Eroici. Come nei libri di epica. Il Bari in finale per la A

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Foto SSC Bari

Le code si sono registrate sin dalle 17,30 quando gli automobilisti, diciamo più o meno disciplinatamente, han cominciato ad avvicinarsi verso lo stadio, poi man mano che è passato il tempo i soliti ingorghi hanno avuto la meglio.

L’aria al San Nicola era quella di festa: trombette in stile vuvuzela del campionato del mondo del Sudafrica viste ed ascoltate solo in queste occasioni, sciarpe alcune occasionali (ma si, tanto chi lo deve sapere), bandiere, cappellini biancorossi, abbigliamento anche biancorosso e, insomma, l’attesa è cresciuta minuto dopo minuto. La musica improbabile, poi, ha dato il “la” alla tifoseria che ne ha approfittato per alzare il livello dell’entusiasmo crescente e palpabile. Molte, troppe, le facce nuove, quelle che si affacciano allo stadio solo in tali occasioni che, per ragioni meramente statistiche (e non di altro….) non lasciavano presagire nulla di buono al pari dei quasi 52mila spettatori. E’ noto a tutti, infatti, lo score assolutamente negativo quando c’è il pienone magari con ex giocatori che vengono a portare il loro supporto, quando si consegnano targhe particolari o si festeggia qualcuno, insomma fatto sta che questo insieme di situazioni, generalmente, fanno scaturire pressoché sempre pochissimi risultati positivi. Poi i fischi senza pietà all’entrata dei sudtirolesi per cercare di spaventarli quasi fosse un rito apotropaico, il grido uniforme “Bari Bari” che si è sentito in tutta la provincia e forse anche nelle coste balcaniche di fronte la Puglia, tanto erano al massimo i decibel vocali dei tifosi, giochi di luci che han fatto pendant con la musica a palla, balletto nell’intervallo, tutte belle cose che per fortuna, stavolta, non hanno intralciato il risultato. Era ora insomma. Mica poteva continuare all’infinito questa storia.

In questa sfida tanto inedita quanto infinita tra Bari e Sudtirol stavolta ci si giocava una fetta di stagione, ovvero l’accesso alla finale, coi bolzanini in vantaggio per la vittoria conseguita in casa loro ed il Bari costretto a vincere in ogni modo possibile ed immaginabile.

Mignani doveva provarle tutte pur di vincere sicché ha cominciato dal nuovo modulo tattico, il 4-3-3 con Morachioli, Esposito e Cheddira attaccanti, Bellomo, Maita e Benedetti a centrocampo, Ricci e Dorval terzini, gli inossidabili Beckembauer Di Cesare e Vicari centrali difensivi, naturalmente con Caprile in porta.

Bel primo tempo giocato dal Bari, col giusto approccio che ha spinto senza sosta costringendo gli avversari in difesa, pochi gli spazi, buone le giocate, giudiziose, e tanta la pazienza messa in campo, qualche occasione da gol occorsa a Cheddira, a Vicari e a Di Cesare, questi ultimi di testa su corner, ma il pallone non ne ha voluto sapere di entrare.

Poi l’ingenuità di Ricci che ha sbagliato l’appoggio verso Caprile, l’avversario ha sgommato verso il portiere da solo e il difensore lo ha atterrato: cartellino rosso e calcio di punizione fortunatamente terminato fuori. Un’ingenuità che avrebbe potuto rivelarsi determinante nel secondo tempo.

Con un uomo in meno e con qualche accorgimento tattico, Matino al posto di Bellomo nello specifico, è iniziato il secondo tempo.

Ci voleva lucidità e pazienza in una gara che si è improvvisamente complicata e che comunque stava dominando. Ma la qualità pian piano è venuta fuori e con essa la caparbietà e la volontà di farcela nonostante si fosse con un uomo in meno.

