Un’onda di destra travolge l’Ue

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Dopo Helsinki e Atene è toccato a Madrid, dove il premier Pedro Sanchez ha deciso di anticipare di cinque mesi le elezioni

Pedro Sanchez, premier spagnolo

AGI – L’ondata conservatrice che da ormai diversi mesi sta percorrendo l’Europa non sembra arrestarsi. Se la decisione del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez di convocare nuove elezioni per il 23 luglio, cinque mesi prima del previsto, è la conseguenza della sconfitta del suo partito socialista nelle elezioni amministrative di ieri, appena una settimana prima in Grecia si era registrata la vittoria del premier conservatore Kyriakos Mitsotakis. Poco importa che sia stato necessario convocare nuove elezioni per il mese prossimo: si tratta comunque della conferma di una tendenza che vede sempre meno governi guidati dalla sinistra nell’Unione europea. Meno di due mesi fa la leader socialdemocratica finlandese Sanna Marin aveva incassato una sconfitta elettorale che ha consegnato la guida dell’esecutivo nelle mani dell’opposizione conservatrice, dopo che dall’autunno scorso l’Italia ha un governo di centro-destra guidato da Giorgia Meloni. Resistono solo il baluardo socialista portoghese, con il governo di Antonio Costa, la sinistra del premier sloveno Robert Golob e quella laburista del maltese Robert Abela.

Gli altri leader Ue di orientamento progressista, come il socialdemocratico tedesco Olaf Scholz o la danese Mette Frederiksen, guidano in realtà governi di coalizione che comprendono anche forze liberali o conservatrici. L’indicazione, che si accompagna in quasi tutti i casi da un elevato tasso di astensione elettorale, è confermata dalle consultazioni locali, non solo in Spagna: anche Berlino ha eletto dopo oltre vent’anni un sindaco cristianodemocratico mentre anche in Italia sono in calo le amministrazioni locali guidate dal centrosinistra.

Spagna – Nelle elezioni del 28 maggio, il Psoe del premier Pedro Sanchez ha perso sei dei nove governi regionali che guidava (Comunità Valenciana, Estremadura, Aragona, Baleari, Canarie e La Rioja) e 15 dei 22 capoluoghi di provincia. Questo ha spinto il capo del governo ad annunciare subito lo scioglimento del Parlamento e l’anticipo delle elezioni generali, che si sarebbero dovute tenere a dicembre, al prossimo 23 luglio.

Grecia – Il 21 maggio, con un’astensione pari al 40% degli elettori, i greci hanno dato oltre il 40% dei voti alla Nuova Democrazia del premier uscente Kyriakos Mitsotakis, mentre il principale partito di opposizione, Syriza dell’ex premier Aleksis Tsipras, si è fermato al poco più del 20% e il Pasok a meno del 12%. La maggioranza ottenuta non consentendo a Mitsotakis di formare un governo, sono state decise nuove elezioni per il mese prossimo.

Finlandia – Il partito socialdemocratico della premier uscente Sanna Marin è arrivato solo terzo alle elezioni di inizio aprile, anche se con pochissimi voti di differenza, dietro al conservatore Coalizione nazionale guidato da Petteri Orpo e all’ultra destra dei Finlandesi della leader Riikka Purra.

Bulgaria – Anche in questo caso la vittoria al voto dello scorso aprile, il quinto in due anni, non fu netta: il partito conservatore Gerb dell’ex primo ministro Boiko Borissov ha vinto le elezioni parlamentari in Bulgaria, ma con un margine che non garantisce la formazione di un nuovo governo nel Paese balcanico da 6,5 milioni di abitanti

Svezia – Sebbene alle elezioni del settembre 2022 il primo partito si fosse confermato il socialdemocratico della premier uscente Magdalena Andersson con oltre il 30% dei consensi, il governo che ne è scaturito è composto da una coalizione fra i partiti moderato, democristiano e liberale, presieduto dal premier di centrodestra Ulf Kristersson

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