La diffusione ( e i pericoli) della truffa del “falso nipote”

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Alessandro Mennini, dirigente della sezione reati contro il patrimonio della Squadra Mobile di Roma, spiega all’AGI come funziona il raggiro che oggi sta prendendo piede in tutta la Penisola

di Edoardo Izzo

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ZUMAPRESS.com / AGF – Anziano disperato

 

AGI – “Le truffe agli anziani con la tecnica del ‘falso nipote’ sono un fenomeno in crescita, parliamo di cinque tentativi al giorno nella Capitale che equivalgono a oltre 100 al mese, visto che nei fine settimana i truffatori tendono a operare meno”. Lo spiega all’AGI Alessandro Mennini, dirigente della sezione reati contro il patrimonio della Squadra Mobile di Roma. Mennini, 42 anni, è da 7 a capo della sezione che si occupa di furti, rapine e truffe. Queste ultime, in particolare, sono un fenomeno in netta crescita visto che, fino a poco tempo fa, i tentativi erano uno al giorno nella Capitale e oggi sono diventati ben cinque. C’è anche da dire che “Roma come estensione territoriale vale le prime 9 città italiane messe insieme”, spiega Mennini. Quindi è normale che i tentativi di truffa siano di più.

Le vittime

Si tratta di anziani, spesso over 80, iper fragili e soli. Sono loro le persone più colpite dalle bande di truffatori“, spiega Mennini. “I truffatori si presentano come ‘nipoti’ al telefono e raccontano di avere problemi economici o con la giustizia. Dicono di aver bisogno di soldi subito e che un amico verrà a prendere il denaro. Tengono l’anziano al cellulare fino a quando il complice non è lì, proprio per evitare che questo possa ragionare e magari ripensarci chiamando un altro parente”, spiega l’investigatore.

Come ci si può difendere?

“Il mio consiglio è quello di non rimanere soli in casa. Farsi scudo con i familiari o un badante. Non aprire mai agli sconosciuti e, anche al telefono, pensare una volta in più. È difficile, soprattutto quando si è soli, ma bisogna farlo”, dice Mennini. “I truffatori giocano sugli affetti degli anziani che, quando a essere toccato è un loro caro, farebbero qualsiasi cosa“, ragiona il 42enne che, prima di dirigere la sezione della Mobile, era nei Falchi.

“Altre volte, quando non si presentano come nipoti, dicono di essere tecnici di Acea o impiegati delle Poste. Li’ va fatta un’altra cosa: prima di aprire si dice alla persona ‘aspetti che chiamo l’ente e verifico’. A quel punto scappano, è matematico”, spiega. “Bisogna dire che, di norma, Acea ad esempio non manda mai personale sul posto senza raccomandata via mail o un preavviso. C’è da dubitare quindi fortemente se qualcuno suona il campanello dicendo di essere dipendente di quell’azienda”, dice Mennini.

Dai Rolex alle truffe agli anziani

Si è passati alle truffe di questo tipo, fenomeno in crescita, dalle rapine di Rolex che, ad esempio, sono oggi meno al centro delle nostre indagini per motivi diversi. Sicuramente abbiamo operato bene arrestando un po’ di persone, ma c’è anche un’altra motivazione: le pene previste dal codice penale“, aggiunge l’investigatore della Squadra Mobile.

“Per la rapina di Rolex si rischiano 8 anni di carcere e spesso si va armati. Nelle truffe non ci sono pistole e la misura cautelare è al massimo quella degli resti domiciliari”, dice. Un’altra musica per i malviventi che rischiano meno andando, alle volte, a guadagnare di più.

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