Defaunazione dell’antropocene ovvero il 30% di tutte le specie animali sono minacciate

Attualità & Cronaca

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IL libro è di 6 anni fa , lo ha scritto  Tom Nichols e il titolo tradotto è  “  La morte della competenza: la campagna contro la conoscenza consolidata e perché essa funziona.”

Nichols insegna alla  Harvard University di Cambridge, nel Massachusetts.

Sui cambiamenti climatici anti cultura e quindi l’antiscenza,  ancora riescono a condizionare le risposte per il più grande dei pericoli che l’umanità corre , il cambiamento climatico.

Tom Nichols teme l’ignoranza al potere . L’assenza di risposte efficaci, per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, dimostrano  l’assunto di Nichols , quantomeno nella parte che più è responsabile delle emissioni.

La visione della politica attuale sull’argomento del climate change è non solo irresponsabile, ma anche autolesionista per quanto riguarda gli effetti economici, finanziari e quindi sociali che tale evento produce.

IL costo a tonnellata di anidride carbonica ai valori di emissione 2022 pari a 367,3 euro , cioè per farsi una idea , circa 7 volte il PIL dell’Italia.

L’inazione non produce solo costi economici, ma anche distruzione di infrastrutture creando disagi ma soprattutto distruzione di vite umane. Gli effetti dei cambiamenti climatici lo scorso anno hanno prodotto ,per l’inondazione nel Pakistan 7 milioni di sfollati e 1700 morti.

In Australia le inondazioni come ,in Sudafrica morti e migranti.

Gli strumenti di contrasto sono stati indicati a Parigi nel 2015 e servono a contenere l’aumento della temperatura media del pianeta entro i 2 °C e, possibilmente, entro gli 1,5 °C rispetto al livello di riferimento, che è la temperatura media dell’epoca preindustriale.

Invece le emissioni continuano a crescere.

La UE ha deciso con il pacchetto “ Pronti per il 55%” (FIt for 55)  di tagliare le emissioni del 55% entro il 2030 e,  con il piano energetico REPowerEU rinunciare completamente al gas russo.

Nel Rapporto Speciale “Net Zero by 2050”, redatto dall’Agenzia Internazionale per l’Energia e presentata alla COP di Glasgow la neutralità climatica bisogna raggiungerla entro il 2050.

A ulteriore conferma della miopia della Politica, forse anche prigioniera delli interessi delle major delle  fonti fossili , bisogna urlare che l’impegno  ad agire sottoscritto a Parigi,  certamente solenne ma comunque volontario cioè scritto sull’acqua.

Nature è ancora più chiara quando riferendosi agli Accordi di Parigi parla di “ generazione di inazione”.

Un altro studio pubblicato dal gruppo con a capo il  climatologo Steffen ,  del Centro Ricerca e Resilienza della Università di  Stoccolma dal titolo   , “ Trajectories of the Earth System in the Anthropocene “ e   pubblicato su PNAS  (Proceedings of the National Academy of Science degli Stati Uniti) afferma , che potremmo essere molto vicini al limite  dell’irreversibilità e potrebbe essere   insufficiente contenere l’aumento della temperatura entro i 2 °C.

Questa è la prospettiva,  ma nessuna azione concreta è in atto.

Le emissioni di biossido di carbonio, per esempio, invece di diminuire sono addirittura aumentate .

Comunque trova sempre più consensi nel mondo degli scienziati del clima “ che siamo già oltre il tempo massimo e che la mitigazione da sola non sia sufficiente, ma occorra inesorabilmente il sequestro ,  via foreste e CCUS (Carbon Capture Utilization and Storage) del carbonio (..) in media, la domanda di energia cresce quasi del 30% al 2040, trainata principalmente dai combustibili fossili.”.

Sembra davvero fondata la domanda “ È troppo tardi, ormai? E se no  ,  cosa possiamo fare, in dettaglio, e in che tempi?”.

Le risposte le ha date  il gruppo di scienziati organizzati dalle Nazioni Unite , l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) , che aggiornare  le conoscenze acquisite sui cambiamenti climatici, sui loro effetti e, comunica le   azioni possibili per la riduzione delle emissioni  e  per l’adattamento.

La battaglia che stiamo combattendo contro la crisi climatica non produrrà una vittoria,  se non combatteremo uniti.

Certamente gli effetti saranno diversi nella portata della sconfitta, perché  i territori dei paesi più poveri  del pianeta saranno quelli più colpiti .

IL  nuovo rapporto dell’IPCC  pubblicato il 28 febbraio,  quantifica gli impatti del cambiamento climatico e valuta vulnerabilità e capacità di adattamento dei sistemi naturali e delle società umane . Il documento è stato  elaborato non solo  da IPCC ,  ma anche dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale e dal Programma ambientale dell’Onu.

E’ la seconda parte del Sesto Rapporto di Valutazione (Sixth Assessment Report, AR6): la prima è stata pubblicata ad agosto 2021 ed era dedicata alle conoscenze scientifiche più avanzate sullo stato del clima terrestre, la terza è stata  pubblicata  questo mese  e tratta delle  strategie di riduzione delle emissioni di gas serra.

“Questo rapporto è un disperato avvertimento sulle conseguenze dell’inazione” ha dichiarato il  coordinatore dell’IPCC ; “Mostra che il cambiamento climatico è una grave e crescente minaccia al nostro benessere e alla salute del pianeta. Le nostre azioni di oggi determineranno come le persone e la natura si adatteranno e risponderanno a crescenti rischi climatici”.

Alcuni dei danni provocati sono già irreversibili, come lo scioglimento dei ghiacci, l’innalzamento del livello dei mari, l’acidificazione degli oceani.

Ogni decimo di grado al di sopra del limite soglia di 1,5°C stabilito dagli accordi di Parigi nel 2015 genera  altri  gravissimi impatti su ecosistemi e sulle società.

Ondate di calore, siccità e alluvioni sono fenomeni , che si stanno verificando con frequenza e intensità maggiore rispetto al passato.

Milioni di persone sono  esposte a  scarsità di cibo e acqua, soprattutto , in Africa, Asia, America Centrale e del Sud.

“Il rapporto mostra l’interdipendenza tra clima, biodiversità e popolazioni, integrando con ancora più chiarezza rispetto a quelli precedenti le scienze naturali, sociali ed economiche” continua il coordinatore di IPCC ,  “E  l’urgenza di immediate e più ambiziose azioni per affrontare i rischi climatici. Misure a metà non sono più un’opzione”.

IL tempo sta per scadere e, la Politica deve passare all’azione anche se la guerra complica il tutto. IL rischio climatico è però troppo grande.

 

 

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