Rosario Simone presenta “A come Arabia. Dizionario geo sentimentale del mondo Arabo”

Libri & letture consigliate

Di

ROMA – La Libreria GRIOT situata nella caratteristica zona Trastevere della Capitale è stata l’intima e accogliente cornice che ha ospitato la presentazione del libro del giornalista esperto di medio oriente Rosario Simone, intitolato “A come Arabia. Dizionario geo sentimentale del mondo Arabo”.

L’incontro ha visto la partecipazione di numerosi amici e parenti dell’autore ma anche di studiosi, che hanno ascoltato e interagito nel dialogo instauratosi tra Simone e l’illustre arabista e professoressa dell’Università “La Sapienza”, Isabella Camera d’Afflitto. I due, accumunati da una profondissima passione per il Medio Oriente e da irripetibili esperienze vissute tra gli anni 80-90 come viaggiatori, hanno raccontato le loro testimonianze e si interrogati vicendevolmente sui propri ricordi, sugli aneddoti più particolari, sulle emozioni provate e sulle tristissime notizie d’attualità. Si è trattata di una chiacchierata tra amici di vecchia data aperta al pubblico di uditori, curiosi di scoprire i passi compiuti da Rosario Simone in un viaggio d’altri tempi attraverso il mondo arabo, offertoci in una chiave diversa rispetto alla cronaca contemporanea.

Così tra un “com’è stato lì?”, “mannaggia quanto ti invidio che ci sei andato”, “che sensazione ti ha lasciato?” e varie considerazioni su ciò che ne rimasto oggi di alcuni dei posti più incredibili della terra, l’autore – caratterizzato dallo stesso entusiasmo che a soli 18 anni lo spinse a intraprendere il suo primissimo viaggio – ci ha guidati nei meandri della sua mente verso quei momenti in cui il tempo sembrava non scorrere mai, in cui non c’era angoscia, non c’erano bombe e macerie, ma solo deserto, oasi, popoli estremamente generosi ed ospitali e tantissima sete di conoscenza.

All’epoca delle sue molteplici “spedizioni” girò l’intero continente con uno zaino in spalla e in autostop – cosa che, se ci pensiamo, oggi sarebbe utopia – raggiungendo regioni e stati noti e altri meno, così come luoghi ormai inesistenti perché rasi al suolo, dapprima senza parlare l’arabo per puro spirito di avventura e poi grazie agli studi universitari da fine intenditore. L’idea di dare al suo secondo libro la “forma-dizionario” posizionando in ordine alfabetico tutte le quarantatré città da lui visitate, in cui o aveva vissuto anche per mesi o per le quali era stato di passaggio per poche ore, gli è stata involontariamente suggerita da suo figlio. “Ci capitava di guardare insieme il telegiornale, e se dicevano: “bombardamenti su Sana’a oppure “combattimenti a Sirte“, lui immancabilmente mi chiedeva: “Papà, dov’è Sana’a?” oppure “dove si trova Sirte?”. Mi sono accorto che io le conoscevo tutte e che la mia esperienza diretta sarebbe potuta essere utile per la comprensione di quei territori” – ha dichiarato.

Il suo libro potrebbe, da ciò detto, sembrare uno sterile diario di bordo risultato di quotidiani appunti serali e, invece, è il frutto della memoria sentimentale di ogni piccolissimo dettaglio dei villaggi e degli incontri con la gente del luogo che gli sono rimasti impressi e che lo accompagneranno per l’eternità. Rosario Simone ha descritto tra le righe la vita dei Paesi sotto dittatura quali la Libia, la Siria, l’Iraq – dove all’indomani dell’invasione irachena in Kuwait venne egli stesso preso in ostaggio dal regime di Saddam Hussein con altri occidentali che erano in quel periodo a Bagdad come deterrente di eventuali attacchi da parte dell’esercito americano – ma anche la Tunisia, l’Algeria e il Marocco, sino alla Turchia, l’Armenia e l’Iran. E, da abile conoscitore dell’arabo, della storia e della politica di quel mondo, ha raccontato tutto in modo scorrevole, semplice e genuino, portando il lettore ad incantarsi e a riflettere proprio come successe a lui in moltissime occasioni. “Vivevo il tempo come quando hai tanta sete e hai acqua a volontà”, ha confessato lo scrittore che, nell’impresa di rimettere in fila tutti i ricordi più o meno nitidi, ha avuto come alleate le poche foto scattate in itinere, gli articoli di giornale pubblicati nel corso degli anni e i timbri dei suoi sette passaporti recanti la data esatta di entrata e uscita da ogni singolo stato.

