta quella politica. “Il solo modo per ridurre l’escalation dipende dalla volontà politica di entrambe le parti. Dal punto di vista militare, il nostro compito è quello di creare spazio per i negoziatori di entrambe le parti e per tutti coloro che sono coinvolti nel processo di pace, affinché tornino al dialogo per promuovere soluzioni pacifiche. Quindi non c’è un’altra soluzione in questo momento. Perché l’unico modo per risolvere la situazione è la decisione politica, che si basi sulla volontà di entrambe le parti di normalizzare la situazione, ma prima di tutto di disinnescare le tensioni”, ha sottolineato.

“Tutte le persone, indipendentemente dalla religione, dall’etnia, dal background, dalla loro cultura, hanno bisogno che la situazione non si deteriori ulteriormente. Penso che il 99,9% delle persone qui in Kosovo voglia vivere in pace. E penso che sia anche nell’interesse di entrambe le parti risolvere la situazione. È per questo che invito nuovamente entrambe le parti a evitare ogni inutile retorica e ad affrontare queste sfide al tavolo dei negoziati, che è l’unico modo per risolvere la situazione. Questa situazione non giova a nessuno”, ha puntualizzato ancora.

“Naturalmente, quando c’è tensione, coloro che sono interessati a creare caos sfruttano qualsiasi tipo di situazione. Ma noi siamo qui per evitare questo e tutti sono pienamente impegnati a evitare che la situazione degeneri. C’è quindi un forte sforzo diplomatico perché il 99% del problema è politico. C’è un forte sforzo diplomatico da parte di tutta la comunità internazionale, compresa l’Unione europea, gli Stati Uniti, tutti i Paesi che contribuiscono a Kfor, tutti i Paesi della Nato per stabilizzare la situazione attraverso il dialogo”, ha ricordato Ristuccia.

“I problemi che stiamo affrontando qui sono più legati alle dinamiche interne che esterne. Tutta la comunità internazionale deve capire che tutto ciò che sta accadendo qui è legato al tipo di relazioni tra le due parti che devono essere normalizzate. Nessuno può scegliere i propri vicini, ma deve trovare la soluzione migliore per vivere in pace con i propri vicini. È una questione politica, un problema politico”, ha sottolineato ancora.

Infine, “è naturale che in Europa non abbiamo bisogno di altre crisi oltre a quella veramente difficile che il mondo sta affrontando e che ha determinato i propri effetti a 360 gradi in tutti i domini, dall’economia, alla sicurezza, alle relazioni internzionali. Quindi, indipendentemente da quanto si è verificato in Ucraina, un Kosovo stabile e un’area balcanica stabile e’ interesse di tutti in Europa, soprattutto in un momento come questo”, ha concluso Ristuccia.

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