Un dissalatore a Taranto

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La grandezza dell’AQP ieri ed oggi. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), tra gli “Investimenti per le infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico”, troviamo l’intervento per la Realizzazione dell’impianto di dissalazione delle acque salmastre delle sorgenti del Tara, presso Taranto, con codice PNRR-M2C4-I4.1-A1-33, soggetto attuatore l’Acquedotto Pugliese.

Più di 100 anni fa, il 24 aprile 1915, a Bari in Piazza Umberto, arrivò finalmente l’acqua pubblica pugliese nella fontana monumentale davanti all’Ateneo. Il percorso ebbe termine nel 1939 con la cascata monumentale a Santa Maria di Leuca. L’Acquedotto Pugliese (AqP) è costituito da una serie di “tronchi” che si diramano permettendo l’approvvigionamento idrico di più di 300 comuni, non solo pugliesi.

In questi giorni AqP ha annunciato l’indizione della gara per l’aggiudicazione dei lavori di quello che potrebbe essere il più grande dissalatore d’Italia, dalle acque del fiume Tara in agro di Taranto.

Il PNRR, per la misura che lo comprende M2C4 (Riforma 4.1, Investimenti 4.1) prevede una Timeline, una tempistica, con aggiudicazione degli appalti entro il 30 settembre 2023, un obiettivo intermedio entro il 31 dicembre 2024 per la realizzazione di 9000 km di rete idrica in tutta l’Italia, quindi entro il 31 marzo 2026 la realizzazione dei 25 progetti complessi e ulteriori 16.000 km.

Il progetto comporterà un impianto di dissalazione con processo ad osmosi inversa, in grado di trattare 1.000 litri/sec di acqua e produrre circa 630 litri/sec, prelevando acque il cui grado di salinità è relativamente basso:1,8- 2,0 grammi/litro.

In prossimità dell’attuale impianto di sollevamento delle acque del fiume, già gestito dall’ente per l’irrigazione pugliese (Eipli) per scopi irrigui e industriali, le acque potabilizzate verranno sollevate ed inviate al serbatoio di Taranto, già esistente, con capienza di 200.000 metri cubi. Vi giungeranno tramite una condotta in acciaio, della lunghezza complessiva pari a circa 12,3 km. La salamoia prodotta verrà inviata per lo scarico in mare.

L’intervento è previsto dal Piano d’Ambito (periodo 2010-2018) e la sua realizzazione soddisferà quanto previsto dalle linee di indirizzo per la Proposta di Piano 2016-2040 con un notevole contributo di acqua potabile nella misura di circa 15,7 Mmc annui. Alta pertanto la priorità attribuita alla sua realizzazione.

Tra i punti di forza si indica il previsto incremento della percentuale di soddisfacimento della domanda di acqua, raggiungendo il 96,27%; si otterrà, inoltre, un incremento del grado di continuità del servizio in seguito all’incremento dei volumi disponibili e una fonte di approvvigionamento indipendente da eventi meteorologici avversi, infine i costi unitari di produzione saranno contenuti (0,4876 €/mc). Si potrà, pertanto, ridurre l’utilizzo di pozzi per l’approvvigionamento idrico dalla falda acquifera pugliese, in particolare per l’area del Salento.

Tra i punti di debolezza si indicano gli alti costi iniziali di investimento di 55 M€ lievitati in seguito alle prescrizioni delle valutazioni ambientali, i costi di esercizio, legati principalmente alla manutenzione delle membrane dell’osmosi inversa, come da ipotesi progettuale di Piano, quindi i consumi energetici.

Pertanto il costo totale dell’intervento di 89 milioni e 600 milia euro, di cui 27 milioni e 500 mila euro finanziati dal PNRR, per la parte restante, salvo gli ulteriori finanziamenti pubblici, dovrebbe essere coperto dal bilancio dell’AqP e dai proventi delle tariffe applicate.

L’intervento è stato definito il più “performante” tra i nuovi interventi, poiché è l’unico che effettivamente fornisce una nuova risorsa idrica, diversamente da quelli che presuppongono disponibilità di acqua sufficiente negli invasi, comunque utile e necessaria, poiché quest’ultima potrebbe risultare compromessa in caso di grave siccità.

La tecnologia ad osmosi inversa è considerata a basso impatto ambientale. Inoltre si osserva che per la gestione dei rifiuti prodotti, la salamoia, la soluzione di acqua salata concentrata potrebbe essere utilizzata per produrre sale oltre che essere diluita e riversata nell’ambiente circostante.  Riguardo al luogo di installazione sarà ponderato l’impatto sulle risorse idriche locali, aggiungiamo che per il consumo energetico vi potrà essere l’opportunità di scegliere fonti di energia rinnovabile a bassa emissione di carbonio, per non contribuire al cambiamento climatico che si intende fronteggiare con tale progetto.

 

 

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