Quanto ci costa l’ingiusta detenzione?

Attualità & Cronaca

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“Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli”, Mt 5,3-12.

Quando ero piccola e ascoltavo questo passo della Beatitudini restavo alquanto interdetta e sbigottita perché non comprendevo come la giustizia potesse perseguitare le persone, la giustizia è giusta e basta, ma con gli anni e la sopraggiunta maturità intellettuale ho imparato a sorridere di quell’ingenua ragazzina che tanto credeva nell’onestà e nell’intima bontà degli uomini. Purtroppo la giustizia umana è spesso fallace, a volte superficiale o approssimativa specialmente se chi sbaglia nel giudicare non paga (come invece pagano tutti gli altri comuni mortali se sbagliano nell’esercizio del loro lavoro, vedi medici, ingegneri, docenti ecc.) e non è quindi soggetto a quel naturale timore di dover rispondere delle sue azioni davanti ad opportuni organi; ma al di là di un possibile procedimento disciplinare chi fa questo delicatissimo lavoro che decide della vita delle persone dovrebbe comunque sentire quel giusto richiamo morale della propria coscienza ad operare con scrupolo, cautela ed umanità. Purtroppo, quando si vive in un Paese dove la legge non prevede la responsabilità civile dei magistrati, il loro potere cresce a dismisura e le cose precipitano verso la tragedia per i malcapitati di questo sistema che a volte appare oppressivo, arrogante, disumano e soggetto ad ideologie politiche (anche se come sempre non bisogna generalizzare perché ci sono stati, e per fortuna ci sono, giudici straordinari), si aggiungano poi tante problematiche oggettive,  procedurali e soggettive. La giustizia italiana, secondo i dati, è tra  le  peggiori al mondo per lentezza, procedure, struttura del sistema stesso, incapacità o superficialità di alcuni magistrati. Purtroppo non è un’opinione di qualcuno che odia la magistratura, ma un dato rilevato e classificato nel ”Global competitivenees index” che è la più prestigiosa pubblicazione del World Economic Forum di Davos. La nostra giustizia si colloca, in modo ignominioso, al centotrentesimo posto su centoquarantuno Paesi censiti per capacità di risolvere le controversie. Per capire bene siamo dietro a Paesi dittatoriali e anarcoidi. Forse la casta giudiziaria si è spesso assopita nell’arbitrio e nell’impunita improduttività, anche se la stragrande maggioranza dei giudici lavora e fa del suo meglio è comunque responsabile eticamente perché non si è opposta alle degenerazioni della categoria e ha scelto, da decenni, come propri rappresentanti uomini quali Palamara, corrotti manipolatori, inquinati politicamente. Le vittime di ingiusta detenzione sono coloro che hanno subito una custodia cautelare in carcere o ai domiciliari e sono state poi assolte. I veri e propri errori giudiziari sono invece i casi di persone condannate con sentenza definitiva ed assolte in seguito a processo di revisione e sono un numero inferiore, ma è sempre un fenomeno di notevole gravità. Guai al malcapitato che impatta nella giustizia italiana! Di questa moribonda giustizia sono prova le ingiuste detenzioni che tra il 1991ed il 2022 sono state complessivamente 30.778, quelle emerse naturalmente, in media 961 all’anno, per una spesa in indennizzi e risarcimenti a favore delle vittime di circa un miliardo di euro. Solo nel 2022 si è trattato di 539 casi con una spesa complessiva in indennizzi da parte dello Stato di 37 milioni 329 mila euro; sono dati forniti dall’Associazione errori giudiziari.com. Sono cifre drammatiche non tanto per le ingenti somme di denaro sborsate dallo Stato italiano che pesano sempre sui cittadini, quanto per le vite distrutte delle vittime e dei loro familiari. Naturalmente è quasi impossibile che vi siano azioni disciplinari verso i magistrati a causa del forte corporativismo che domina nella magistratura, ve ne fu una sola poi archiviata. Ogni giorno di ingiusta detenzione vale 235,82 euro che scendono a 117,91 euro se si è stati agli arresti domiciliari. L’ex Ministro della giustizia Marta Cartabia di concerto con l’ex Ministro dell’economia e delle finanze di recente ha emanato un decreto che definisce i criteri e le modalità di erogazione del fondo per il rimborso delle spese legali agli imputati assolti. Vi possono accedere quei soggetti destinatari di una sentenza di assoluzione definitiva pronunciata perché il fatto non sussiste, perché non ha commesso il fatto, perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato. Il rimborso è riconosciuto nel limite massimo di 10.500 euro. E’ superfluo osservare che da questa gravissima situazione se ne può uscire con la riforma della giustizia, lo si dice da anni, ma appena un governo cerca di metterci mano il corporativismo dei magistrati con i suoi pressioni alla politica ha la meglio, chi gestisce così tanto potere non può approvare riforme che glielo dimezzano. E’ difficile considerare civile una giustizia esente da reali responsabilità civile e che tiene unite la carriera di inquirente e giudicante, sembra quasi immorale poter ricoprire  in modo alterno i due ruoli. Altro che ” La legge è uguale per tutti!”.

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