Accolta la richiesta della procura federale belga per l’ex vice presidente del Parlamento europeo arrestata nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione, che coinvolge altri eurodeputati e loro collaboratori in rapporti con il Qatar
di Brahim Maarad
– Eva Kaili
AGI – Avrebbe voluto trascorrere il Natale con la sua bimba di due anni. Non sara’ cosi’: l’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, resta in carcere con l’accusa di corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta Qatargate. Almeno per un altro mese.
Lo hanno deciso i giudici della Camera di Consiglio del tribunale di Bruxelles che oggi si sono pronunciati sulla richiesta di scarcerazione.
“Con ordinanza emessa questa mattina, la Camera di Consiglio ha prorogato di un mese la carcerazione preventiva di E.K.”, e’ stata la risposta del Tribunale. “Se entro 24 ore viene proposto ricorso contro tale decisione, l’interessato comparira’ entro quindici giorni dinanzi alla camera d’accusa presso la Corte d’appello di Bruxelles”, si legge in una nota della procura federale. “Nell’interesse delle indagini, al momento non verranno fornite ulteriori informazioni”, conclude la procura.
A quanto pare la “collaborazione attiva” alle indagini da parte di Kaili non e’ stata ritenuta sufficiente per meritare i domiciliari. “Collabora all’inchiesta in maniera attiva e contesta qualunque accusa di corruzione a suo carico”, aveva detto l’avvocato Risopoulos.
“Vi dico che la signora Eva Kaili e’ innocente e non e’ mai stata corrotta, mai”, ha confermato il suo collega Dimitrakopoulos, arrivato ieri da Atene per l’udienza e che gia’ ieri, dopo un colloquio durato con lei quattro ore, aveva detto ai giornalisti che la sua assistita “si sente tradita dal compagno”, Francesco Giorgi, nonché’ suo assistente al Parlamento europeo e figura centrale nell’inchiesta, assieme all’ex eurodeputato Antonio Panzeri.
I legali non vogliono per ora dire altro. E lamentano che finora e’ stato detto troppo. “Sapete tutti che ho deciso di non comunicare su questo dossier, perché’ l’inchiesta
deve essere fatta dalle autorita’ giudiziarie e non si fa altrove. Da parte mia non faro’ nessun’altra dichiarazione”, ha spiegato Risopoulos. Anche perche’ “sarebbe pregiudizievole sia per la difesa della signora Kaili, sia per l’accertamento della verita’ in un dossier di questa natura”, ha aggiunto.
Il legale, che esercita la professione a Bruxelles, si e’ lamentato della fuga di notizie, definendola una “frontale violazione del segreto istruttorio” e di una “portata senza precedenti”. “Non sono l’unico a pensarlo: la procura federale ha aperto un’inchiesta”, ha evidenziato.