Una città in fibrillazione. Il Bari tra Esopo e Bennato, in mezzo un risultato utile da conseguire

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La squadra del Bari, simile ad un Ulisse calcistico, sembra avere un destino predestinato agli spareggi promozione, un percorso che nel tessuto storico del calcio non è percorso da molti. Quasi sempre, tali verdetti vengono emessi allo scoccare dell’ultima ora del campionato, come un decreto inesorabile del fato. In diverse occasioni, il Bari ha disputato questi spareggi per accedere alla prestigiosa Serie A, altre volte per scongiurare la discesa negli abissi della retrocessione. In questo vortice di fortune alterne, il Bari ha spesso trovato amarezza, e raramente dolcezza. In Serie B, tralasciando le epiche battaglie dei playoff, non si assisteva ad un evento di tale portata dal lontano 1970, con la leggendaria sfida “Bari Catanzaro” a Napoli.

L’epilogo di questa saga calcistica tra i guerrieri baresi e i valorosi mori cagliaritani decreterà il fato del calcio: i verdetti, dall’olimpo della Serie A all’ultima categoria, diverranno noti e la stagione calcistica italiana potrà definirisi conclusa. Il Bari non ha necessità di mutare la propria essenza, come il serpente che cambia pelle, bensì di scendere in campo con l’animo guerriero, pronto a subire metaforici colpi e sferrarne altrettanti, con una compattezza e un’ardente motivazione. Il resto lo deciderà il sacro campo di battaglia, con la sua qualità intrinseca, la forza e il terzo posto non casualmente conquistato.

Nonostante la percezione di una squadra talvolta incerta nella gestione del vantaggio, il Bari si è distinto per la sua abilità nel superare gli ostacoli, frutto non di merca casualtià ma di un calcolato coraggio. Nelle fasi conclusive delle gare, la sofferenza è stata palpabile, ma la squadra ha spesso prevalso, dimostrando che la fortuna, come disse un tempo il saggio, sorride agli audaci.

Mignani, il timoniere di questa nave, ha sapientemente guidato il suo equipaggio, evitando che prime donne emergessero e generassero tempeste inutili. Non sempre il Bari ha sfoderato spettacoli scintillanti, anzi spesso abbiamo assistito ad un gioco cinico, pragmatico, essenziale e talvolta ruvido, tanto che la squadra ha saputo comunque trionfare fino a raggiungere il terzo posto, anche se per un breve momento la vetta del campionato è stata toccata.

Il Bari, ora, deve affrontare la sfida finale con la saggezza della volpe, trasformarsi in uva, come nella famosa favola di Esopo, e sfuggire alle grinfie del volpe Ranieri. Questa è una battaglia non solo di forza, ma anche di astuzia e strategia.

In questa epica saga, i tifosi del Bari dimostrano un amore incondizionato per la loro squadra, un amore che li ha portati a intraprendere un viaggio eroico verso la Sardegna, noncuranti delle difficoltà logistiche e finanziarie. La loro passione è un esempio di fedeltà e speranza, un legame che trascende il semplice gioco del calcio.

Ora il Bari si trova di fronte a una prova che richiede non solo forza fisica, ma anche mentale. Una prestazione che richiede intelligenza, lungimiranza e una gestione oculata del risultato. Come nella celebre canzone di Edoardo Bennato, il Bari deve trovare la propria strada verso “l’isola che non c’è”, un luogo metaforico di felicità e realizzazione dei sogni, che, nonostante le difficoltà, è sempre a portata di mano.

La sfida per il Bari non è solo una partita di calcio, ma un viaggio epico, un cammino che esige coraggio, saggezza e una fede incrollabile nelle proprie capacità. Che il Bari possa navigare con successo verso questo destino glorioso, armato di calma e determinazione.

Massimo Longo

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