Il libro per bambini di Alessandra Polidori “Come il cammello diventò dromedrario”

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Recensione a cura della giornalista pubblicista Ilaria Solazzo.

La scrittrice Alessandra Polidori è nata a Perugia, ma si è trasferita per motivi di studio prima in Inghilterra, quindi in Belgio e infine a Parigi dove ha vissuto negli ultimi tre anni. Scrive da sempre, ma solo dopo la laurea e differenti impieghi ha deciso di dedicarsi professionalmente alle pubblicazioni. Questo è il suo primo libro pubblicato con la casa editrice Bertoni, affiancata da Marika Banci, una bravissima illustratrice, laureata in lettere e in Progettazione grafica all’ISIA di Urbino.
“Come il cammello diventò dromedario” racconta la storia di una strana amicizia tra chi frequenta le stesse dune nel vasto deserto, ma viene da mondi differenti. Jangwa è un cammello, Nadir è un bambino con un compito molto importante: salvare il suo villaggio rimasto, purtroppo, senz’acqua. Per fare questo però ha bisogno di un cammello, anzi della sua gobba (per di più la sua preferita!). Sulle prime Jangwa non è molto convinto di volerlo aiutare, ma una volta nel villaggio non solo cederà ma acconsentirà a cambiare nome e diventare, appunto, un dromedario. Una storia breve, ma intensa che ha in sé dei valori importanti: amicizia, altruismo, integrazione. Il messaggio è che il mondo umano dovrebbe mostrare più rispettò e gratitudine verso quello animale che così tanta importanza ha nella nostra vita quotidiana. L’antica amicizia tra animale e uomo accompagna l’esistenza della nostra specie, come sanno bene i malati e i poeti. A una riflessione attenta, infatti, appare chiaro come l’identità umana sia intimamente costituita dall’essere ferini. Prima di pervenire al pensiero siamo animali che sentono e entrano in contatto. La relazione è infatti esperienza di Inter corporeità. Solo se le parole sono generate dal corpo ne raggiungono un altro e creano relazioni. L’animale ci riporta alla valore primo dell’incontro, fondamento e garanzia di ogni altra interazione. Gli umani entrano in contatto con l’ambiente partendo dall’universo delle sensazioni, delle vibrazioni, dei sensi. È’ da li che deve far emergere la genuina intenzionalità di contatto che permette ad ogni umano di raggiungere integrità e pienezza. Il bambino sa che può fidarsi dell’animale perché ambedue vivono e parlano lo stesso silenzio, il linguaggio delle sensazioni e delle vibrazioni: per questo si capiscono senza parole. Queste ultime – dominio degli adulti, arduo punto di arrivo per i piccoli – non sono necessarie con gli animali che perciò diventa mediatore privilegiato nella terapia con i bambini e tutti coloro che vivono il parlare come impresa impossibile.

Il dromedario (Camelus dromedarius Linnaeus, 1758), chiamato anche cammello arabo o cammello africano, è un artiodattilo della famiglia dei Camelidi, diffuso in Asia, Africa settentrionale e, per intervento umano, anche in Australia (nel Medioevo anche nella Sicilia musulmana e in al-Andalusia). L’origine del nome proviene dall’antico greco dròmas, dromàdis (“corridore”). L’uomo iniziò ad addomesticarlo circa 4.000 anni fa.

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