Caos libico…eppur si muove!

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Di Raphael Luzon

Sono passati undici anni dalla cosiddetta “rivoluzione libica”, parte della sempre cosiddetta “primavera araba” … che poi, in definitiva, è stato un complotto promosso dalla Francia di Sarkozy che ha tirato in ballo la NATO e gli USA di Obama per defenestrare Gheddafi, Mubarak e Ben Ali allora leader dittatoriali di Libia, Egitto e Tunisia.
Manovra attuata `pro-domo-loro` come quella per neutralizzare l’Iraq del suo “arsenale nucleare” … (lo stanno ancora cercando)!
Non preoccupandosi di creare a priori una classe politica sostitutiva in grado di dirigere il Paese!

Non entro ora in merito al “cui prodest” e alla politica fallimentare dell’ultimo mezzo secolo di Europa e USA verso il mondo arabo ed Islamico e Medio Oriente. Tema per un altro articolo.

Vorrei soffermarmi brevemente sulla attuale situazione libica che di fatto è una sorta di guerra civile che dura da un decennio.
Prima della “rivoluzione” la Libia esportava 1 milione di barili di petrolio al giorno che poi, durante gli anni degli scontri, sono crollati a 50.000. Ora la produzione/esportazione si sta stabilizzando di nuovo verso il milione di barili.
Ma cosa è cambiato? Prima era lo Stato ad esportare mentre attualmente si è arrivati ad una sorta di feudalismo. Ciascuna fazione esercita la propria influenza su una zona stabilita e si dividono tra loro i pozzi…
Questo sistema assurdo ha creato nel giro di una notte super ricchi che controllano con le loro milizie l’accesso ai pozzi petroliferi.
Conseguenza di ciò`, vige una corruzione imperante che giunge fino ai vertici dello Stato e dei due governi (uno riconosciuto internazionalmente e l’altro no).

Aggiungiamo anche la presenza scomoda (anche militare, celata) di Turchia, Russia, Egitto, Francia, Qatar) e si può avere un’idea del “caos organizzato” attuale.

Ma, qualcosa si sta muovendo…sotto il radar, da quasi un anno, si stanno organizzando una serie di tecnocrati (giudici, avvocati, liberi professionisti) personaggi educati ed anche cresciuti all’estero, per uscire allo scoperto e tentare di promuovere elezioni e sostituire i corrotti attualmente al potere.

Essi dichiarano che la Libia ha perso la sua fiducia nei principali paesi, in particolare l’America, che ritengono responsabile del prolungamento della crisi, e reputano che non sia in grado di risolvere la crisi. Hanno perso la fiducia nelle Nazioni Unite, che lavorano per gestire la crisi, non per risolverla.
Ritengono sia stato possibile risolvere il problema della sicurezza, come il resto dei paesi in cui si sono verificati conflitti, ma poco è stato fatto.

Temono che il perdurare della situazione costringerà i libici di rivolgersi alla Cina a causa della perdita della loro fiducia negli europei e negli americani.

Questo movimento sta lavorando per esautorare le Nazioni Unite dalla Libia che, secondo loro, è uno dei motivi per prolungare la vita della crisi.

La stabilità ha bisogno di un governo tecnocratico di personalità non controverse che conduca le elezioni parlamentari e presidenziali.

Ramadan Benzeer 

Il candidato di spicco che sta raccogliendo una larga maggioranza di consensi in Libia ed anche in alcuni consessi internazionali, è il Dr Ramadan Benzeer, nato nella città di Misurata e residente in Gran Bretagna, ed esperto in diritto internazionale, ex diplomatico, professore di diritto internazionale e diritti umani nelle università libiche e direttore del dipartimento di scienze politiche dell’Università Nasser.
Dirige a Londra il Centro di Cultura Araba che promuove tutta una serie di eventi che sostengono il dialogo e il rispetto dei diritti umani.È autore di molti libri (Relazioni internazionali in pace, Il concetto di diritti umani e libertà fondamentali, Principio del potere della volontà) e ha decine di articoli politici e di interviste.

Ha partecipato a numerosi convegni internazionali.

Questa iniziativa sta raccogliendo sempre più consensi sia in ambienti politico-diplomatico che tra la popolazione, stufa di vivere da poveri in un paese ricco.

 

Raphael M Luzon
Analista Mondo arabo/Islamico e Medio Oriente 

 

 

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