Il terzo anniversario di Wuhan: viaggio nella città cinese confinata

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Uno studio dell’Università di Pechino stima che nel 2020 “in poco più di un mese siano state infettate circa 900 milioni di persone”. Bilancio a tre anni di distanza dal lockdown

di Alberto Ferrigolo

© HECTOR RETAMAL / AFP

AGI – A Wuhan, in Cina, la pandemia è ancora un ricordo vicino e un argomento molto scottante. Ecco, allora, un ritratto, secondo il Paìs, della città cinese di Wuhan dove sono stati registrati i primi casi di Covid tre anni dopo che le autorità ne avevano decretato la chiusura per fermare il contagio. Il mercato del pesce, ad esempio, non è mai stato riaperto, nonostante il sopralluogo dei ricercatori dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel 2021. E il mercato è ancora recintato e sbarrato.

I fatti si sono verificati con molta velocità tre anni fa

  • il 3 gennaio 2020 le autorità certifica 44 pazienti, 11 dei quali gravi;
  •  l’11 gennaio viene registrato il primo decesso; 
  • il 13 gennaio è confermato un caso in Thailandia, il primo all’estero;
  • il 14, l’Oms indica che “non sarebbe stato affatto sorprendente” che il virus si trasmetta anche tra le persone; 
  • il 20 gennaio Pechino conferma il contagio tra persone
  • tre giorni dopo, il 23 gennaio, le autorità decidono di chiudere Wuhan, città di 11 milioni di abitanti, davanti allo sguardo attonito del resto del mondo

Lunedì 23 gennaio 2023 ricorre il terzo anniversario di quel confinamento che è durato 76 giorni e “ha segnato per sempre i suoi abitanti”, osserva il Paìs, al quale la cittadina Fang Fang, nata a Nanchino nel 1955, dichiara, che “nessuno che non sia di Wuhan può capire cosa stiamo passando qui in città” mentre “la popolazione ha un disperato bisogno di conforto”. La donna si dichiara “totalmente contraria ai massicci test e al continuo allargamento del confinamento” che ha segnato il Paese negli ultimi tempi e “le pratiche di “contenimento e controllo”, prosegue, in molti casi si sono discostate “dalla ragione e dal buon senso” ma “la riapertura era essenziale”, dice. Eppure la donna ammette che “la svolta della politica sanitaria nel freddo dell’inverno ha provocato una tragedia” al punto tale che “molte persone sono morte in questo mese di gennaio a causa della mancanza di medicinali”. Gli ospedali sono stati sopraffatti. I crematori non potevano bruciare tutti i cadaveri. “C’erano necrologi ovunque. È stato terribile”. Ma molti dei contagiati sono già guariti e ora la situazione si sta riprendendo.

A Wuhan, come nel resto della Cina, l’ondata di Covid si è propagata come in un lampo, al punto che uno studio dell’Università di Pechino “stima – si legge sul quotidiano madrileno – che in poco più di un mese siano state infettate circa 900 milioni di persone, quasi i due terzi del Paese” e la maggior parte degli intervistati afferma di “aver incontrato il virus a dicembre”. Nei giorni che precedono il capodanno lunare – celebrato la domenica – la città si anima di gente, si sentono petardi e i ristoranti sono pieni ed è la prima volta in tre anni che la festa più importante del calendario cinese viene celebrata senza restrizioni.

Tuttavia, parlare con le persone dà l’impressione che qualcosa ancora non vada perché di fatto sono ormai tre anni che gli abitanti rispettano le regole ma debbono ancora continuare a soffrire, quindi si chiedono: “Che senso ha tutto questo?”. E di certo non s’aspettano un 2023 migliore.

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