Sanità, carenza di infermieri in Italia? C’è pronta la “riserva indiana”

Con molto coraggio il Ministro della Salute Schillaci ha proposto l’ipotesi di risolvere il deficit italiano di operatori infermieristici attuando una contro-delocalizzazione, ossia importando professionisti già “pronti all’uso”, ad esempio, dalla terra di Gandhi. Ma piovono le critiche per un’idea poco strutturale, a dispetto dei vari annunci su migliorie e adeguamenti europeo, “bloccati” (pare) dal PNRR. Ma chi ha studiato e lavora con e per le vite altrui non pare soddisfatto e ora chiede solo sicurezze

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La crisi innescata dalla mancanza di personale sanitario sta diventando una questione sempre più pressante nel panorama politico e organizzativo nazionale, alimentando forti preoccupazioni tra gli “addetti ai lavori” (e non solo).

La contemporanea carenza di medici e infermieri si è aggiunta ai più o meno datati problemi già esistenti nel settore, quali la cattiva gestione amministrativa e le difficoltà economiche e logistiche dovute alla (e create pella) gestione dell’emergenza pandemica, portando la situazione pressoché al collasso. Basandosi sull’annuario statistico Istat, infatti, la Corte dei Conti avrebbe rilevato – e comunicato, a ridosso dell’approvazione settembrina della NADEF 2022 – una scarsità di risorse umane in ambito infermieristico stimata intorno alle 65.000 unità, a partire già dal 2020.

Patti internazionali di noleggio professionisti come cura (momentanea)

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, concentrato fino ad aprile a combattere la penuria di medici – a suo parere risolvibile in 6-8 anni, con l’aumento del numero degli iscritti alla relativa facoltà universitaria -, in occasione dello stop alle iscrizioni per Medicina e Chirurgia avrebbe spostato l’attenzione sulle sfide riguardanti il personale assistenziale di corsia, promettendo di trovare soluzioni a vari criticismi, tra cui il riequilibrio dei reparti finiti in allarme rosso per insufficienza d’organico e la standardizzazione al livello comunitario dei contratti degli “eroi del Co.Vi.d./19“. Ma, se i rimedi all’attuale condizione fossero, come pensato e svelato dal n.1 della sanità nostrana in una recente intervista a “La Repubblica”, l’importazione di operatori infermieristici provenienti dall’estero, è sicuro che sarebbe conveniente (e per chi, in tal caso)?

Secondo l’inquilino di Lungotevere Ripa, infatti, dato che “gli infermieri mancano in tutta Europa”, si potrebbe candidamente optare per la stipula di accordi con Paesi extracomunitari come l’India, che avrebbe – a suo avviso – “una scuola infermieristica di alta qualità e, ovviamente, tantissimi abitanti”, già in parte “partiti” per le sale ospedaliere di Giappone e Stati Uniti.

Un’idea accolta con enorme perplessità da molti, non solo per l’intrinseca estrosità, ma anche perché sembrerebbe rappresentare istituzionalmente solo una soluzione temporanea – seppur la più rapida -, in contrasto con le precedenti dichiarazioni istituzionali che avevano promesso un cambiamento strutturale e un miglioramento delle condizioni lavorative per il personale sanitario in genere: “[…]Da parte del Governo c’è la massima attenzione e la volontà di dare risposte chiare in tempi brevi. Bisogna puntare a superare il blocco del turn-over”, cioè l’avvicendamento degli operatori, “senza dimenticare – proseguiva Schillaci – la buona programmazione degli accessi ai percorsi di studio, avendo come punto di riferimento il fabbisogno del personale infermieristico, con attenzione all’offerta universitaria e alla formazione specialistica. Allo stesso tempo, non trascuriamo l’importanza delle prospettive di carriera”, dicevano dal governo.

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“Cercasi via d’uscita”, dopo anni di sacrifici…

Oggigiorno l’accesso alla professione infermieristica in Italia si ottiene solo dopo aver affrontato un iter impegnativo e selezionato, che richiede il superamento di un test di ammissione (focalizzato su domande logico-culturali e di natura scientifica – fisica, matematica, biologia e chimica -), propedeutico ad un Corso di Laurea triennale in Infermieristica. Inoltre, è richiesto uno stage e l’espletamento di una prova finale (con valore di esame di Stato abilitante), per potersi iscrivere all’Albo professionale ed esercitare autonomamente e responsabilmente il ruolo di infermiere, prestando “assistenza sanitaria di natura tecnica, educativa e relazionale alle persone, in strutture pubbliche o private”.

Nonostante un impegno che ha richiesto, quindi, anni di sforzi (anche economici) e malgrado le numerose – o, persino storiche – promesse da marinaio (politico) sul miglioramento delle condizioni contrattuali per il personale infermieristico italiano, la retribuzione di categoria non sembrerebbe al momento ancora adeguata al tanto sudato riconoscimento ottenuto da chi “ce l’ha fatta”, visto che resta circa il 40% inferiore rispetto agli standard europei, come confermato anche dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI). Il ministro Schillaci, vivamente interessatosi del tema, ha sottolineato con dispiacere le difficoltà incontrate nel modificare questa situazione, dovute prettamente alla “filosofia” di investimento strutturale prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR): “[…]Vorrei dare più soldi al personale ma la filosofia del PNRR è quella di investire sulle strutture, le modifiche sono molto difficili. Vedremo, comunque, se riusciremo a ricavare anche una piccola quota per i professionisti della sanità”.

In questo scenario – e “co ‘sti prezzi”, qualcuno direbbe -, l’opzioneimport” di infermieri “professionisti già ben formati” dal subcontinente asiatico rappresenterebbe sì la soluzione più immediata, ma che di certo solleverebbe una serie di dubbi sui benefici raggiunti a lungo termine e sul reale miglioramento del comparto sanitario italiano (finendo col diventare, quindi, una sorta di “via d’uscita” politica, da percorrere tramite una praticissima “delocalizzazione al contrario”).

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Giuliana Radice del 03 giugno 2023), La Tecnica della Scuola, Istat, NURSE TIMES, Nurse24+it, CGFNS International, Nursind Sanità, Università degli Studi di Bari “A. Moro” (UniBa), Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), sito istituzionale del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Collegedunia.

Canale YouTube: Ohga, Sanità33, FNOPI Federazione Infermieri.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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