Abbattuti palloni russi su Kiev. Stoltenberg: “Produrre più armi, è una guerra di logoramento”

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Il presidente polacco, Duda: “Quest’anno spenderemo il 4% del Pil in Difesa”. Per l’Alleanza il 2% di spesa in questo settore non è più l’obiettivo ma il punto di partenza. Von der Leyen: “Putin costretto a vendere le riserve di oro, l a guerra si decide tra primavera ed estate “. Borrell: “L’Onu promuova colloqui di pace”

© Kenzo TRIBOUILLARD / AFP – Jens Stoltenberg

 

AGI – Le autorità ucraine hanno annunciato di aver individuato e abbattuto nei cieli sopra la capitale diversi palloni che ritengono siano stati lanciati dai russi per “rilevare e logorare le nostre forze di difesa aerea”. I detriti verranno analizzati, hanno aggiunto. La presenza dei palloni ha fatto scattare l’allarme missilistico a Kiev. Per il portavoce delle forze aeree Yuriy Ignat, Mosca usa i palloni che “non costano praticamente nulla” per logorare le difese ucraine.

Nato: “Produrre più armi”

È una guerra di logoramento. E per vincerla servono più armi. Servono all’Ucraina ma servono anche agli Stati occidentali per ricostituire le scorte che vanno esaurendosi. La Nato chiede agli alleati di produrne di più e di spendere di più per la Difesa. Il 2% non è più l’obiettivo ma è il punto di partenza. E diversi Stati, a partire da Germania e Polonia, confermano che il 2% non è più una soglia sufficiente per garantire la necessaria sicurezza contro il rischio di attacco diretto dalla Russia.

Altri, tra cui l’Italia, tuttavia richiamano alla difficoltà di riuscirci in tempi stretti, anche alla luce dei limiti imposti dalle regole fiscali dell’Unione europea. La riunione dei ministri della Difesa, nel quartier generale a Bruxelles, si è chiusa con una questione aperta e che verrà affrontata a livello di leader al summit di luglio a Vilnius, in Lituania. “Là fuori c’è un grande bisogno di fornire munizioni all’Ucraina. È una dura guerra di logoramento e una guerra di logoramento è una guerra di logistica”, ha spiegato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, che già lunedì aveva lanciato l’allarme.

L’Ucraina consuma più munizioni di quanto i Paesi della Nato riescano a produrre. I tempi di attesa sono passati da 12 a 28 mesi”, aveva avvertito. E oggi i ministri hanno affrontato il punto. “Gli alleati concordano sulla necessità di lavorare fianco a fianco con l’industria della difesa per aumentare la nostra capacità industriale. Siamo pronti e stiamo rivedendo gli obiettivi di capacità della Nato per le scorte di munizioni. E accolgo con favore gli importanti progetti multinazionali concordati oggi”, ha confermato l’ex premier norvegese. Tra questi vi è “un progetto sul deposito di munizioni, che sosterrà il preposizionamento e lo stoccaggio“.

“Gli Stati Uniti, la Francia hanno firmato contratti ma anche altri alleati – Germania, Norvegia – e ce ne sono anche altri che hanno già firmato contratti con l’industria della Difesa, il che significa che la produzione sta ora accelerando. E ciò sta fa una grande differenza. In parte è possibile aumentare la produzione dalle fabbriche esistenti ma ovviamente è necessario anche fare investimenti che richiederanno più tempo”, ha evidenziato Stoltenberg. Ovviamente non può esserci aumento di produzione senza un aumento di ordini e di conseguenza un aumento della spesa militare.

Abbiamo bisogno dell’immediato impegno a spendere almeno il 2% del Pil. Ovviamente si tratta del minimo, basta guardare alle necessita’ di munizioni, difesa aerea, addestramento, disponibilità o capacità elevate”, ha chiarito Stoltenberg. La soglia del 2% entro il 2024 fu decisa nel 2014 (tempi di pace).

Stoltenberg ha fatto intendere che probabilmente il dato verrà rivisto al summit di Vilinius, senza tuttavia fornire il nuovo target. “Intanto va stabilito che il 2% è il minimo, non il massimo da raggiungere”. Diversi Paesi già spendono di più. Il presidente polacco, Andrzej Duda, ha annunciato che da quest’anno “la spesa militare sarà oltre il 4% del Pil“. Il ministro della difesa tedesco, Boris Pistorius, ha confermato che “spendere il 2% non basterà” per rispondere alle esigenze attuali.

Ma non tutti possono permettersi il lusso bellico. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha posto la questione ai colleghi. “Se l’impegno che pretendono molti alleati Nato è quello di raggiungere cifre del 3-4%, alcune nazioni sono già al 4%, io ho parlato di una difficoltà in Italia già di raggiungere l’obiettivo che ci siamo dati, e che tutti i Governi hanno dichiarato di voler raggiungere, del 2%. Perché bisogna essere seri e non si può venire qui e raccontare cose diverse. Quindi ho raccontato quali erano le problematiche italiane di collegare quel 2% al bilancio che il Paese deve approvare ogni anno e alle regole che l’Europa impone collegate a quel bilancio”, ha evidenziato.

“Io mi sono permesso d’inserire nel dibattito, anche se non era questo il tavolo, il tema di coniugare il tema del 2% con i limiti dei parametri europei che obbligano ad altri tagli. Per cui ho posto un tema che riguarda gli alleati della Nato che sono parte dell’Ue”, ha spiegato.

Gli Stati Uniti fanno gli Stati Uniti, che alla Casa Bianca ci sia Donald Trump o Joe Biden poco cambia. Il segretario alla Difesa, Llyod Austin, ha annunciato che “al vertice di Vilnius di luglio i leader alleati concorderanno un nuovo impegno d’investimento nella difesa per garantire che l’Alleanza abbia le risorse per realizzare i nuovi piani di difesa”. Insomma il 2% è un obiettivo che ormai appartiene al passato.

 

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