Un ritorno al passato oscurantista: le donne nell’Afghanistan dei talebani  

Diritti & Lavoro

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Da quando i talebani, il 15 agosto 2021, hanno ripreso il potere in Afghanistan, la condizione di oppressione delle donne si è inasprita.

Un vero e proprio ritorno al passato, un passato che sembrava ormai alle spalle, con il cambiamento sociale avviato dagli Stati Uniti e dalla coalizione NATO, durato vent’anni e purtroppo interrotto nel 2021, con l’arrivo dei talebani a Kabul.

Il ripristino del regime talebano ha di fatto, riportato l’Afghanistan in una fase oscurantista, un Paese, comunque, già complesso e con difficoltà pregresse sul piano culturale per la diversità delle componenti etniche all’interno del suo vasto territorio, nel quale sono presenti circa 14 gruppi: pashtun, tagiki, hazara, pashai, aimaq, qizilbash, turkmeni, beluci, uzbeki, gujars, brahuis, arabi, pamiri e nooristani, riconsegnando alle donne una esistenza caratterizzata da violenza e sopraffazione.

Ad oggi, c’è un evidente aggravamento della condizione di vita delle donne e delle bambine afghane, soprattutto a causa delle restrizioni stabilite dai talebani, come ad esempio la decisione del ministro dell’istruzione superiore Neda Mohammad Nadim, di vietare alle donne di accedere agli studi superiori e universitari, o quella di non poter essere curate da medici uomini.

Proprio, il divieto all’istruzione esplica il sintomo, non solo di un pensiero conservatore e patriarcale che contraddistingue la cultura talebana, ma, che certamente, è indicativo di un fondamentalismo islamico, in cui la condizione di subordinazione femminile è la conseguenza di una rigida ed arcaica interpretazione religiosa, che ha la conseguenza di negare alle donne afghane, persino, i loro diritti fondamentali: l’istruzione e la salute.

Come viene evidenziato dall’organizzazione umanitaria per le donne e i bambini dell’Afghanistan (HAWCA), istituita nel 1999, le donne afghane hanno sempre vissuto in una condizione di vulnerabilità, situazione che sembrava esser migliorata nei vent’anni in cui i talebani non erano al potere, dato che potevano studiare e lavorare, ma che, purtroppo, è tornata a quella precedente.

Anche Roza Otunbayeva, Rappresentante speciale del Segretariato generale per l’Afghanistan e capo della missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan, affermando la sua preoccupazione per la decisione talebana di vietare alle donne l’istruzione, rileva che una tale decisione è dannosa non solo per le donne, ma, in particolare, per l’economia e la società afghana.

di Laura Sugamele

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