Città in fibrillazione pronta ed unita per superare l’ultimo ostacolo. Maxischermi dappertutto

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La città è pervasa da un’atmosfera euforica ed elettrizzante in vista della finale di domani sera. L’entusiasmo dei tifosi del Bari si percepisce diffuso per le strade, nei bar e nei luoghi di ritrovo e in quelli di lavoro, creando una sinergia palpabile tra gli abitanti che vedono prossimo, lì ad un passo, il traguardo tanto agognato quanto insperato a luglio scorso, ma più in generale da 12 anni.

Le strade sono adornate con bandiere e striscioni, come nella meravigliosa stagione fallimentare di Alberti e Zavattieri, che esibiscono i colori del Bari, mentre i negozi e i locali pubblici fanno eco a questa passione, mostrando supporto e offrendo promozioni speciali per i tifosi. L’aria è carica di aspettativa e speranza, mentre i fan discutono animatamente sulle probabilità di successo della loro squadra del cuore.

La città è animata da canti e cori che risuonano nell’aria. Le piazze sono pronte a riempirsi di persone che indosseranno orgogliosamente le maglie del Bari e i volti si dipingeranno con i colori sociali della squadra. Già ci sono dappertutto gruppi di amici intenti a discutere della partita, a scommettere sul risultato e a condividere l’emozione del momento.

Ogni bar e ristorante si gremiranno di tifosi che si prepareranno per la partita pronti a sostenere il Bari con tutto il loro cuore e la loro voce. Le previsioni sul risultato si susseguono, ma l’importante è che la squadra percepisca l’energia positiva della città e che sia consapevole del sostegno incondizionato dei propri tifosi.

Le discussioni riguardano le tattiche di gioco, le scelte di Mignani, quali i giocatori chiave, quali quelli meno, le speranze nell’utilizzo di Di Cesare, Folorunsho si, Folorunsho no, meglio Ricci che Mazzotta, meglio Dorval che Pucino, sarebbe il caso di far partire Cheddira dalla panchina e gettare sin da subito nella mischia Ceter, meglio Botta dietro le punte, no meglio Esposito, ma forse è meglio Bellomo, “vogliamo 11 Bellomo in campo”, l’importanza dell’approccio e partire con il piede giusto, insomma discussioni nella norma, tipiche di queste occasioni.

Anche i riti scaramantici non si fanno mancare. C’è gente che si recherà allo stadio con lo stesso abbigliamento indossato e con la stessa auto con cui hanno viaggiato in occasione della gara col Sudtirol o in quelle dove il Bari ha vinto, chi indosserà la solita sacra sciarpa, chi percorrerà la solita strada per arrivare allo stadio piuttosto che cambiare itinerario, chi riempirà l’auto con le stesse persone, mai sia a farne entrare altri, ché se la sbrighino da soli, chi cercherà lo stesso parcheggio, chi si radunerà in rigorosa meditazione pre-gara, chi si affiderà più banalmente alla Madonna, chi salterà il pranzo dalla suocera perché, magari, il salto ha portato bene con il Sudtirol, e poi ci si affiderà alle solite manifestazioni popolari tipo gli stucchevoli, obsoleti ed arcaici tagli di barba e di baffi nel caso di promozione, in perfetto stile provinciale, ma davanti a queste cose, nulla si può fare.

Nella giornata della partita, le strade si svuoteranno, complice anche il giorno festivo, mentre i tifosi si riverseranno nei pressi dello stadio o si raduneranno davanti ai maxischermi allestiti in vari punti della città per seguire la partita in compagnia.

Indipendentemente dal risultato finale, l’euforia che si percepisce in città sarà un ricordo indelebile per tutti i tifosi del Bari. Questi momenti di passione e unità mostrano il potere dello sport, del calcio, nel radunare le persone e creare un senso di appartenenza e orgoglio per la propria città, per la propria comunità che solo il calcio riesce ad accomunare, salvo, poi, ritornare tutto come prima.

Non mancano i soliti gufi, quelli a cui De Laurentiis sta come un pelo nel loro stomaco, che cominciano – anzi per la verità, hanno cominciato sin da quando il Bari si è consolidato tra le prime 5 – nelle loro paturnie prevedendo la mancata serie A perché, dicono, “non vuole andarci”, quelli della ricotta perduta, i vedovelli delle precedenti gestioni, insomma tutti uniti in un ideale comun denominatore a gufare per il Bari, chi per un motivo, chi per un altro.

Ecco, al di là della speranza che abbiamo tutti, città, tifosi e stampa, nel rivedere il Bari in A perchè ci donerebbe prestigio, e la qual cosa non è affatto sicura è bene chiarirlo, quello che ci auspichiamo è la felicità nel vedere non tanto il Bari promosso quanto vedere questi gufi mettere la testa sotto la sabbia, dar loro uno smacco. Hanno intasato il web con le loro invettive, coi loro strali, con i loro slogan tutti contro il Bari, sarebbe il caso di rispondere loro coi fatti, ovvero sul campo. Speriamo.

E allora, coraggio ragazzi, c’è una città intera che vi guarderà, ci saranno 60mila allo stadio che forse nemmeno a San Siro o all’Olimpico può offrire che vi supporteranno senza sosta come quei baresi sparsi in tutto il mondo, saranno tutti a tifare per voi.

E sia chiara per tutti una cosa: nella malaugurata ipotesi in cui il Bari non dovesse farcela, e per la qual cosa apotropaicamente tocchiamo non solo il ferro, la responsabilità sarà solo ed esclusivamente della squadra e/o del suo allenatore che, purtroppo, avranno sbagliato approccio e tipologia di gara, oppure sarà per merito del Cagliari, non certo per volere di De Laurentiis. Cerchiamo di far passare nitido questo messaggio perché, poi, dobbiamo sorbirci per settimane le loro tristi e stucchevoli reprimende. Pensassero alla loro Inter stasera, che la città ha ben altro di più importante a cui pensare.

Dispensiamo fiducia ed ottimismo pur rimanendo coi piedi ben piantati per terra evitando isterismi e mostrando sicurezza di vittoria. Sarà una battaglia, l’ultima, che sancirà la vittoria della guerra. Proviamo, dunque, noi eterni zingari felici, ad andarci “a riprendere la vita, la terra la luna e l’abbondanza”, citazione di Claudio Lolli.

Massimo Longo

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