Il Bari vince anche ad Ascoli. Quinta vittoria in sei gare. Ora umiltà e carattere. Il Paradiso è lì

Sport & Motori

Di

Foto SSC Bari

L’Ascoli ha fatto la partita, il Bari ha retto bene o male, una mezza dormita di Vicari che ha aperto un’autostrada a Mendes che defilato, da solo, ha tirato alto, una parata di Carpile determinante, ha subito un rigore poi annullato dal Var, pressoché nulle le opportunità per andare in gol da parte dei biancorossi (solo un contropiede di Cheddira che ha sbagliato l’appoggio per Esposito), qualche tiro senza pretese da parte dei marchigiani, poi l’espulsione di Falasco ad agevolare le cose per il Bari e poi son stati proprio i biancorossi a passare in vantaggio nel recupero con un rigore concesso da Abisso per un atterramento di Cheddira che poi ha realizzato. Tutto qui il primo tempo.

Il secondo tempo è stato tutto del Bari che è riuscito a sbagliare almeno tre gol clamorosi con Schiedler (due volte) e Cheddira (oggi non ne ha azzeccata una coi piedi: meno male che ha segnato su rigore, però da qualche tempo, il giocatore italo-marocchino non ne azzecca più una coi piedi, li perde tutti i palloni) che ancora non riusciamo a capire come abbiano fatto. I cambi non sono riusciti nell’intento di chiudere la partita essendo il Bari in superiorità numerica, e come sempre, è cominciata la prevedibile sofferenza anche se, di fatto, l’Ascoli non ha creato alcun occasione da rete o comunque tale da preoccupare la difesa. Il Bari si è limitato a controllare la gara con ordine e senza sbavature. Rimane l’amaro in bocca per non averla chiusa prima quando ce n’è stata la possibilità. Però, in fondo, è andata bene lo stesso, ma non sempre può andar bene, è bene precisarlo.

Diciamo che va tutto bene al Bari, gli episodi sono a suo favore, oggi un rigore negato dal Var, un altro concesso in pieno recupero, l’espulsione, col Venezia pure ci sono state situazioni per le quali il Bari avrebbe potuto capitolare, altre gare sono filate lisce come l’olio quando invece si sarebbe potuto soccombere, ma quest’ano le cose vanno in certo modo. Ancora una gara sporca come tante vinte dal Bari, segno di una marcata maturità. Vincere qui, nel Piceno, al cospetto di una squadra rigenerata dalla cura Breda, in uno stadio tradizionalmente ostico, non era facile per nessuno, men che meno per il Bari, eppure ha vinto. Vorrà dire qualcosa.

Certo, gli episodi favorevoli occorre pure saperseli procurare, non è che vengono del cielo, ed il Bari fino adesso, sta facendo di tutto per procurarseli.

I biancorossi hanno portato a casa i tre punti buoni come le olive ascolane, con carattere e questo è l’importante, coi giocatori che stanno tirando la corda in modo esemplare. Mignani poi ci mette del proprio sapendo gestire la rosa tenendola sulle spine ogni partita, e loro non lo deludono mostrandosi affidabili in ogni occasione. Anche il turn-over di questa settimana ha funzionato, e non era facile gestire tre gare in sette giorni. In fondo sono arrivati nove punti, mica tre o quattro.

Bisogna spingere sull’acceleratore e crederci, vincere cinque gare su sei, è un grande ruolino di marcia.

Certe annate profumano di serie A e bisogna giocarsele fino in fondo al di là dei proclami.

Si è creato un solco tra il Bari e la quinta, ora la squadra ha sette lunghezze su Pisa e Reggina, un dato importante per ora.

La serie A è il sogno di tutti, certo, però bisogna tenere in considerazione anche l’eventualità di arrivare terzi o quarti perché vorrebbe dire saltare i preliminari dei playoff. E poi, in fondo, la politica dell’umiltà sta pagando, dunque gioiamo tutti per il secondo posto momentaneo in attesa della gara del Genoa, ma cerchiamo di puntare tutti quanto meno ad arrivare terzi o quarti. Mal che vada. Umiltà e carattere da parte di tutti, giocatori e tifosi. E a proposito di tifosi, oggi i baresi erano tantissimi, forse vicino alle duemila unità, e non hanno smesso un momento di cantare. Poi quel tributo a Lucio Battisti sul finale di gara cantato da tutto lo stadio, baresi inclusi, ha dato quel tocco di maturità da parte di tutti oltre che struggenti “emozioni”. E brividi.

Lasciamo Ascoli Piceno con un pizzico di nostalgia: è davvero una straordinaria città.

Massimo Longo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube