Anche il Washington Post taglia il personale

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Per ora si tratta “solo” di 20 persone, un numero decisamente inferiore alle attese dopo che circa un mese fa l’editore aveva annunciato l’intenzione di eliminare una “buona percentuale” dei circa 2.500 dipendenti
© BRENDAN SMIALOWSKI / AFP

AGI – Nel bel mezzo di un’ondata di tagli di posti di lavoro che si sta abbattendo nei settori della tecnologia e dei media nel corso delle ultime settimane, le riduzioni a lungo attese e confermate martedì al Washington Post caratterizzano un periodo di massima incertezza nel settore. Per ora si tratta di 20 dipendenti della redazione, persone dello staff, numeri che vengono giudicati inferiori alle attese.

Infatti, poco più di un mese fa, a metà dicembre, l’editore del Post aveva annunciato l’intenzione di eliminare una buona percentuale del suo personale, costituito da 2.500 addetti, spiegando che “non può continuare a investire risorse in iniziative che non soddisfano le esigenze dei nostri clienti”.

Quale effetto di queste interruzioni dei rapporti di lavoro, il Post chiuderà la sezione videogiochi, eSport, Launcher, che ha debuttato nel 2019, così come KidsPost, una sezione di notizie rivolta ai bambini. L’editore esecutivo Sally Buzbee ha poi assicurato che “non stiamo pianificando ulteriori eliminazioni di posti di lavoro in questo momento” per affermare poi che i responsabili della redazione hanno cercato di dare la priorità all’eliminazione dei posti di lavoro dei collaboratori eccedenti rispetto al licenziamento dei dipendenti contrattualizzati” e che comunque agli estromessi “è stato offerto aiuto per fare domanda per eventuali nuove aperture dentro la redazione”.

La reazione sindacale è stata immediata: “Riteniamo che qualsiasi eliminazione di posti di lavoro in questo momento – in un momento di continua crescita ed espansione – sia inaccettabile”, è stato il Commento della Washington Post Guild, anche se il quotidiano sottolinea che tutto il settore editoriale sta attraversando una cupa stagione di tagli. Ma per quanto riguarda il Post, si tratta di una brusca inversione di tendenza, anche culturale, “per un’istituzione che tagli e licenziamenti ha cercato per lo più sempre di evitarli”, si legge nell’articolo.

Lo stesso Washington Post che dà la notizia dei licenziamenti scrive anche che Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, “ha trasformato The Post dopo averlo acquistato per 250 milioni di dollari nel 2013, inaugurando anni di investimenti e ambiziosi programmi per raggiungere un pubblico nazionale e internazionale più vasto”, tanto che “la redazione del Post è passata da circa 580 dipendenti a più di 1.000 oggi”. E che gli anni successivi sono stati “un periodo di boom per i media, poiché la candidatura e la presidenza di Donald Trump e successivamente la pandemia hanno sovralimentato il ciclo delle notizie” al punto che il traffico digitale del Post “è aumentato vertiginosamente, raggiungendo 139 milioni di visitatori mensili nel marzo 2020”. Però da allora “molte testate giornalistiche hanno assistito a un notevole calo del pubblico” tanto che nel dicembre 2022, “solo circa 58 milioni di persone hanno visitato le piattaforme digitali del Post” e gli abbonamenti digitali, “che erano cresciuti a 3 milioni entro gennaio 2021, sono scesi a 2,7 milioni entro la fine dello stesso anno”.

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