Un Bari solido e cinico, soffrendo, vince anche a Brescia

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Foto SSC Bari

Sei sconfitte consecutive, undici giornate senza vittoria, un punto su nove gare, penultima nella classifica di sconfitte patite (ben dodici), squadra con il maggior numero di reti subite, quarto cambio di allenatore, crisi, penultimo posto, un sei a due dell’andata, poi la discesa a picco in classifica, e infine l’alibi del non saper come si sarebbe schierato in campo a causa dell’avvento del nuovo allenatore, insomma gli ingredienti per confermare il Bari squadra votata alla risoluzione delle crisi avversarie c’erano tutti. Ed invece non è andata così. Il Bari ha sfatato questa fastidiosa etichetta che lo ha sempre contraddistinto nella sua lunga storia sfoderando una bella prestazione.

Una vittoria di grande importanza che mette il punto esclamativo sulle ambizioni della squadra o quanto meno su quelle che si nascondono dentro la forza della squadra e della società nonostante i proclami di basso profilo di Roccaraso.

Al di là del secondo posto raggiunto insieme al Genoa (lo scriviamo prima della gara contro la Spal), mette davanti al fatto compiuto il Bari che non può e non deve più nascondersi, di diritto si candida alla promozione diretta o quanto meno al raggiungimento dei primi posti dei playoff che gli farebbero evitare le fasi preliminari.

Questa è una squadra meravigliosa che vince sette gare in trasferta, un dato che ci rievoca la struggente stagione di Antonio Conte, è una squadra capace di allontanare l’idea di risolvere le crisi altrui, ha affondato il Brescia con cinismo, ha stretto i denti quando c’era da soffrire, ha colpito quando c’era da colpire e ha affondato quando c’era da chiudere la gara anche se pure oggi non sono mancate le sofferenze. Del resto da una squadra con l’acqua alla gola era da mettere in preventivo, in fondo anche il Brescia ha avuto le sue (poche) occasioni per far gol, ma un po’ il solito San Caprile, un po’ i difensori che si sono immolati sui tiri lombardi, un po’ le testoline dei difensori, oggi finalmente vincenti, hanno fatto si che il Bari portasse a casa la vittoria, una vittoria da grande squadra.

L’unico rammarico crediamo non sia quello di aver perso punti in casa con Ascoli e Perugia ma forse è quello di aver perduto in casa col Genoa dove anche non perdendo le cose si sarebbero messe ancora meglio, ma non si può avere tutto dalla vita.

Per il resto, con un Bari al virtuale secondo posto, signori cari, non gli si può dir nulla se non applaudirlo. Tutt’al più è lecito e deontologico elevare qualche fisiologica critica quando riteniamo di farlo perché il giornalismo, per noi, è questo: essere super partes, criticare quando c’è da criticare, applaudire quando c’è da applaudire, descrivere il presente. E oggi, col secondo posto in tasca, non possiamo dire nulla se non evidenziare i soliti limiti che ci auguriamo non precludano la strada alla promozione. Quei tanti gol subiti su cross non si possono nascondere, così come non possiamo nascondere che questa squadra non riesca a vincere con le “big”, saremmo poco credibili e disonesti nel non evidenziarli, così come certe prestazioni sotto tono di qualcuno. E anche oggi non tutto è andato per il meglio, si è sofferto troppo contro la penultima in classifica, ma la vittoria alla fine mette tutti a tacere – noi inclusi – e mette la proverbiale polvere sotto il tappeto. Ci sta.

Una vittoria giusta, sporca, senza il supporto di Cheddira ma trovata con altre soluzioni. E’ anche “da certi sguardi – cantava Battiato – che si intravede l’infinito”. E non aggiungiamo altro.

Schiedler ha dato un calcio alle critiche, nel momento del bisogno c’è sempre. Tre gol li ha comunque segnati fino adesso in 737 minuti giocati (compresi i recuperi), è in fase di crescita, su un corner è stato lui a svettare, l’impegno è fuori dubbio. Grande la sua generosità, lui serve sempre in qualche modo anche se ci aspettiamo tutti che sfondi e che dimostri che vale due milioni di euro.

E adesso coraggio, che ce la si metta tutta a rincorrere il Genoa piuttosto che stazionare in zona playoff dei quali tutti noi abbiamo ricordi spiacevoli.

Benedetti è un ragazzo straordinario, molto serio, al suo primo gol in B, sembrava come se ne avesse segnati tanti in carriera, per poco non ha raddoppiato, poi è risultato presente dappertutto in campo.

Il Bari è sempre matricola e non possiamo pensare che debba dettar legge nel campionato. Quello che sta facendo è grandioso. Mignani è un bravo allenatore e si sta confermando crescendo di gara in gara dimostrando il suo valore. Anche oggi i cambi li ha azzeccati.

Ora c’è lo sprint finale, ci sarà bisogno di tutti e tutti sembrano rispandere “presente”. Con tanti saluti a Cellino e ai suoi ridicoli anatemi.

Massimo Longo

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