Le attività antropiche nel parco della Cervelletta

Lazio

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Da diversi giorni non mi recavo al parco della Cervelletta, nella riserva naturale Valle dell’Aniene. Questa mattina ci sono tornato e a dare un certo fastidio ai miei occhi, è stata la presenza di una sorta di croci di legno. Un piccolo cimitero? No. Si tratta di targhe lasciate dai bambini di una scuola del quartiere di Colli Aniene, in ricordo delle talee piantate. Sicuramente una lodevole iniziativa far crescere nuovi alberi, ma mi chiedo perché si chiama riserva naturale, se l’uomo interviene continuamente a modificarla.

Ovviamente non faccio affermazioni, ma solo domande, giacché non sono un botanico. E’ solo un mio modo di sentire. Preferirei che nella zona non vi fossero attività antropiche, che tutto fosse lasciato in mano alla natura. C’era un uomo, ad esempio, tutto intento a recidere i rami dell’edera che si attorcigliavano attorno al tronco di un pioppo. Anche questa lodevole iniziativa? Leggo su Internet: “Sfatiamo un mito della scarsa conoscenza botanica e della cattiva gestione selvicolturale: l’edera non si nutre della linfa dell’albero, è un rampicante (come la vite) e ricerca nella pianta ospite solo il sostegno, un tutore cui avvolgersi. Tagliare l’edera è sbagliato per numerose ragioni. Eccole: – la copertura di foglie che avvolge i tronchi offre una eccellente “coibentazione” agli alberi, proteggendoli dalle temperature rigide; – l’edera opera la selezione naturale del bosco. La possiamo definire come il “lupo degli alberi”, perché con il suo peso, contribuisce a far cadere gli esemplari meno resistenti o malati.

Accelera così il processo di maturazione e di rinnovo del bosco. Le piante morte che cadono al suolo, diventano alimento per innumerevoli insetti xilofagi e funghi che si nutrono del legno in decomposizione sino al completamento del ciclo biologico; – I suoi fiori, sono di enorme importanza per le api…” (http://www.altovastese.it/ambient/funzione-ecologica-edera-specie-utile-ingiustamente-perseguitata/).
Insomma, io ho nostalgia delle mie passeggiate di molti anni fa nel parco della Cervelletta, quando l’edera cresceva dove le pareva e piaceva, quando non c’erano targhe, non c’erano cestini per i rifiuti, non c’era l’utilissima passerella di legno che evita d’infangarsi le scarpe d’inverno, e ai lati del sentiero si potevano vedere in grande quantità le rane verdi.

Renato Pierri

One Reply to “Le attività antropiche nel parco della Cervelletta”

  1. Barbara ha detto:

    Abito in quella zona da più di 40 anni. Quel percorso tanto rimembrato non ci sarebbe stato se associazioni del territorio non avessero bloccato il progetto di fare lì una strada asfaltata. Per cui ben vengono il pontile di legno (x far accedere tutti a questa meraviglia) e pure la piantumazione di piccole piante coivolgendo bambini delle scuole, ragazzi e scout.

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