Maita, stasera, non ne ha azzeccata una (capita qualche volta dopo lo straordinario campionato fatto fino adesso), ma tutti gli altri non hanno mai messo la gamba indietro, anzi, hanno cercato il gol da tutte le parti e con tutti i mezzi possibili nonostante gli spazi blindati.

Il Bari ad un tratto ha fatto fatica a riprendere il ritmo, il Sudtirol ne ha approfittato per provare a giocare nella trequarti barese ma è stato solo un attimo perché i biancorossi hanno ripreso ad attaccare in modo asfissiante facendo girare la testa agli uomini di quel presuntuoso di Bisoli che adesso si ridimensionerà insieme alla squadra.

Tre cambi: dentro Folorunsho, Benedetti e Botta per cercare di affondare. E subito la gara cambia. Botta sulla destra se l’è vista con tre giocatori, cross al centro e sulla ribattuta il gol di Benedetti dal limite con un tiro imparabile.

La partita è cambiata, ora è il Sudtirol a doverla fare ed il Bari a difendersi per giunta in dieci. C’è da soffrire come sempre, è nel dna del Bari e dei tifosi, ma di fatto non abbiamo registrato nessun tiro in porta, sempre attenta la difesa biancorossa. Fino alla fine quando al triplice fischio tutti si sono lasciati andare ad urla liberatorie.

Eroici! Questo l’unico aggettivo oggi che utilizziamo per descrivere la partita. Noi in finale, il Sudtirol ridimensionato, aveva fatto fin troppo quest’anno senza giocare a pallone. Ci chiediamo, dopo averlo visto per quattro volte, davvero come abbia fatto ad arrivare lassù e non ci riferiamo alla gara di oggi dove ha rinunciato a giocare come era giusto e prevedibile che fosse, ma in genere nel campionato. Le stranezze del calcio.

Il popolo biancorosso ha dato dimostrazione di qualità, un tifo pazzesco, si urlava ad ogni recupero di palla quasi fosse un gol, sono stati fantastici, bellissimi. Una vittoria ai limiti dell’epica, una squadra di gladiatori, cosa dir loro di più? Solo grazie.

Bisoli prevedibilmente ha basato la gara sull’anticalcio evitando di affondare tanto che il Bari nel primo tempo lo ha costretto nella propria area, poi il San Nicola ha spinto in rete il tiro di Benedetti.

Una gara giocata a grande ritmo, un partitone del Bari, in salita, con un uomo in meno, i ragazzi si sono compattati, non si sono abbattuti e hanno spinto gli avversari nella loro metà campo per tutta la partita tranne che negli ultimi 5 minuti dove il Sudtirol per poco non pareggiava nell’unica occasione prodotta.

Sono stati bravissimi, hanno giocato con la mente sgombra, Di Cesare ha giocato con un problema alla spalla ed è stato un gladiatore in campo a 40 anni, un giocatore che per amore del Bari scende in D, contribuisce alle due promozioni, e adesso è in finale.

Il cuore oltre l’ostacolo, un grandissimo gruppo, grande l’apporto di chi è subentrato, Dorval oggi il migliore in campo.

Ed un’altra occasione per Mignani per dimostrare il suo valore, un allenatore che nel giro di 72 ore è passato da incompetente a genio. La solita mancanza di equilibrio tutta barese per la quale nessuno può far nulla.

Una gara da trasmettere ai figli, ai posteri, per la dinamica con l’obiettivo di avvicinarli al Bari e non alle maledette strisciate.

Polito era in campo ad incitare i suoi ragazzi, un altro segnale preciso per quanti ancora non credono ai De Laurentiis e al sogno promozione. Poi, magari, il Bari perderà la finale (e tocchiamo ferro) ma che nessuno si permetta di dire che la proprietà non voglia andare in serie A. L’evidenza ha detto altro. Poi ci sarà modo e tempo, semmai dovesse capitare l’occasione, per criticarli anche se qualcuno, con calma, dovrà dirci se ci sono oggettivi spunti di critica, magari ci sfuggono dopo cinque anni ad alti livelli.

Adesso avanti col sogno.

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