“Sono nato nel 1922 in una città piena di portici”, scriveva così Pier Paolo Pasolini nell’ incipit della sua opera Poeta delle Ceneri. Riferendosi a Bologna, ove nacque.
Ogni ferita inferta al nostro territorio, in ogni punto del nostro Paese è un grande dolore.
Ma quello che sta accadendo in queste ore, in Emilia Romagna, è un colpo al cuore.
L’ Emilia Romagna generosa, quella della cultura, della musica, dei motori da sogno, del cibo più buono del mondo, della moda, dell’ operosità, dell’ allegria, di Fellini, di Bertolucci, di Tonino Guerra, di Giovannino Guareschi, di Amarcord e Novecento, di Giovanni Pascoli, di Hugo Pratt, di Pupi Avati, di Verdi e Pavarotti…
L’ elenco potrebbe non finire mai. Devo fermarmi.
Nel racconto del disastro sentiamo elencare nomi di luoghi che per tanti di noi significano qualcosa, luoghi che se prendi l’ autostrada per andare verso Rimini, Riccione e le Marche li vedi uno dietro l’ altro nelle indicazioni dei caselli di uscita dall’ autostrada.
Ci ricordano amici, parenti, momenti, gli interminabili viaggi della Freccia del Sud verso casa con magica fermata a Bologna
con l’ omino delle lasagne calde, tante soste incantevoli a Forlì piuttosto che a Faenza, certe interminabili e lontane serate alla Buca delle Campane a bere vino e a ridere lasciando fuori gli affanni. Ravenna e i suoi mosaici indimenticabili. Se l’ Italia è in ogni punto del nostro amato stivale mediterraneo, l’ Emilia Romagna è il compendio, la sintesi di tutti i pregi e le qualità degli italiani.
A chiunque abbia responsabilità nello Stato in questo momento: FATE PRESTO, FACCIAMO PRESTO. Bisognerà vincere, all’ Alba.
Francesco Magisano
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