Dallo Spazio la tutela del patrimonio culturale

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È dello scorso primo marzo la notizia della sottoscrizione di un accordo biennale tra il direttore generale della Sicurezza del Patrimonio Culturale del Ministero della cultura (MiC), Marica Mercalli, e il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Giorgio  Saccoccia, per realizzare in modo coordinato attività e programmi per la rilevazione e la condivisione di dati nell’ambito del Piano di monitoraggio e conservazione dei beni culturali.

Il Piano di monitoraggio e conservazione dei beni culturali riguarda in particolare la salvaguardia dei beni immobili nei confronti dei fattori di rischio sia naturali sia antropici. Un accordo MiC-ASI prevede un piano di monitoraggio satellitare integrato con quello strumentale in situ.

COSMO-SkyMed (COnstellation of small Satellites for the Mediterranean Basin Observation – Synthetic Aperture RADAR) è un sistema satellitare costituito da quattro satelliti in orbita polare, sviluppato dall’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) in collaborazione con il Ministero della Difesa italiano, con un investimento totale di 1,4 miliardi di euro per la sua realizzazione. I suoi satelliti, definiti anche Angeli custodi, diventeranno dei “Police patrol” del patrimonio culturale della nostra nazione.

L’impegno del connubio Mic e ASI è quello di sviluppare attività per l’utilizzo dei dati satellitari e realizzare prodotti derivati che possano favorire “lo scambio di conoscenze, la gestione e il supporto tecnico-operativo nelle diverse fasi del progetto dedicato alla tutela dei beni culturali”.

COSMO-SkyMed è dotato di tecnologia SAR (Synthetic Aperture Radar) ad alta risoluzione, che consente di ottenere immagini satellitari ad alta definizione anche in condizioni di bassa luminosità o di maltempo. Pertanto una tecnologia di rilevamento a distanza che utilizza onde elettromagnetiche ad alta frequenza, emesse da un sensore a bordo di un satellite* per generare immagini ad alta risoluzione. Rispetto alle immagini ottiche non vi è la dipendenza dalla luce solare, in quanto si utilizza un sistema di elaborazione del segnale che sintetizza un’apertura radar virtuale più grande, rispetto alle dimensioni fisiche dell’antenna a bordo del satellite.

Per raggiungere tale risultato la tecnologia SAR fa uso di più segnali di ritorno. In pratica, il sensore radar a bordo del satellite emette una serie di impulsi radar verso la superficie terrestre, mentre si muove lungo la sua orbita, e registra il segnale di ritorno riflesso dalla superficie. Le informazioni raccolte, tramite tutti i segnali di ritorno ricevuti durante il passaggio del satellite, sono elaborate utilizzando algoritmi avanzati. In particolare, gli algoritmi SAR utilizzano l’interferometria* per combinare i segnali di ritorno da diverse posizioni del satellite lungo la sua orbita.

Le immagini SAR sono quindi molto dettagliate, e consentono di rilevare con precisione eventuali danni o alterazioni ai monumenti e ai siti archeologici, permettendo di attivare tempestivamente gli interventi per la loro conservazione.

Tra gli utilizzi delle immagini satellitari COSMO-SkyMed nel campo dei beni culturali, possiamo citare: il Monitoraggio nei siti archeologici per eventuali danni o alterazioni causati da eventi accidentali o dall’attività umana; la Mappatura delle aree a rischio di danni o distruzione dei beni culturali, ad esempio in caso di calamità naturali come terremoti o alluvioni; il Rilevamento di attività illegali come scavi non autorizzati o traffico di reperti archeologici, consentendo di intervenire per la loro prevenzione e repressione.

*(o di un aeromobile)

*Tecnica che consente di determinare l’entità dello spostamento di un oggetto confrontando le informazioni di fase delle onde elettromagnetiche riflesse dall’oggetto in diversi istanti di tempo. Le prime applicazioni della tecnica sono state svolte da satellite per il rilevamento dello spostamento di quota di ampie zone di terreno, con risoluzioni sul terreno dell’ordine di metri, adesso la si può utilizzare anche con radar installati a terra che consentono di illuminare zone di interesse limitate con risoluzioni molto spinte, dell’ordine del centesimo di millimetro.

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