In Canada la prima prigione per orsi polari “ribelli”

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A Churchill, dove gli esemplari sono diventati frequentatori abituali, è stata costruita una struttura di detenzione detta “prigione degli orsi polari”, dove gli animali più “indisciplinati” vengono trattenuti per 30 giorni fino a che non sono resi inoffensivi

© Biosphoto / AGF
– Orso polare

AGI  – La città canadese di Churchill s’è guadagna il soprannome di “Capitale mondiale degli orsi polari“. In genere stazionano sul bordo meridionale dell’Artico, sulle rive della Baia di Hudson, ma in estate, quando il ghiaccio si scioglie, vagano fino all’arrivo del freddo gelido di novembre. Ma almeno fino a tutto ottobre essi circolano liberamente per la baia tra la diffidenza e il timore dei circa 900 residenti che si guardano sempre circospetti prima di uscire e nel passeggiare la sera dopo il tramonto.

Osserva però il Guardian che “sono gli orsi che dovrebbero lamentarsi perché la città di Churchill è stata costruita proprio sulla loro rotta migratoria annuale”. Infatti, racconta il quotidiano, Churchill s’è sviluppata nel XVIII secolo “intorno a un centro commerciale di pellicce, una stazione di caccia alle balene e ad una base militare Usa”, tant’è che “durante la Guerra Fredda la popolazione ha raggiunto circa 5.000 persone”. In seguito, l’ampliamento della discarica dei rifiuti di Churchill ha fatto sì che gli orsi, affamati, le girassero intorno, tanto che negli anni ’60 sono diventati un vero “problema di sicurezza pubblica”, al punto che il 17 novembre 1968 molti abitanti hanno lasciato la città “quando un orso polare ha sbranato e ucciso un uomo di 19 anni”.

Gli orsi, scrive il Guardian, “sono diventati gli unici frequentatori abituali e quelli che vagavano in città sono stati uccisi a vista, a volte in un numero di 30 l’anno”. Poi, a fine anni ’70, il rapporto della città con gli orsi è improvvisamente cambiato in seguito all’arrivo di un biologo e fotografo naturalista canadese, Dan Guravich, che ha cominciato a ritrarre gli animali per la rivista Smithsonian mentre si rotolavano nella neve, cacciando e gironzolando per la tundra nei pressi di Churchill. Ciò ha provocato curiosità e interesse sulla cittadina, attirando anche i turisti che hanno però cominciato a  “molestare gli orsi alla ricerca dello scatto perfetto” o “sparando enormi pallottole di grasso per attirarli in punti precisi per poi poterli fotografare”. Un caos.

Nel ritornare in zona per lavorare ad un libro sugli orsi polari, Guravich ha allora suggerito un modo migliore per avvicinarsi agli orsi utilizzando un “tundra lodge” mobile, una specie di bus chiuso per turisti. Tuttavia il tema se sarebbe meglio invece lasciare in pace gli orsi suscita molte discussioni. Alcuni abitanti di Churchill credono che essi siano diventati più audaci, forse perché o più affamati o perché si stanno abituando all’uomo.

Tuttavia, quelli che non si lasciano intimidire facilmente vengono portati in una struttura di detenzione detta anche la “prigione degli orsi polari”, dove vengono trattenuti per 30 giorni fino a che non sono resi inoffensivi.

Tema, questo, di recente dibattuto anche in Italia, dopo che la settimana scorsa un uomo è stato sbranato da un orso nei boschi del paesino di Caldes in Trentino.

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