Fine anno in rosso per le Borse europee, Wall Street chiude col maggior calo dal 2008

Economia & Finanza

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I timori per l’inflazione e i nuovi contagi Covid in Cina spaventano gli investitori che preferiscono vendere. Quest’anno a far calare le quotazioni delle borse è stata la Fed con la sua politica monetaria molto aggressiva di rialzo del costo del denaro, l’inflazione alle stelle, la guerra scatenata dalla Russia nei confronti dall’Ucraina e le rinnovate preoccupazioni per i casi di Covid in Cina

 

Chiusura in rosso per le Borse europee nell’ultima seduta dell’anno. I timori per l’inflazione e i nuovi contagi Covid in Cina spaventano gli investitori che preferiscono vendere. Parigi cede l’1,52% a 6.473 punti, Francoforte perde l’1,56% a 13.851 punti, Londra arretra dello 0,81% a 7.451 punti. A Milano l’Ftse Mib lascia sul terreno l’1,45% a 23.706 punti.

Piazza Affari cede terreno insieme alle altre borse europee e a Wall Street in una mesta fine d’anno, condizionata dai timori per una possibile recessione nei prossimi mesi, indotta dai rialzi dei tassi di interesse. Incidono inoltre le preoccupazioni per la situazione del Covid in Cina e per la mancanza di sbocchi di pace nel conflitto russo-ucraino.

Listino completamente negativo oggi, con Tim che cede il 3,78% con l’affievolirsi della speculazione che puntava su una soluzione del dossier rete unica a breve. Dopo l’incontro tra governo e azionisti saranno necessari invece altri tavoli tecnici d’approfondimento. Giù i titoli dell’energia, con Terna -2,60%, Snam -2,41%, Italgas -2,08%, Enel -1,39%, A2A -1,78%. Tra i petroliferi Eni -2,25%, Tenaris -1,72%, Saipem -1,87%. Nell’industria scendono Pirelli, Leonardo, Prysmian, tra le banche Unicredit tiene con un -0,33%, Intesa giù dell’1,38%, Bper -1,13%.

Sul mercato obbligazionario, si allarga lo spread tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi. Il differenziale chiude a 214 punti, contro i 208 della vigilia. Il rendimento del titolo italiano sale al 4,713% contro il 4,51% della chiusura precedente.
L’euro ha chiuso poco mosso in zona 1,0665 dollari. Continua a rimontare posizioni lo yen, che si è posizionato appena sopra quota 132 contro il biglietto verde e a circa 140,80 contro la divisa unica europea.

Wall Street lima le perdite nel finale ma riesce a centrare un primato negativo: nel 2022 i listini statunitensi hanno segnato il maggior calo dal 2008, anno della grande crisi finanziaria.
Quest’anno a far calare le quotazioni delle borse è stata la Fed con la sua politica monetaria molto aggressiva di rialzo del costo del denaro, l’inflazione alle stelle, la guerra scatenata dalla Russia nei confronti dall’Ucraina e le rinnovate preoccupazioni per i casi di Covid in Cina.

I tre principali indici di Wall Street hanno registrato il loro primo anno in calo dal 2018 quando si concludeva l’era di politica monetaria espansiva della Fed. Gli aumenti dei tassi della Fed hanno aumentato i rendimenti dei Treasury statunitensi e reso le azioni meno attraenti. A New York il Dow Jones ha perso lo 0,22% a 33.147 punti, il Nasdaq lo 0,11% a 10.466 punti, lo S&P 500 lo 0,25% a 3.839 punti.

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