Gas radon sopra i limiti, chiuso un ufficio del Tribunale di Milano

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Il locale ospitava i ‘corpi di reato’. La decisione dopo una perizia disposta su sollecitazione dei lavoratori preoccupati per cinque casi di cancro

di Manuela D’Alessandro

 Tribunale Milano

AGI – Il Tribunale di Milano ha disposto l'”inaccessibilità” di un ufficio sotterraneo dove sono conservati i ‘corpi di reato’  per la presenza di gas radon sopra i livelli di sicurezza previsti dalla legge. Nel locale si recano abitualmente da molti anni sei impiegati di un altro ufficio a effettuare gli inventari dei beni sequestrati dalla magistratura.  A quanto apprende l’AGI, la decisione arriva dopo che nei giorni scorsi sul tavolo del presidente facente funzione Fabio Roia sono arrivati gli esiti di una perizia chiesta dai lavoratori allarmati dal fatto che cinque persone su dieci che lavorano negli uffici ‘Archivio generale’ e ‘Corpi di reato’ nella parte sotterranea del Tribunale di Milano si sono ammalate di cancro negli ultimi anni.

Un anno di misurazione con 100 dosimetri

Alla fine del gennaio del 2022 la Procura Generale aveva affidato a una società il compito di mettere cento dosimetri in una decina di locali che si trovano nelle viscere del Palazzo di Giustizia per misurare la presenza media in un anno del gas radon ipotizzata dai rappresentanti sindacali dei lavoratori perché ‘tipica’ degli ambienti sotterranei.

La sostanza è stata inserita dall’Oms tra le sostanze considerate cancerogene per l’uomo, assieme al benzene, all’amianto e ad altre.

Dagli esiti dello studio, emerge che il limite è stato sforato solo nella stanza dove, tra gli altri, è solito andare per gli inventari un uomo affetto da un adenocarcinoma di grado aggressivo alle parti molli, che, spiega Lino Gallo, il sindacalista che sollecitò gli accertamenti, “è un tipo di tumore peculiare dell’esposizione al radon”.

“Nessuno è più a contatto con la sostanza”

“Nelle more della definizione della procedura dii nuovo incarico all’esperto qualificato e dei successivi adempimenti individuati dal tecnico – scrive Roia al responsabile degli Uffici Corpi di Reato – la invito a rendere momentaneamente inaccessibile il locale con presenza continuativa del personale in servizio”.

I lavoratori avevano raccontato di avere più volte  fin dal 2007 “interessato gli organi competenti della presenza di gas radon oltre che della circostanza di patologie oncologiche gravi contratte da alcuni lavoratori impegnati nelle attività in questi locali, che si trovano 3-4 metri sotto al livello della strada, con tutta probabilità causate dall’esposizione di gas radiogeno”.

E avevano aggiunto che “è stata violata in modo reiterato la normativa prevista dall’articolo 65, comma 1, del decreto legislativo 81 del 2008, che vieta l’utilizzo dei locali sotterranei e semisotterranei per qualsiasi attività lavorativa”. Il presidente della Corte d’Appello Giuseppe Ondei e la procuratrice generale Francesca Nanni si erano attivati subito per le verifiche sulla sicurezza dei lavoratori, una tempestività apprezzata dai lavoratori “per la sensibilità mostrata sul tema della sicurezza del personale”.

Diversa era stata la reazione dell’allora Presidente del Tribunale Roberto Bichi che aveva parlato di “tono inutilmente polemico se non offensivo da parte dei lavoratori” nel mettere in dubbio l’impegno nel garantire la loro sicurezza. Il suo successore e attuale facente funzioni Roia assicura che “adesso nessun lavoratore è più a contatto con la sostenza ed è partita la procedura di messa a norma”.

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