L’eurodeputato irlandese che si schiera con l’Italia sulle etichettature del vino

Economia & Finanza

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A Strasburgo e Bruxelles lo conoscono tutti. Mick Wallace, irlandese classe ’55; capelli bianchi, lunghi (raramente pettinati), mai in giacca e cravatta, è noto per le sue prese di posizione. E questa volta ha deciso di combattere contro l’Irlanda sulle bottiglie degli alcolici, vino compreso

L’eurodeputato Mick Wallace

 

AGI – A Strasburgo e Bruxelles lo conoscono tutti. Ma soprattutto lo riconoscono tutti: l’eurodeputato della Sinistra, Mick Wallace, irlandese classe ’55; capelli bianchi, lunghi (raramente pettinati), mai in giacca e cravatta, quasi sempre a maniche corte, spesso con i sandali ai piedi, è noto per le sue prese di posizione. E questa volta ha deciso, da irlandese, di allearsi all’Italia contro l’Irlanda sulle etichette sulle bottiglie degli alcolici, vino compreso. Non è un dettaglio che lui stesso produca vino, in Piemonte. “Sono anche tifoso del Torino, guardi anche ora indosso la maglia granata”, mostra il politico durante la sua intervista all’AGI.

Tornando al vino, “l’etichetta l’accetto solo se la mettono su tutti i prodotti perché, in base allo stesso principio, potenzialmente è tutto dannoso. Altrimenti non c’è parità di condizioni”, critica Wallace.

“Penso che noi irlandesi, come voi italiani, amiamo il cibo, il vino, il relax, il divertimento, passare il tempo in modo piacevole. Abbiamo molto in comune. Poi, certo, voi avete un clima fantastico, in Irlanda piove tantissimo: nella costa est piove un giorno su tre e nella costa ovest due giorni su tre. Anche in Italia c’è la pioggia, ma solo in brevi periodi. L’Italia è per me il miglior posto al mondo dove godere del cibo e del vino e mi piace provare il vino di ogni Regione. Per me l’Italia è semplicemente meravigliosa”, motiva la sua scelta di schieramento. “Oltretutto ho una sorella che vive a Torino da anni, ci vado sempre”.

E non mancano occasioni per degustare un buon bicchiere di vino. “Lo produco anche io, poche quantità però, a uso personale come si direbbe. E’ il Dolcetto (non è pubblicità, non lo vendo). E’ il vino che si potrebbe bere a pranzo, anche se poi si torna al lavoro, perché si può bere e si è in grado di lavorare”, spiega Wallace che evidenzia con piacere anche di comprare dall’Italia i vini per la sua enoteca a Dublino, dove si rifiuta di persino di vendere alcune bevande frizzanti analcoliche. “Io un gran buon amico di Neive, vicino ad Alba, da cui compro il vino per la mia vineria in Irlanda perché fa degli ottimi vini”.

Quindi sbaglia l’Irlanda a voler allertare contro la pericolosità dell’alcol? “E’ una proposta popolare tra i media, in linea con i tempi del ‘politcally correct’. Una mossa facile per il Governo perché nessuno farebbe mai opposizione in un Paese dove è vero che ci sono troppe persone che muoiono di cancro e troppe persone che abusano di alcol”, ammette Wallace.

“Dunque, mettere un’etichetta sulle bottiglie, così come avviene per le sigarette, non è di per sé una pazzia. Ma allo stesso tempo manca equilibrio, perché noi abbiamo diversi problemi. Prendete le bibite gassate, sono dannose e terribili per la salute. Perché non le si mette al bando? Consideriamo il cibo: consumiamo sempre più cibi surgelati, cibo confezionato, non c’è educazione sul consumo di cibo, non c’è formazione nelle scuole sui dolciumi o sull’uso di verdura fresca. E poi la carne. Mangiamo sempre più carne e anche la carne è legata al cancro. Metteranno l’etichetta sulla confezione di carne che dice che può provocare il cancro? No che non lo faranno, perché la lobby della carne è forte. Mentre non c’è una lobby del vino in Irlanda perché non lo produciamo, lo importiamo”, spiega il politico.

“Siamo seri e chiari sulla salute delle persone. In Irlanda abbiamo una popolazione di 5 milioni di abitanti, ma lo Stato irlandese paga oltre 3,5 miliardi all’anno per i problemi dell’abuso di alcol. Allo stesso tempo, però, non educhiamo i ragazzi nelle scuole all’abuso di alcol. E non sosteniamo abbastanza lo sport. Lo sport è uno strumento brillante contro l’abuso di alcol, ma noi stanziamo meno di 100 milioni all’anno. L’Irlanda è il penultimo Paese nell’Ue per finanziamenti pro-capite alle attrezzature sportive e alla promozione dello sport. Dunque, paghiamo per l’abuso di alcol a 3,5 miliardi, ma non possiamo dare 100 milioni per la promozione dello sport nel Paese? E’ pazzia”, prosegue ancora. “Oppure consideriamo l’obesità, costa un miliardo all’anno allo Stato irlandese, e anche contro l’obesità sarebbe importante lo sport. Ma ci si rifiuta di investire nello sport”, sottolinea.

“Le persone che bevono troppo vino rappresentano un problema, non fa bene bere troppo, anche se un uso moderato dell’alcol con il cibo, penso sia benefico per la salute. Ma il governo ha ragione a dire che l’abuso di alcol è un grande problema. Ma cosa pensate che succeda se diciamo ai produttori in Italia che bisogna apporre una etichetta speciale per quel vino che va in Irlanda, un’etichetta che dica che il vino ha un impatto sulla salute? Succederà che i piccoli produttori non lo faranno e lo faranno solo i grandi”, prosegue Wallace.

“Al momento è già abbastanza grave che il 95% del vino che arriva in Irlanda non sia buono. Quello buono viene prodotto dai piccoli produttori e saranno i piccoli produttori i più colpiti da una misura simile, non i grandi. Mentre sono proprio i piccoli produttori che dovremmo aiutare e sostenere”, puntualizza. “Una cosa meravigliosa del vino italiano, specialmente dei piccoli produttori, è che il tipo di vino davvero buono è quello fatto di una sola uva, un solo vitigno, e senza l’uso del legno. Una sola uva, niente legno, e questo è il miglior vino, prodotto dai piccoli produttori. Quindi è molto importante che non ostacoliamo la loro abilità di vendere vino in Irlanda”, conclude.

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