Gli inquilini del Cremlino: chi ha vissuto, nei secoli, dentro le sue mura

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Russia Beyond (API/Gamma-Rapho via Getty Images; Keystone-France\Gamma-Rapho via Getty Images; Galleria Tretjakov/Dominio pubblico)

Attualmente, nella fortezza del centro di Mosca sono di stanza soltanto i militari del Reggimento presidenziale. C’è stato però un lungo periodo in cui brulicava di vita

L’ultimo inquilino lasciò il Cremlino nel 1962, e da allora non ci ha vissuto più nessuno. Tuttavia nel passato fu una zona densamente popolata, vi risiedevano gli zar, i patriarchi ortodossi, i boiardi (famiglie dell’alta aristocrazia). Nelle epoche successive, agli zar succedettero imperatori e segretari generali del Pcus, e il posto dei boiardi fu preso dai cortigiani e dai funzionari del partito comunista.

I tempi antichi

Le prime fortificazioni nell’area occupata dal Cremlino comparvero nel 1156, attorno alla residenza del principe e della sua corte. Di solito la residenza del principe era formata da più edifici separati che tutti insieme si definivano “khoromy”. Quasi ogni membro della famiglia del principe aveva una sua abitazione privata. Nel XIV secolo, dopo la costruzione di torri e mura in pietra bianca, ordinata dal Principe Demetrio di Russia (Dmitrij Donskoj), si cominciò a edificare l’area costruendo in pietra.

Probabile aspetto del Cremlino in pietra bianca di Demetrio di Russia (Dmitrij Donskoj) come doveva apparire alla fine del XIV secolo. Il quadro è di Apollinarij Vasnetsov (1856-1933), fratello del più celebre Viktor

L’inizio della trasformazione della corte del principe in una dimora di lusso risale al 1482, quando Ivan III (Gran Principe di Mosca, noto anche come Ivan il Grande) dette inizio a una profonda ristrutturazione del Cremlino. Avendo sposato Sofia Paleologa, nipote dell’ultimo imperatore bizantino, egli si considerava erede  delle tradizioni, della grandezza e del simbolismo del Bisanzio. Doveva quindi esserne all’altezza alla luce delle origini di sua moglie e del nuovo ruolo di Mosca. Ivan III ricostruì le strutture fortificate del Cremlino e fece erigere alcune chiese. In parallelo, le famiglie dei boiardi si costruivano nuove case in pietra, al posto di quelle vecchie di legno. Più tardi Ivan III iniziò la costruzione del primo palazzo granducale in pietra.

L’insieme del palazzo di Ivan III non è arrivato fino ai nostri giorni, ma una sua porzione, nota come “ala della granduchessa” (in russo “kniaghinina polovina”), divenne la base del Palazzo Terem che anche oggi spicca sul disegno architettonico del Cremlino. Questo palazzo, costruito per Michele di Russia (Mikhail Fjodorovich), il primo zar della famiglia Romanov, fu la prima residenza costruita in pietra della famiglia regnante, ma internamente assomigliava alle tradizionali case dei principi russi (“khoromy”). Il Palazzo Terem mantenne la sua funzione di residenza degli zar sino ai tempi di Pietro il Grande.

Esterno ed interno del Palazzo Terem, nel Cremlino di Mosca, principale residenza degli zar russi durante il XVII secolo

Oltre agli zar al Cremlino abitavano anche le gerarchie della chiesa e i boiardi. Nel 1653-1655, su commissione di Nikon, 6° Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, fu costruita la Residenza dei Patriarchi che ancora oggi può essere visitata.

Il Palazzo dei Divertimenti, della metà del XVII secolo, nel Cremlino di Mosca, visto dai Giardini di Alessandro. Fu residenza dei boiardi. Alle sue spalle si riconosce il moderno Palazzo di Stato del Cremlino (già Palazzo dei Congressi), costruito nel 1961

Nel territorio del Cremlino si trovavano poi le case di alcune famiglie dell’alta aristocrazia, la più nota fra quelle che possiamo vedere oggi è il Palazzo dei divertimenti (in russo “Poteshnij dvorets”), residenza del boiardo Ilja Miloskavskij, suocero dello zar Alessio Mikhajlovich. In questo palazzo soggiornarono diversi esponenti della famiglia imperiale, in particolare l’imperatrice consorte Elizaveta Alekseevna (Luisa Maria di Baden), moglie di Alessandro I. Tuttavia la quiete della vita dell’alta aristocrazia era disturbata dalla presenza dei Collegi (ministeri) che occupavano molti edifici, per cui un giorno i Collegi furono trasferiti fuori dal Cremlino con tutti i loro funzionari, archivi e guardie.

Gran Palazzo del Cremlino, oggi residenza ufficiale del Presidente della Federazione Russa. La porzione principale del palazzo, per quanto riguarda l’aspetto attuale, è stata realizzata tra il 1838 ed il 1849, per iniziativa di Nicola I

Nel 1727 uno dei dirigenti del Dipartimento responsabile dei tesori degli zar scrisse: “Tutte le immondezze visibili e inaccettabili, causate dalla presenza di latrine, cavalli e condannati affidati al Collegio minerario, mettono in pericolo non indifferente il Tesoro degli zar in quanto emanano grave fetore, il quale fetore potrebbe nuocere pericolosamente alle posate di oro e argento e agli altri tesori di Sua Maestà Imperiale, provocando il loro annerimento…”.

