L’arrivo di Alexa negli hotel e la questione della tutela della privacy

Economia & Finanza

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L’intesa che Amazon offre al mondo dell’hotelerie di sfruttare l’assistente vocale come un concierge virtuale permettendo agli ospiti, ma soprattutto all’hotel, di semplificare alcune attività. E di superare la diffidenza di molti nei confronti di un orecchio indiscreto che ascolta tutto quello che accade

di Ugo Barbàra

Alexa in hotel

AGI – Chi non vorrebbe in albergo un assistente pronto in un attimo a far recapitare in camera lo spazzolino dimenticato a casa o a mandare di corsa un manutentore se la climatizzazione fa le bizze? Ma chi vorrebbe un orecchio indiscreto che ascolta tutto quello che accade e viene detto in quella stanza?

La dicotomia tra efficienza del servizio e tutela della privacy è quello che finora ha tenuto la domotica lontana dagli hotel, con il mai sopito dibattito su quanto siamo disposti a cedere della nostra intimità in cambio di servizi a buon mercato quando non addirittura gratuiti.

A tentare di superare l’impasse è l’intesa che Amazon offre al mondo dell’hotelerie con il lancio di Alexa Smart Properties for Hospitality che arriva in Italia dopo essere stata sperimentata in Francia e nel Regno Unito.

È la soluzione che Amazon ha messo a punto per consentire agli ospiti delle strutture alberghiere, resort e b&b, di sfruttare l’assistente vocale come un concierge virtuale permettendo agli ospiti, ma soprattutto all’hotel, di semplificare alcune attività.

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Alexa in hotel

Gli ospiti possono chiedere di riprodurre musica, avere informazioni sul meteo, e fare il check-out, ma il vantaggio è soprattutto per i gestori che hanno calcolato un risparmio di tempo medio di un’ora e mezzo al giorno sul lavoro. In cosa? Nella disponibilità delle camere, ad esempio. “Il personale adesso usa un registro cartaceo che poi consegna al management per indicare quali stanze sono state rifatte e sono pronte per i prossimi ospiti: un sistema lento e fallace” dice Giammaria Visconti, country manager Alexa, “grazie ad Alexa al personale basta dire che la camera è pronta e inserire la propria password e l’informazione diventa in tempo reale disponibile per il front desk“.

Al di là delle funzionalità per gli ospiti che potranno accedere a informazioni come la password del Wi-Fi, gli orari di apertura del ristorante, del bar o della palestra o richiedere servizi dell’hotel e segnalare un problema di manutenzione, chi ci guadagna davvero in questo progetto? “Gli attori in campo sono tre” continua Visconti, “Amazon Alexa, un service provider che crea una consolle personalizzata e l’hotel. Amazon guadagna con una tariffa che la struttura ricettiva paga in abbonamento”.

Niente ‘pagamento in dati’, quindi. “Nulla viene registrato” assicura Visconti, “viene solo presa nota di quali sono le richieste fatte, per ottimizzare il lavoro. La telecamera di Alexa Echo è disattivata di default e il microfono può essere spento dai clienti. La tutela della privacy è massima e il risparmio in termini di tempo è notevole: basti pensare a una richiesta che arriva direttamente al manutentore senza dover passare per il front desk”. Una nota di colore: tra le 13mila richieste fatte in un mese di ‘messa in prova’ di Alexa nel TH Carpegna Palace Hotel di Roma è, manco a dirlo: “Qual è la password del Wi-fi?”.

Due le aziende italiane certificate da Amazon per personalizzare le consolle per gli hotel: Navoo e Zucchetti Hospitality.

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