Il movimento antimafia di Palermo è guidato da “legioni” giunte dalle Marche

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Il movimento antimafia palermitano, dopo gli scontri del 23 maggio scorso, si prepara all’anniversario della strage avvenuta in via d’Amelio con lo slogan “contro la mafia e il fascismo”. Lo guida un gruppo di giovani sbarcato in Sicilia nel 2020, l’anno del lockdown

AGI – “A cu’ apparteni?”. E’ più che una domanda, questa frase del mondo siciliano che interroga costantemente le relazioni tra le persone. Non è tanto una richiesta di faziosità quanto una pretesa di trasparenza da parte di chi la pone: da dove vieni, quali sono le tue origini, perché sei qui? L’AGI lo ha chiesto ad “Our Voice”, il movimento che sembra aver preso le redini dell’antimafia palermitana, che si è fatto regista della ‘rottura’ con l’antimafia istituzionale degenerata negli scontri del 23 maggio scorso e che si prepara a farlo per il prossimo 19 luglio, il giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio, con un programma che finora indica solo uno slogan-obiettivo “Contro Mafia e Fascismo”.

Le chat del variegato movimento antimafia parlano dell’organizzazione di un corteo, alternativo alla tradizionale fiaccolata della destra, che ha in Paolo Borsellino un’icona di riferimento, ma, spiega l’esponente più in vista a Palermo di Our Voice, Jamil el Sadi, “si deciderà il 14 giugno nel corso di un’assemblea in cui si affronterà il tema mafia e fascismo in un’ottica intersezionale”. “Stiamo creando un nuovo coordinamento con nuove sigle – spiega all’AGI Jamil El Sadi – quello del 23 maggio si è sciolto, e in realtà si chiamava in quel modo dal nome della chat. Se domani una di queste realtà di quel coordinamento vorrà fare una manifestazione di un certo tipo, sarà libera di farlo senza un cappello sopra che vincoli quell’identità”.

“Capiremo dagli umori – aggiunge – il 14 giugno se il corteo si farà. Non vogliamo fare una cosa nello stesso momento in cui lo fanno i fascisti, ma dobbiamo valutare con tutte le realtà che vorranno partecipare”. Quanto alla destra, “la libertà di espressione va garantita anche alla loro fiaccolata, e impedirlo sarebbe un atto di censura quanto quello da noi subito il 23 maggio. Dall’altra parte, va rotta l’idea di un Paolo Borsellino emblema della lotta alla mafia di destra: se faremo un qualcosa non e’ per commemorare un giudice di destra, ma per chieder verità sui mandanti esterni di quella strage, attaccando mafia e fascismo per quella strage”.

Ma cosa c’entra il fascismo con la strage di via D’Amelio? “E’ una lotta antimafia intersezionale. Anzi – risponde – aggiungo anche il tema della guerra, in occasione della commemorazione parleremo di mafia, fascismo e guerra. Anche il 23 maggio abbiamo parlato di fascismo. Ovvio, il prossimo 19 luglio tutto questo assume un’altra valenza, perché Borsellino era di destra, perchè la destra organizza da anni un corteo, perché al governo c’è Giorgia Meloni. Ma a prescindere da ciò, di queste cose abbiamo parlato anche altre volte”.

‘A cu’ apparteni’ Our Voice? L’organizzazione fu fondata da Sonia Tabita Bongiovanni, figlia di Giorgio Bongiovanni, fondatore e direttore di Antimafia Duemila, e sorella di Giovanni Bongiovanni, presidente della onlus Funima International, le prime due, secondo i rispettivi siti web, con sede legale nelle Marche a San Elpidio a Mare e l’ultima a Milano e con una sede operativa in Argentina. A Palermo la sede e’ in via Villaermosa, in centro storico. E’ lo stesso Giorgio Bongiovanni, che rivendica di aver ricevuto le stimmate su mani e piedi nel corso di un incontro con la Madonna a Fatima, a spiegare nel sito “Thebongiovannifamily, la voce degli extraterrestri” (https://www.thebongiovannifamily.it/) come tutto e’ nato.

Qui, tra descrizioni di incontri con l’extraterrestre Shetun Senar e ipotesi sulla venuta dell’Anticristo, il capofamiglia, in un’autobiografia in tre capitoli scritti in terza persona, ‘svela’ l’origine di Our Voice: “Giorgio Bongiovanni – si legge – continua il cammino indicato dal Cielo con sempre maggiore passione e impegno sociale”. Egli “continua incessantemente a portare avanti la lotta contro il male espressa nella denuncia sociale, annunciando la giustizia di Dio e il glorioso ritorno di Gesu’ Cristo sulla terra. Suo figlio Giovanni oramai uomo e padre di famiglia si dedica a portare avanti i compiti dell’associazione onlus Funima International” mentre “sua figlia Sonia Tabita già all’età di 12 anni diviene una leader giovanile. Nel 2015 a 14 anni fonda il movimento artistico culturale Our Voice che attraverso l’arte denuncia i mali di questa società”.