Il trasferimento della capitale

Il Cremlino cessò di essere residenza ufficiale dell’imperatore quando, nel 1712, Pietro il Grande trasferì la capitale a San Pietroburgo. La nuova città costruita dallo zar era più vicina all’Europa e si trovava sulla riva del mare. Per gli ospiti stranieri era molto più facile, e sicuro, viaggiare via mare, piuttosto che affrontare il lungo ed estenuante viaggio fino a Mosca.

L’ultima residenza costruita entro le mura fu il Gran Palazzo del Cremlino. La costruzione, ordinata dallo zar Nicola I, iniziò nel 1837 e fu ultimata nel 1849. Oggi questo palazzo è la residenza ufficiale del Presidente della Federazione Russa, dove però il Presidente non abita (vive a Novo-Ogarjovo, nei pressi di Mosca).

Dopo il trasferimento della capitale, il Cremlino ospitava gli zar soltanto durante le loro visite, piuttosto rare. Il più delle volte venivano a Mosca per la cerimonia di incoronazione. A parte queste brevi visite, chi abitava qui dentro erano il comandante del Cremlino, gli uomini della sua cancelleria, le famiglie di alcuni funzionari, la servitù e i monaci dei monasteri che si trovavano dentro le mura del Cremlino.

La casa comune dei bolscevichi

Nel marzo del 1918 il governo dei bolscevichi riportò la capitale del Paese a Mosca. L’operazione fu preceduta dall’arrivo dei capi del partito che, con la massima riservatezza, soggiornarono in alcuni alberghi prima di insediarsi al Cremlino, scelto da Lenin stesso come sede del governo. Le abitazioni furono ristrutturate secondo le esigenze dei nuovi inquilini: “Prima della Rivoluzione il Presidio dei Cavalieri, di fronte al Palazzo dei divertimenti, era abitato da funzionari del Cremlino. Tutto il piano inferiore era riservato al comandante. Il suo appartamento è stato diviso in alcune porzioni.

L’appartamento di Lenin all’interno del Cremlino

L’appartamento di Lenin era separato dal mio da un corridoio. La sala da pranzo l’avevamo in comune. […] L’orologio della Torre Spasskaja è stato risistemato e al posto di “Bozhe, Tsarjá khraní” (Dio, Proteggi lo Zar!”) le campane, lentamente, come riflettendo, ogni quarto d’ora suonavano ‘L’Internazionale’”, ricordava Lev Trotskij. Entro la metà dell’estate 1918 si trasferirono dentro al Cremlino più di 1.100 persone, alla fine 1920 il numero di “inquilini” superò i 2.100. I funzionari, questa volta del regime sovietico, alloggiavano al Cremlino gratuitamente. Di solito l’appartamento comprendeva uno studio, una sala da pranzo, una biblioteca e camere da letto; una per ogni membro della famiglia. Nami Mikojan, moglie del membro del Politburo Anastas Mikojan, così ricordava la vita al Cremlino: “Le antiche scale di marmo erano coperte con una passatoia rossa con dei fiori gialli lungo gli orli. Queste passatoie ‘del Cremlino’ si potevano vedere soltanto negli edifici governativi… La vita al Cremlino pareva isolata da tutto il resto. Sembrava di vivere in un’isola, non era però un’isola lussuosamente esotica, ma piuttosto una confortevole prigione di silenzio, circondata da un muro di fortezza in mattoni rossi”.

Stemmi imperiali staccati dal Gran Palazzo del Cremlino dopo la salita al potere dei bolscevichi. Lo scatto, del 1920, è del celebre fotoreporter Viktor Bulla

Questa scelta di usare il Cremlino come residenza del governo in parte era dovuta al deficit delle case a Mosca, ma l’esigenza principale era la sicurezza: “Il Cremlino era totalmente deserto. Di fronte all’arco della torre Borovitskaja (vicino al ponte Bolshoj Kamennyj) c’erano le guardie… Potevano entrare senza fermarsi soltanto le macchine dei membri del Politburo. Se sulla macchina viaggiavano dei familiari, anche se abitavano dentro il Cremlino, l’autista doveva fermarsi a destra dell’arco, le guardie controllavano i documenti e telefonavano all’ufficiale che era di turno. Quando poi si accendeva il semaforo verde e veniva azionato il segnale acustico, la macchina poteva proseguire. […] I membri delle famiglie che abitavano al Cremlino avevano un apposito tesserino, stampato su carta speciale, con la foto dell’intestatario, il suo nome completo e la firma del comandante del Cremlino. Sulla copertina della tessera, di color rosso, era scritto in rilievo “Cremlino”. Le guardie conoscevano ogni singola persona e i nomi di tutti…”, scrisse Nami Mikojan. Fino al 1955 tutti i musei del Cremlino rimasero chiusi ai turisti.

La “Casa sul Lungofiume”, edificata nel 1931 su progetto dell’architetto Boris Iofan (1891-1976) per ospitare l’élite sovietica (molti suoi inquilini furono vittima delle repressioni staliniane negli anni successivi). È un superbo esempio di architettura costruttivista

Nel 1931 fu ultimato il progetto della celebre “Casa sul lungofiume”, costruita per i funzionari degli organismi governativi. Poco dopo, una notevole parte di coloro che occupavano appartamenti al Cremlino, andò ad abitare in questo nuovo palazzo. Tuttavia lo “sfratto” andò avanti per parecchi anni. l’ultimo a lasciare il Cremlino, nel 1962, fu il maresciallo dell’Unione Sovietica Kliment Voroshilov.

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