Pirateria informatica e priorità degli investimenti pubblici

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Questa mattina saranno verificati i danni provocati dagli attacchi dei pirati informatici alla rete.

Soprattutto nella sanità.

I programmi informatici usati da quasi tutte le aziende sanitarie non hanno eseguito gli aggiornamenti necessari,  per evitare questi tipi di attacchi.

Lo stesso problema però riguarda moltissimi enti pubblici come Comuni, Regioni, Università e Ospedali.

Termini fino a tempo fa inesistenti come ransomwarephishingcryptojackingdarknet indicano però minacce sempre più gravi , che viaggiano invisibili lungo i cavi e sono “letti” nei chip dei computer di tutto il mondo.

È già successo in passato, esattamente sei anni fa con il virus WannaCry che mise in ginocchio interi Stati.

Anche stavolta l’attacco è stato condotto con un RANSOMWARE, che viene tradotto come “virus del riscatto”, e che entrano nei computer, criptano i file rendendoli inaccessibili, per poi chiedere ,  a chi è colpito di pagare una somma quasi sempre in bitcoin per riottenere i files o la chiave di decrittazione indietro.

Raccontiamola brevemente la storia di WannaCry che potrebbe aiutare molto a comprendere anche un pezzo delle nuove guerre.

IL virus utilizzava strumenti di pirateria informatica messi, a punto dalla National Security Agenzia (NASA), per spiare società e governi stranieri, ma alcuni hackers (?) li avevano sottratti e venduti sul mercato nero, il famigerato Dark Web.

Gruppo che si faceva chiamare Shadow Brokers: restarono “contaminati” moltissime aziende come la banca cinese centrale, le ferrovie tedesche, la Renault.

Una grandissima quantità di prenotazioni e di biglietti pagati furono cancellate al pari di prenotazioni.

Un caos totale.

Allora come stavolta le stesse domande: sono servizi segreti stranieri? Bande di criminali informatici che vogliono soldi? Chi ha creato questo nuovo virus?

Come dimenticare l’intrusione dei servizi segreti russi nei sistemi informatici del Partito Democratico USA nel 2016, durante le elezioni presidenziali?

Dalla vicenda di ieri ancora una volta è possibile dedurre , che il Web è potere oltre che comunità.

È il sistema arterioso che mette in comunicazione in un unico organismo collegando tutti gli abitanti del mondo (almeno potenzialmente tutti !!) , ma che senza contromisure questi cittadini del Mondo diventano ancora più manipolabili.

Bisogna tenerlo sempre bene in mente e ancor più emerge la necessità , che le classi dirigenti abbiano bene in mente la priorità degli investimenti,  soprattutto quelli pubblici nel tempo delle risorse scarse e della competizione tra Stati e tra continenti.

La sicurezza informatica è diventata cruciale, per proteggere i nostri dati scambiati in rete.

Numero di accesso di carte di credito, password, messaggi inviati , in chat protetti da sistemi crittografici complessi sono comunque vulnerati come dimostra l’attacco di ieri.

L’unica soluzione , ma ancora da attuare e che renderebbe impossibile la vita ai pirati informatici è la comunicazione quantistica impostata sul qubit (quantum bit).

La particolarità,  che spiegheremo in un altro articolo è che il bit classico, quello usato si fonda su due valori numerici distinti,  0 oppure 1.

IL qubit si può trovare in una “sovrapposizione” quantistica , tra i due stati zero e uno.

Anticipo solo che la “distribuzione quantistica di chiave” (QKD) consente la creazione di una sicura e condivisa chiave,  in cifre tra utenti.

Sicurezza garantita dalle non facili, comprensibili leggi della meccanica quantistica.

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