In un più recente articolo sul sito (https://www.thebongiovannifamily.it/messaggi-celesti/2023/9876-de-rerum-divinarum-scientia-nova-la-nuova-teologia.html) – Giorgio Bongiovanni sostiene: “Dal punto di vista spirituale abbiamo un risveglio giovanile, che prima non c’era. Quindi grandi comunità di giovani, una delle nostre si chiama Our Voice, si stanno risvegliando e muovendo tramite associazioni, giovani musicisti e artisti che si riuniscono. Il risveglio dei giovani è un’altra perdita, un altro indebolimento dell’Anticristo, perché’ fino a poco fa il vivaio dell’Anticristo sono stati i giovani”. Lo stesso articolo, un condensato di antisemitismo e filoputinismo misti a certezze su “confederazioni interstellari”, avverte: “Il popolo merita una bella lezione da Dio. E’ successo in Turchia con il terremoto, adesso aspettatevelo in Italia, molto forte”.

Nel giro di soli tre anni Our Voice ha ottenuto un notevole credito presso diversi movimenti palermitani che di recente hanno aderito alla piattaforma “intersezionale” del 23 maggio, e, con non poco stupore tra esponenti storici della sinistra siciliana, presso la Cgil. “Siamo nati nelle Marche a cavallo tra il 2012 e il 2013, grazie all’associazione Falcone-Borsellino che edita il giornale Antimafia 2000”, spiega Jamil El Sadi.

“Nella nostra sede – prosegue – avevamo uno spazio in cui realizzavamo opere teatrali. In una di queste raccontammo sei storie di vittime di mafia, e questo ci ha permesso di girare tutte le Marche e poi fino al nord in Friuli e fino a Palermo al sud. Da quel che sembrava un gioco ha cominciato a prendere piede un movimento più strutturato, con un’organizzazione in America latina e speriamo adesso anche in Medio Oriente, dove sono previsti alcuni viaggi. Oggi abbiamo dieci gruppi in tutta Italia, il più consistente con una ventina di persone e’ a Palermo: ci chiamiamo ‘movimento’ perché’ oltre a rappresentazioni artistiche promuoviamo azioni politiche non partitiche, attività nel territorio”.

Perché’ vi siete trasferiti a Palermo? “Perché’ la lotta alla mafia si fa qui. Io e altri 7-8 ragazzi ci siamo trovati davanti a un bivio: rimanere nelle Marche senza poter raccontare nulla della lotta alla mafia oppure andare a Palermo. Questo accade nel 2020”. Nel 2020, l’anno del lockdown, i giovani di Our Voice arrivano nel capoluogo siciliano al termine di trent’anni in cui la mafia ha ricevuto colpi pesantissimi dallo Stato.

Perché’ avete scelto Palermo proprio quando la mafia qui si lecca le ferite, e non altri luoghi dove sono i suoi capitali? “”Dovevamo scegliere – risponde l’esponente di Our Voice – tra Palermo, Milano e Roma. Era necessario scendere a Palermo per capire la realtà dei fatti: la testa del serpente rimane qui. Noi crediamo che siano stati inferti colpi pesantissimi alla mafia, i boss sono stati tutti arrestati ma la mafia non è finita. All’interno dello Stato c’è la testa del serpente: i Graviano non parlano perché’ coinvolgerebbero persone esterne. Tolta la gallina dalle uova d’ora, ce n’è già un’altra, con un volto meno noto di quello di Messina Denaro”. Cosa dovrebbe fare lo Stato? “Togliere dagli archivi il sigillo del segreto sulle stragi, avere un collaboratore di Stato. L’andamento politico dell’Italia e’ stato direzionato dalle stragi e dai delitti eccellenti”.

La ‘testa del serpente’ è costituita, per il movimento, dai “sistemi criminali integrati”. “Si tratta – si legge nel sito – di un insieme di centri di potere, di apparati e di soggetti che operano infedelmente e in maniera coordinata e organizzata in vari ambiti della nostra società e che ricoprono il più delle volte posizioni strategiche a livello nazionale e mondiale, soprattutto nel campo finanziario, bancario, economico ed imprenditoriale, ma anche politico ed istituzionale”. Una sorta di Spectre, insomma, che per Bongiovanni è “l’Anticristo”, contro cui combattono “legioni di 12 angeli” che provengono da altri pianeti.

“Antimafia Duemila – dice Jamil El Sadi – non c’entra nulla con questo coordinamento e solo fino a un certo punto con Our Voice, che ha un direttivo, in cui Sonia è presidentessa; ci sono un vice direttore, un tesoriere, soci fondatori e una organizzazione strutturata”. Non suscita preoccupazione che una struttura familistica gestisca un movimento? “Si tratta di un padre e due figli. Non si decide tutto all’interno di una famiglia, Nessuna di queste associazioni influenza l’altra”, risponde l’esponente di Our Voice virando sui temi “intersezionali” del movimento: “Bisogna – dice – intersecare lotte apparentemente diversi su punti comuni: la lotta contro la mafia parte dal basso sociale e deve avere come punti di riferimento non solo la questione giustizia ma anche i diritti, il femminismo e il transfemminismo, con un’ottica anche antirazzista”.

Tutto è mafia, niente è mafia? “No – risponde – noi canalizziamo i temi, vedendo come si può rafforzare la lotta alla mafia sul tema del transfemminsmo o dell’ambientalismo. Quello delle forze dell’ordine è un ottimo sistema di repressione, ma la lotta alla mafia non si può esaurire lì. Da 150 anni esiste la mafia, ma non si è mai fatto un discorso culturale intersezionale. Si faccia questo o non si risolverà mai la questione”.

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