Il ruolo di Armando Cossutta nelle contraddittorie vicende del Partito Comunista Italiano

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Armando Cossutta, politico e partigiano italiano, è stato un protagonista storico del Partito Comunista Italiano. La sua figura ambivalente e la doppiezza comunista hanno segnato la fortuna del PCI, ma hanno anche suscitato controversie e divisioni nel corso della sua carriera politica. Per alcuni fu pure una sorta di cantore dell'”Hodie mihi, cras tibi”…

Armando Cossutta, noto politico, giornalista e partigiano italiano, risulta una figura di spicco all’interno del panorama politico italiano del XX secolo. Nato il 2 settembre 1926 a Milano e deceduto il 14 dicembre 2015 a Roma, Cossutta ha avuto un impatto significativo sulla storia del Partito Comunista Italiano (PCI) e sulle sue alleanze internazionali.

Il suo coinvolgimento nella Resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale, nelle fila delle brigate Garibaldi, testimonia il suo impegno ideologico e la sua determinazione nel combattere per la libertà e la giustizia sociale. Questa esperienza partigiana ha influenzato profondamente la sua successiva visione politica e lo ha portato a diventare uno dei principali esponenti del suo partito.

Cossutta è stato infatti il leader indiscusso dell’ala di sinistra interna del PCI, conosciuta come l’ala “pro-sovietica”. La sua posizione politica era saldamente ancorata all’Unione Sovietica e agli altri Paesi del Blocco orientale. Questa aderenza al modello sovietico ha suscitato critiche e controversie, poiché molti ritenevano che fosse opportuna una linea politica più autonoma e distanziarsi dai dettami del Patto di Varsavia.

La doppiezza comunista di Cossutta, tuttavia, è stata considerata la fortuna del PCI. La capacità di bilanciare l’adesione ideologica con la necessità di adattarsi alle sfide politiche ha contribuito al successo del partito. Il PCI è diventato il partito comunista più grande dell’Occidente, influenzando profondamente la politica italiana e partecipando attivamente al dibattito politico nazionale.

Tuttavia, la figura di Cossutta non è stata immune da ombre angoscianti. Molti lo hanno accusato di autoritarismo e di non aver sostenuto la “questione morale” del partito, che implicava anche una critica all’occupazione partitocratica dello Stato. Alcuni l’hanno considerato un paladino della doppiezza politica, un abile navigatore tra le acque della politica italiana, utilizzando la sua influenza e le sue alleanze per il proprio vantaggio.

Tra il Burlesque e il Circo Barnum, Cossutta fu dunque una sorta di cantore dell'”Hodie mihi, cras tibi”, “oggi a me, domani a te”, che è una locuzione latina spesso utilizzata nelle iscrizioni sepolcrali cristiane. La frase deriva da un verso del Siracide, mihi heri, et tibi hodie, “ieri a me, e oggi a te” (38,23 nella Vulgata latina, 38,22 nella Bibbia CEI), dove a parlare è un morto o la morte personificata. Questa riflessione mette in luce aspetti controversi del PCI e di Armando Cossutta.

Parzialmente mitigati dopo la svolta della Bolognina, che ha portato allo scioglimento del PCI e alla nascita del Partito Democratico della Sinistra.  Per reazione, Cossutta contribuì a fondare il Partito della Rifondazione Comunista, assumendo la carica di presidente per diversi anni. Tuttavia, il partito ha attraversato una crisi durante il governo Prodi I, che ha portato all’uscita di Cossutta e ad una nuova svolta nella sua carriera politica. Insieme ad altri fuoriusciti, ha fondato il Partito dei Comunisti Italiani, assumendo ruoli di rilievo come presidente e segretario nazionale.

La creazione del Partito dei Comunisti Italiani è stata una mossa audace da parte di Cossutta e dei suoi alleati, ma ha anche suscitato dibattiti e divisioni all’interno del panorama politico italiano. Alcuni hanno visto questa nuova formazione come una continuazione dei principi e degli ideali comunisti, mentre altri l’hanno considerata una scissione dannosa per il movimento.

Durante il suo periodo di leadership nel Partito dei Comunisti Italiani, Cossutta ha continuato a sostenere posizioni politiche di sinistra, concentrandosi su questioni come la difesa dei diritti dei lavoratori, la lotta per l’uguaglianza sociale e la critica al sistema capitalistico. Ha mantenuto una posizione critica nei confronti delle politiche neoliberiste e ha cercato di promuovere alternative più equilibrate e socialmente giuste.

Tuttavia, l’influenza politica di Cossutta ha subito un declino nel corso degli anni. Il Partito dei Comunisti Italiani ha faticato a guadagnare consensi e a raggiungere un ampio sostegno popolare, mentre le forze politiche di centro-sinistra e di centro-destra hanno dominato la scena politica italiana. Ciò ha portato Cossutta a ritirarsi gradualmente dalla vita politica attiva e a dedicarsi alla vita privata.

Nonostante le controversie e le critiche, è indubbio che Armando Cossutta abbia lasciato un’impronta significativa nella storia politica italiana. La sua figura complessa e le sue scelte politiche hanno suscitato dibattiti appassionati e riflessioni sul ruolo del comunismo nell’Italia contemporanea.

Armando Cossutta è stato un personaggio carismatico e polarizzante, capace di attirare consensi ma anche di suscitare opposizioni accese. La sua eredità politica è ancora oggetto di analisi e discussione, poiché i suoi sostenitori lo considerano un difensore dei diritti dei lavoratori e un rappresentante autentico delle istanze comuniste, mentre i suoi detrattori lo accusano di autoritarismo e di aver contribuito alla frammentazione del movimento comunista italiano.

La sua figura rimane un capitolo importante nella storia politica italiana, ricordato come un protagonista indiscusso del Partito Comunista Italiano e come uno dei politici più influenti del suo tempo. La sua morte nel 2015 ha segnato la fine di un’era e ha lasciato un vuoto nella scena politica italiana che difficilmente potrà essere colmato.

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