Il lavoro della medicina territoriale e ospedaliera va semplifica, valorizzando il  servizio sanitario pubblico.

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Va ridotta l’incidenza della spesa farmaceutica sul costo della sanità

Dichiarazione di Ludovico Abbaticchio – Presidente Nazionale Sindacato Medici Italiani (SMI)

BARI –   La legge di bilancio non risponde al bisogno di salute degli italiani e non  semplifica il lavoro di tutti i medici, così  Ludovico Abbaticchio, Presidente Nazionale Sindacato Medici Italiani. Bisogna, invece, intervenire, continua il Presidente dello SMI,  con misure innovative per ridurre le liste di attesa, l’intasamento dei Pronto Soccorsi, l’eccesso di burocrazia, puntando molto sul risparmio della spesa farmaceutica>.

<Abbiamo bisogno  di  ridurre le liste di attesa, che sono diventate ormai  degli ostacoli insormontabili con tempi per alcune patologie anche di un anno anche procedendo ad eliminare  procedure farraginose. Ad esempio, le liste di attesa sono gonfiate da richieste inutili per prestazioni specialistiche per malati cronici irreversibili, a volte si tratta di piani terapeutici mensili che non hanno senso se non attraverso una rivisitazione a sei  mesi, oppure sono riferite a richieste di presidi terapeutici (pannolini-pannolini e similari) prescritti a pazienti da  malati cronici irreversibili. Queste richieste periodiche, invece ,di allungare le liste di attesa possono trasformarsi in istanze annuali>.

<La spesa farmaceutica in Italia incide  molto sul costo della sanità, per queste ragioni

si deve intraprendere una battaglia seria per avere un costo unitario del farmaco in Italia e in Europa. Bisogna ovviare alla incresciosa situazione che lo stesso farmaco prodotto da una stessa ditta farmaceutica ha costi diversi tra paesi europei. In questo senso bisogna mettere mano al prontuario terapeutico convenzionato (farmaco in fascia A) in rapporto al reddito del cittadino con una rivisitazione utile a procedure snelle da offrire a chi il farmaco se lo acquista mediante sistemi annuali di defiscalizzazione.

 

arda la spesa sanitaria in Italia, inoltre,  sta accadendo qualcosa di non chiaro. Il Governo Nazionale  insieme alle Regioni probabilmente per far quadrare i conti e cercare di coprire i buchi di finanziamento mal gestito da una non adeguata programmazione amministrativa  cerca attraverso le attività prescrittorie  della medicina generale di renderla responsabile della spesa farmaceutica, così come sta facendo nei confronti di imprese fornitrici di dispositivi medici. Un percorso di aggressione finanziaria che non è attualmente comprensibile! Aggressione  finanziaria perché ricorre ad un sistema di tassazione come recupero diretto dalle buste-paga del medico di medicina generale, o come il pay back nei confronti delle imprese fornitrici di dispositivi medici. Possiamo definire questa metodica il tentativo maldestro “di raschiare il fondo del barile” nascondendo responsabilità amministrative della gestione nazionale e di quelle delle Regioni facendo cadere ,in maniera strumentale, il tutto sia sulla categoria della medicina generale che anche su quella delle imprese fornitrici di dispositivi  medici (garze, bende, camici, ferri chirurgici, ma anche valvole cardiache, protesi ortopediche, accessori per la radioterapia, dispositivi per dialisi e per il pronto soccorso). La verità è che la responsabilità  è a monte  di chi nelle sue funzioni amministrative nazionali e regionali doveva rispondere, qualora si fosse verificato un percorso irregolare o inadeguato, delle sue assenze di controllo ma soprattutto di programmazione della spesa sanitaria nella sua complessità> conclude.

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