Il 57% dei francesi vuole continuare la protesta sulle pensioni

Economia & Finanza

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A dirlo è un sondaggio commissionato da Le Figaro. Inoltre il 69% degli intervistati dichiara di approvare ancora il movimento di contestazione, che dopo sei giornate di mobilitazione in quasi 3 mesi ha messo a dura prova l’esecutivo e il presidente Emmanuel Macron

di Luigi Conte

© Jaak Moineau / Hans Lucas / Hans Lucas via AFP –  Proteste in Francia contro la riforma delle pensioni

 

AGI – Il 57% dei francesi desidera che la protesta contro la riforma delle pensioni prosegua anche dopo l’approvazione definitiva del testo, con il quale l’età pensionabile dovrebbe essere innalzata da 62 a 64 anni. A dirlo è un sondaggio dell’istituto Odoxa-Backbone Consulting per Le Figaro. Inoltre, il 69% degli intervistati dichiara di approvare ancora il movimento di contestazione, che dopo sei giornate di mobilitazione in quasi 3 mesi ha messo a dura prova l’esecutivo e il presidente Emmanuel Macron, che ha voluto la riforma con determinazione.

“Dopo tanti mesi, il governo spera senz’altro che i francesi finiranno per stancarsi della mobilitazione”, spiega il direttore di Odoxa, Gael Sliman. Ma potrebbe essere un’illusione. Basti pensare che solo una piccola maggioranza (il 55%) dei simpatizzanti del partito di Macron, Renaissance, si dice “contraria” alla protesta. Molto pochi se si considera che l’inquilino dell’Eliseo viene giudicato positivamente dal 32% di tutti gli elettori.

Al contrario, un terzo dei sostenitori del presidente (il 32% per l’esattezza) si dichiara favorevole alla mobilitazione. Una tendenza che si avverte anche tra i sostenitori dei gollisti (i Repubblicani), che sono elettori che hanno comunque a cuore la tenuta dei conti pubblici: fra loro, il 39% dice di sostenere il movimento di protesta. Un dato davvero significativo.

Tutti i sondaggi confermano che il governo guidato da Elisabeth Borne ha già perso la battaglia per l’immagine.

“Le manifestazioni stanno diventando sempre più quelle di un forte malcontento diffuso, una sensazione che la vita sia sempre più difficile e costosa”, analizza Veronique Reille-Soult, direttrice di Backbone Consulting. Al punto che nemmeno la minaccia di una paralisi del Paese riuscirebbe più a invertire la tendenza. Sei francesi su dieci si dicono infatti pronti a sopportarne le conseguenze, un leggero calo di soli 3 punti rispetto al 31 gennaio.

“L’opinione è straordinariamente coerente su questo argomento. Dal 19 gennaio, il livello di sostegno (alla mobilitazione, ndr) è compreso tra il 56% e il 63%”, sottolinea Sliman. E una netta maggioranza degli intervistati (il 64%) attribuirebbe la responsabilità di un blocco del Paese all’esecutivo, contro solo il 35% ai sindacati.

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