Per il Csm a sorpresa si candida l’avvocato Borrè: “Non è una provocazione”

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È in programma martedì prossimo, 17 gennaio, il primo round per l’elezione – da parte del Parlamento, riunito in seduta comune – dei dieci componenti laici del Csm, anche se la fumata sarà con ogni probabilità, nera
© Pierpaolo Scavuzzo / Agf
– Il Plenum del Csm

 

E’ in programma martedì prossimo, 17 gennaio, il primo round per l’elezione – da parte del Parlamento, riunito in seduta comune – dei dieci componenti laici del Csm, anche se la fumata sarà con ogni probabilità, nera. Oltre duecento i candidati che si ‘disputerannò la partita per la quale i ‘vincentì hanno bisogno di ottenere numeri elevati (la maggioranza dei tre quinti dei componenti).

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Fra questi, a sorpresa, c’è anche l’avvocato Lorenzo Borrè, che ha portato in tribunale più di una volta il Movimento 5 stelle a  difesa dei ricorsi di alcuni attivisti. Fra i curricula di chi ha chiesto di partecipare autonomamente alla scelta dei nuovi componenti dell’organo di autogoverno della magistratura spunta, infatti, anche il suo.

All’AGI che gli chiede se sia una provocazione spiega: “Non è una provocazione, perchè ho per cultura politica e giuridica, il rispetto delle Istituzioni. è semmai una candidatura ‘situazionistà, presentata con la consapevolezza che – come tutte le autocandidature – non ha chance. Forse è in questo senso che si può intendere come provocazione.

Ossia come una chiamata ai membri del Parlamento a uscire fuori dal perimetro di scelta indicato dai partiti e valutare la candidatura di un disorganico, che si è distinto nei quasi trent’anni di carriera professionale nella difesa di posizioni minoritarie, ma di principio: hanno fatto giurisprudenza le cause in cui ho patrocinato il diritto alla libertà di espressione, la tutela del diritto al dissenso, i diritti costituzionali all’interno delle associazioni politiche, senza dimenticare la difesa degli ultimi, dei fuoricasta. Ogni singola formazione rappresentata in Parlamento può identificarsi in uno o più princìpi di quelli che ho difeso nella mia carriera”.

Quanto alle battaglie sulla Giustizia del Movimento 5 stelle che ha sempre difeso alcune riforme come lo ‘spazzacorrottì replica che “Il giustizialismo del movimento pentastellato è stato caratterizzato, in questi 13 anni, da numerosi revirement: ricordo che inizialmente bastava essere iscritti nel registro degli indagati per vedersi preclusa la candidatura. Il M5s col tempo è diventato giustizialista ‘a modo suo: la rilevanza dell’apertura di un procedimento penale nei confronti di un iscritto o addirittura della condanna di un portavoce in primo grado per reati dolosi è rimessa alla valutazione discrezionale dei piani alti del partito.

Quanto al soprannome di ‘spazzacorrottì dato alla legge, già il concetto dello ‘spazzar via non appartiene alla mia cultura giuridica, anche se ovviamente considero la corruzione un gravissimo tradimento, anche morale, della funzione pubblica”. Alla domanda su che cosa cambierebbe se diventasse componente laico del Consiglio superiore della magistratura, risponde: “Sarebbe presuntuoso da parte mia credere di poter cambiare, da solo, il Csm, ma mi piacerebbe continuare l’opera di sensibilizzazione e di critica costruttiva portata avanti da un altro laico, Stefano Cavanna, nella consiliatura che sta terminando”.

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