Durante la presentazione ha richiamato in particolare: le biblioteche nel deserto della Mauritania, Chinguetti e Ouadane (ouadi delle palme e ouadi della conoscenza), ossia case di fango e di argilla con libri risalenti anche a mille anni fa, da cui si può guardare il cielo stellato perché senza soffitto; quando lavorando come magazziniere di una fabbrica libica chiese al proprio capo di uscire dallo stabilimento per andare a visitare Bengasi in piena epoca Gheddafi e quindi le conseguenti richieste di trasporto in auto e di alloggio in foresteria; le code in Siria – “lotterie” come le definisce lui – per telefonare a turno nelle cabine una volta alla settimana perché non esistevano ancora i cellulari o internet; la Casba di Algeri; la tomba del Marco Polo arabo, Ibn Battuta, a Tangeri; il mausoleo di John Garang e il punto in cui confluiscono i due fiumi, Nilo bianco e Nilo azzurro, in Sudan; moschee, sinagoghe, il Muro del Pianto, la Cupola nella Roccia a Gerusalemme in Palestina. “Tutto troppo per il cuore di un viaggiatore”, ha affermato.

Nella narrazione delle esperienze hanno trovato spazio anche numerosi riferimenti alla sua terra di origine, Bari, spesso utilizzata come termine di paragone per il pesce, per i modi di dire autoctoni, per gli scorci delle città marittime. Insomma, una influenza ancora molto sentita – nonostante l’adozione senese nell’età adulta – e rintracciabile nelle inflessioni linguistiche e nei sorrisi spontanei sorti sul suo volto ad ogni citazione del capoluogo pugliese.

“Ho sempre cercato umilmente di seguire due stelle comete: Jack Kerouac e Ibn Battuta, due caratteri e due approcci diametralmente opposti. Per Jack Kerouac la meta del viaggio era la strada stessa. Ho visto coi miei occhi il manoscritto del suo capolavoro srotolato in una enorme sala. È il tracciato di un cammino di cui non ha senso cercare di individuare la meta. Ardentemente, Ibn Battuta desiderava invece raggiungere “quella” città o “quel” mausoleo, fino a quando non ci aveva messo piede.

Per me il viaggio è entrambe le cose: l’atto stesso di spostarsi e l’anelito di toccare con le proprie mani proprio quella cosa e non altro. Lo stridore fra l’intimo ricordo e gli scenari tragici che avvolgono oggi molti di questi luoghi è in animo mio ciò che dolorosamente mette insieme tutto ciò”.

 

L’autore

Rosario Simone, Orta Nova, 1960. Laureato a L’Orientale di Napoli con tesi sull’immigrazione marocchina nel Tavoliere. Viaggiatore zaino in spalla e autostop fino ai primi anni ’90. Dal 1991 lavora presso industrie farmaceutiche occupandosi di export. Pubblica nel 1993 un reportage sulla Libia su “Il Corriere del Ticino”. Iscritto all’ordine dei giornalisti, collabora con giornali italiani, svizzeri, olandesi, statunitensi e degli Emirati Arabi. Nel 2001 riceve la menzione d’Onore dall’ICCROM nel concorso internazionale Media Save Art per un reportage apparso su “Il Corriere della Sera” sulle biblioteche della Mauritania. Nel 2013 il manoscritto Musafir va in finale e riceve, da inedito, la Menzione Speciale al Premio Saverio Tutino, organizzato dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR); nel 2014 riceve il secondo premio nella categoria inediti al premio letterario “Il Molinello”, Rapolano (SI). Attualmente collabora con la redazione senese de “La Nazione” e il giornale on line di Abu Dhabi “Al Ain.net”.

https://www.idiariraccontano.org/autore/rosario-simone/

https://www.produzionidalbasso.com/project/a-come-arabia/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube