Una vita tra i morti

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Esiste anche l’aberrazione abitativa, ma pochi lo sanno. Una realtà sconcertante che si è diffusa nel mondo civile di una capitale. La città dei morti, è così definito il  cimitero monumentale del Cairo, abitato da circa ottocentomila persone che hanno occupato le cappelle funerarie adibite alla sepoltura dei defunti,  facendone le loro abitazioni permanenti. Non è comunque uno strano caso dei nostri giorni, infatti già nel XIV secolo esistevano già le abitazioni tomba usate dai più bisognosi come riparo, ma poi con l’esplosione demografica ed  il fallimento delle politiche di edilizia popolare, una moltitudine di poveri ha occupato abusivamente le camere mortuarie e le piccole stanze costruite originariamente per ospitare i pellegrini e i guardiani dei mausolei. Pur essendo classificato al diciannovesimo posto nella lista degli slums, ossia delle baraccopoli, più grandi del mondo, la città dei morti si differenzia notevolmente dalle caratteristiche più tipiche degli altri luoghi della povertà per il particolare fenomeno di coabitazione tra vivi e morti, oltre che per la grande valenza storico architettonica del luogo, che lo rendono un caso unico al mondo. Le bidonville sono totalmente assenti, i nuclei abitativi non sono sovraffollati e il cimitero ha un impianto ordinato e riconoscibile. L’aridità del clima è il terreno privo di umidità hanno reso questi luoghi salubri a differenza degli altri luoghi cimiteriali. Resta comunque il fatto che questa particolare coabitazione ha i suoi problemi, infatti ” vivere in una tomba ” rappresenta una condizione di assurdità e tabù per il resto della città cairota che vede il cimitero come l’estremo e degradato margine della città. Molte aree sono state irrimediabilmente compromesse da sgombri e demolizioni, lasciando il campo a nuove è redditizie speculazioni edilizie. Il luogo viene considerato dalle autorità come un luogo pericoloso e con alto livello di criminalità, per questo inaccessibile ai turisti e spesso anche agli studiosi. Gli slums sono  delle aree urbane caratterizzate da condizioni di vita estremamente precarie, spesso sovraffollate,  caratterizzate da estrema povertà,  dalla mancanza di servizi igienici e di  qualsiasi infrastruttura di base.  Spesso la  rapida urbanizzazione, determina la costruzione di queste baracche con materiali di fortuna, la migrazione rurale verso le città e la mancanza cronica di alloggi adeguati per la popolazione a basso reddito ne determinano la crescita. In molte città in via di sviluppo, gli slums costituiscono una parte significativa dell’ambiente urbano e rappresentano sfide importanti in termini di povertà, accesso ai servizi e qualità della vita. Questi luoghi sono di fatto la denuncia delle ingiustizie sociali e della mancanza di una politica di stato indirizzata verso i più deboli ed a quella necessità di umanizzazione, tanto ostentata dai solidali organismi che con nove euro al mese promettono di risolvere ogni dramma della vita.

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