“Fu l’insonnia a spingere Ratzinger alle dimissioni”

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La rivista tedesca Focus rivela una lettera di Benedetto XVI al suo biografo nel quale viene raccontato come i disturbi del sonno gli avessero reso sempre più difficile svolgere le sue funzioni di pontefice
Ratzinger

 

AGI – Il tormento di una costante insonnia, che da anni lo costringeva ad assumere farmaci sempre più forti, fu la “ragione principale” che spinse Benedetto XVI alla clamorosa decisione, nel 2013, di lasciare il soglio di Pietro. A rivelarlo una lettera inviata da Joseph Ratzinger al suo biografo Peter Seewald, del quale è entrata in possesso la rivista tedesca Focus.

Il Papa emerito raccontava nella missiva, scritta poche settimane prima della sua morte, di aver sofferto di disturbi del sonno quasi “continuamente” dall’inizio del suo mandato al vertice della Chiesa cattolica, nel 2005, e di essere riuscito a svolgere le sue funzioni grazie alle pillole “forti” prescrittegli dal medico. A un certo punto, spiegava Ratzinger, l’efficacia dei farmaci, però, “raggiunse i suoi limiti”. E ad accelerare la scelta delle dimissioni fu un episodio specifico.

Nel marzo 2012, durante il viaggio in Messico e a Cuba, la prima mattina Benedetto trovò il suo fazzoletto “completamente inzuppato di sangue”. “Dovevo aver colpito qualcosa in bagno e sono caduto”, raccontò Ratzinger nella lettera a Seewald. In seguito all’incidente, il suo medico spinse per una “riduzione” dell’uso di sonniferi e insisté perché l’allora Papa partecipasse solo agli eventi mattutini durante i futuri viaggi all’estero. Al teologo tedesco fu subito chiaro che tali restrizioni sarebbero state compatibili con il suo ruolo solo “per un breve periodo”.

L’annuncio di Benedetto, primo pontefice in quasi sei secoli a lasciare, giunse così prima della prevista visita in Brasile e scioccò il mondo intero. Ratzinger, assunto il titolo di Papa emerito, avrebbe continuato a vivere in Vaticano, vicino al suo successore Francesco. Con il tempo le sue apparizioni pubbliche iniziarono a diradarsi, di pari passo con il peggioramento delle sue condizioni di salute, fino ad annullarsi del tutto nei mesi che precedettero la sua morte, giunta all’età di 95 anni.

 

 

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