I malumori nelle minoranze Pd per le scelte di Elly Schlein

Politica

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C’è chi lamenta poche concessioni per le correnti interne minori nella composizione della segreteria. Ma la leader tira dritto e guarda con fiducia alle prossime elezioni europee che si terranno nel 2024

di Paolo Molinari

Elly Schlein

AGI – Archiviata la partita della segreteria e messa da parte la pausa di Pasqua, nel Partito Democratico si torna a discutere degli assetti interni. Non mancano, infatti, i malumori di chi vede il partito darsi una connotazione a “immagine e somiglianza” di Elly Schlein con poche, o nulle, concessioni alla minoranza del Pd. Ecco, quindi, che Paola De Micheli prende la parola per dirsi preoccupata del “profilo politico che sta assumendo il Pd“.

Sulla stessa linea Luigi Zanda che chiede di non limitare la battaglia ai diritti civili, ma di spiegare quale sia la posizione del partito su “economia, crescita, lavoro”. Il carattere del partito a trazione Schlein, tuttavia, sta emergendo anche su questi e altri temi. La responsabile Giustizia, Debora Serracchiani, ad esempio, si prepara a dare battaglia al ministro Nordio, “supino alla linea di palazzo Chigi“, come lo descrive la ex capogruppo dem che definisce il sottosegretario Delmastro “un problema per la sicurezza dell’Italia” e “demagogica e inumana” la scelta di Lega e FdI di stravolgere il disegno di legge sulle detenute madri.

Qualche problema in più alla segretaria potrebbe portare il tema del termovalorizzatore di Roma, come dimostrano le parole del responsabile Informazione del Pd, Sandro Ruotolo: “Sono convinto che sia necessario essere ambientalisti, non ‘anche’ ambientalisti e in questo senso Elly Schlein è molto credibile. Se fai il termovalorizzatore di Roma abbandoni la differenziata. Se Gualtieri lo vuole fare, lo facesse lui, si prenda le sue responsabilità, il sindaco d’altra parte è eletto dai cittadini. Io dico che è un problema che va affrontato insieme”, spiega Ruotolo per il quale lo strumento principe per “decidere insieme” rimane il referendum: “Col dialogo si superano sempre i problemi“.

Una posizione, quella dell’esponente dell’esecutivo dem, espressa a titolo personale in una trasmissione radiofonica, frenano da ambienti della maggioranza interna. L’opera, infatti, è fortemente voluta dal sindaco dem della Capitale, Roberto Gualtieri, nella sua funzione di commissario speciale. Chi sostiene la posizione del primo cittadino della Capitale è il presidente del Pd: “Se Roma non realizzerà il termovalorizzatore, come hanno fatto le regioni del Nord, sarà in grave pericolo”, ha avvertito nelle scorse ore Stefano Bonaccini: “L’alternativa non è l’economia circolare, mai rifiuti per strada e poi su migliaia di camion per portarli ad altri termovalorizzatori del Paese”.

Un tema tanto delicato da aver provocato la caduta di un governo e la mancata alleanza fra Pd e M5s, con conseguente sconfitta elettorale. È per questo che il Pd romano è in costante allerta. Si teme, spiegano fonti dem nel Lazio, che si vada progressivamente a un commissariamento di fatto del partito romano.

Un timore alimentato anche dalla scelta di Marta Bonafoni per la casella strategica del coordinamento della segreteria. Bonafoni, consigliera regionale eletta con la lista civica di Alessio D’Amato e già capogruppo della Giunta Zingaretti, è considerata la luogotenente di Schlein nella capitale. Questo, assieme alla scelta di una ecologista contraria ai termovalorizzatori come Annalisa Corrado alimenta i sospetti del Pd capitolino.

Di fronte a tutto questo, però, Elly Schlein mostra di voler procedere a passo spedito nel dare un profilo politico chiaro al Pd. La segreteria ne è un segnale. Poche le concessioni fatte alle correnti, tanto che a rimanere fuori o a essere stati ridimensionati rispetto alle aspettative sono state i pesi massimi della sinistra come dell’ala riformista e liberal. Uno scenario che potrebbe far presagire un nuovo scontro interno nel Pd.

Sarebbe forse cosi’ se non fosse che Schlein ha dalla sua almeno due elementi a sostenerne l’azione. Il primo è rappresentato dalle difficoltà mostrate da Terzo Polo e M5s. I centristi sono alle prese con una fase pre-congressuale particolarmente turbolenta, che si è infiammata con lo scambio di accuse sui presunti “tatticismi” di Renzi e Calenda per aggiudicarsi la guida del partito unico che verrà.

Dall’altra parte, i Cinque Stelle hanno mostrato in Friuli di non godere ancora di un radicamento territoriale che consenta loro di dettare le regole sulle alleanze. A questo si aggiungano i sondaggi che danno il Pd ancora in ascesa e si avrà il quadro completo che consentono a Schlein di guardare al futuro con ottimismo e, in particolare, alle europee 2024, il primo vero test elettorale targato Schlein.

Il risultato cui si punta fra gli alti dirigenti dem è il 25 per cento, ma qualcuno si spinge a ipotizzare il 30 per cento. Speranze alimentate anche da alcuni sondaggi che circolano fra i dem e che danno il partito in avanzata rispetto a FdI, distante ora meno di nove punti. La ragione di tanto ottimismo consiste proprio nella debolezza delle altre forze politiche di opposizione: “Fra un anno, se qualcuno volesse mandare a casa il governo chi voterebbe? il Pd, il Terzo Polo o il M5s?”, è il ragionamento che si fa in ambienti dem.

A questo si aggiungano, poi, i malumori interni alla minoranza dem. Un segnale in questo senso lo dà l’ex senatore ed ex capogruppo del Pd a palazzo Madama, Andrea Marcucci. “Spero di sbagliarmi”, dice, “ma direi che Base Riformista non esista più”. E in quanto a Bonaccini, per Marcucci “ha sbagliato a dare per scontata la vittoria alle primarie e ad avallarne le regole. Si è ottenuto troppo poco nella formazione della segreteria. I rapporti numerici sono lontanissimi dall’esito del congresso tra gli iscritti, ma anche da quello delle primarie. Io non avrei fatto accordi, sarei rimasto fuori dalla segreteria per far vivere la dialettica interna”.

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