Vecchia lettera sulle scie chimiche a Roma

Lazio

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Pensate un po’, undici anni fa ero già un mezzo complottista. Guardate che cosa scrivevo.
“La mattina del 17 ottobre, verso le ore 8, nel cielo azzurro di Roma c’erano poche nuvole, e moltissime scie chimiche rilasciate, secondo alcuni, da aeroplani americani che fanno esperimenti nel nostro Paese. Secondo altri si tratta di normali gas di scarico.

Non so chi abbia ragione, però quelle sostanze bianche sono rimaste per molto tempo sospese nell’aria. E poi, ovviamente, piano piano sono scese sulle nostre case, nei giardini e negli orti, e sulla nostra pelle. Certamente sono entrate nei nostri polmoni, aggiungendosi a tutte le porcherie che continuamente assorbiamo. I cittadini forse avrebbero diritto a parole chiare sulla presenza, non tutti i giorni e non sempre in tale quantità (come mai?) di queste graziose persistenti nuvolette nel nostro cielo.

Lavorando un po’ con la fantasia, mi è venuto da pensare che quelle sostanze, come un farmaco, servano a tener buona la popolazione, a non farla agitare troppo, ad evitare che i cittadini, continuamente tartassati, prendano i forconi. La calma e la pazienza degli italiani, infatti, è sorprendente. Ogni tanto qualche disperato si toglie la vita, si dà fuoco, ma la gente non sembra preoccuparsene molto. Un simpatico signore che cura un blog molto frequentato (Reset Italia), e che si fa chiamare Fratel Maghetto, ha proposto la “rivoluzione dei nasi rossi”: scendere tutti in piazza con un finto naso rosso come i pagliacci del circo. Almeno questo! Però io non dico un piccolo forcone, ma almeno una forchetta per infilzare il grasso sedere di qualche politico disonesto, me la porterei”.
Facevo forse ipotesi sbagliate, ma era pur vero che le scie chimiche non erano pura fantasia. La lettera era firmata Veronica Tussi, una delle mie collaboratrici immaginarie, ed uscì su Libero il 23 ottobre 2012, col titolo: “Strane scie nel cielo della Capitale”. Complimenti al giornale che pubblicò.
Renato Pierri

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