Sudan nel caos, oltre 600 vittime

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Proseguono i combattimenti tra l’esercito regolare e i paramilitari delle Forze di Sostegno Rapide (Fsr). Ucciso un operatore umanitario dell’Onu, Ue e Usa preparano l’evacuazione. Nel bilancio provvisorio degli scontri i feriti sono già 3.500. Appello di Tajani per un cessate il fuoco duraturo

AGI – Sudan nel caos: sono oltre 600 le vittime e 3.500 i feriti degli scontri cominciati lo scorso 15 aprile: è quanto ha fatto sapere oggi il ministero della Sanità sudanese a Khartum, citato dalla stampa internazionale, correggendo al rialzo i precedenti bilanci internazionali. Fra i morti ci sono 4 operatori umanitari Onu e un cittadino americano, secondo quanto riferiscono l’Onu e gli Stati Uniti. Secondo l’Unicef, fra le vittime ci sono anche una decina di bambini (molti di più i feriti).

La Ue: “Cessate il fuoco”

La Ue sta intensificando i contatti per ottenere un cessate il fuoco in Sudan, al fine di evacuare via terra circa 1.500 cittadini dell’Unione rimasti bloccati nei combattimenti in corso nella capitale del Paese Karthum.

“L’evacuazione non potrà avere luogo mediante l’aeroporto, che è chiuso, ma per via terrestre, e abbiamo bisogno a questo scopo di un cessate il fuoco di tre giorni”, ha spiegato. “Le condizioni di sicurezza non sono tali da considerare questa operazione al momento, ma quando il momento verrà saremo pronti”.

Lunedì la riunione dei Ministri degli Esteri della Ue

L’operazione di evacuazione è coordinata da Francia e Grecia, mentre della situazione in Sudan si discuterà in occasione della riunione dei ministri degli Esteri Ue fissata a Lussemburgo lunedì 24. Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, sta intensificando i contatti con i governi dei Paesi vicini al Sudan e ha discusso con il segretario generale della Lega Araba e con il ministro degli Esteri egiziano.

La Ue ha una propria delegazione a Khartum e sette Paesi dell’Unione vi tengono sedi diplomatiche: Francia, Germania, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Grecia e Repubblica Ceca. “È materia delle organizzazioni africane operare per l’ottenimento di un cessate il fuoco. è in gioco la stabilità della regione” ha aggiunto la fonte.

Diplomazie al lavoro

I contatti diplomatici si sono intensificati: ieri il generale Abdel Fattah al-Burhane, capo dell’esercito e di fatto capo del Sudan dal colpo di Stato del 2021, ha annunciato di essere stato contattato da leader regionali, in particolare sud sudanesi o etiopi e internazionali, in particolare il capo dell’Onu, Antonio Guterres, e il segretario di Stato americano, Antony Blinken. Tutti hanno chiesto la fine dei combattimenti contro i temutissimi paramilitari Fsr del generale Mohamed Hamdane Daglo, il suo numero due dopo il putsch, per l’Eid al-Fitr che segna la fine del digiuno del Ramadan. Gli stessi paramilitari hanno annunciato “il loro accordo per una tregua di 72 ore” alle ore 04:00 GMT per far respirare i sudanesi ancora intrappolati nel fuoco incrociato. Ma, come sempre accade da diversi giorni, questi annunci non hanno avuto seguito. Allo stesso tempo, il generale Burhane è apparso per la prima volta dall’inizio delle ostilità il 15 aprile alla televisione di Stato. Come negli anni precedenti si è rivolto alla nazione per l’Eid, senza menzionare alcuna tregua.

Ucciso un operatore umanitario Onu

L’agenzia Onu per le Migrazioni (Iom) ha riferito che un suo operatore umanittario è stato ucciso nel sud del Sudan nel corso dei combattimenti tra truppe regolari e paramilitari Rsf, quando il suo veicolo è stato colpito da un fuoco incrociato. È il quarto membro delle Nazioni Unite a morire da quando sono scoppiati i combattimenti in Sudan, sabato scorso, oltre ai tre dipendenti del Wfp uccisi nel Nord Darfur.

Tajani: “Situazione preoccupante”

“In Sudan la situazione è preoccupante, ci sono circa 200 italiani nel Paese, stiamo monitorando attraverso l’Unita’ di Crisi”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, durante una conferenza stampa congiunta con il consigliere federale della Confederazione Svizzera, Ignazio Cassis. “Il nostro ambasciatore è in azione, sta lavorando intensamente ed è stata ricostituita un’unità di lavoro presso la sua residenza, c’è una rete di contatto che permette a tutti gli italiani in Sudan di essere raggiunti, un numero importante di loro è radunato presso la residenza dell’ambasciatore”. “Invitiamo le due parti” in conflitto in Sudan “ad avere un cessate il fuoco più duraturo possibile perché vogliamo che si raggiunga la possibilità di un dialogo”, ha aggiunto Tajani.

Seul invierà C-130 per evacuare sudcoreani

Seul ha annunciato che invierà un aereo da trasporto C-130 per evacuare i sudcoreani bloccati in Sudan. L’aeroporto internazionale di Khartum è chiuso a causa degli scontri e le truppe sudcoreane sono in standby nella base americana a Gibuti in attesa di poter intervenire. Nel Paese africano ci sono 26 sudcoreani, tra cui il personale diplomatico. Anche il Giappone ha annunciato l’intenzione di evacuare i suoi connazionali, una sessantina di persone, e per questo ha inviato un C-130 a Gibuti per allestire i preparativi.

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