Migranti, un giurista spiega i rischi del Viminale nella guerra alle Ong

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Per Fulvio Vassallo Paleologo “Ci sarà molto lavoro non solo per i giudici amministrativi ma anche per i tribunali penali e per le Corti internazionali, che già hanno sanzionato governi precedenti responsabili di misure di respingimento collettivo in mare”

di Fabio Greco

© Salvatore Cavalli/AGF – Migranti: sbarco a Catania

 

AGI – “Se il Viminale procederà con altri atti amministrativi nella ‘guerra’ contro le Ong e contro i soccorsi umanitari in acque internazionali, ci sarà molto lavoro non solo per i giudici amministrativi ma anche per i tribunali penali e per le Corti internazionali, che già hanno sanzionato decisioni di governi precedenti che hanno adottato misure di respingimento collettivo in mare e di trattenimento arbitrario negli hotspot”. A spiegare le possibili conseguenze di un atteggiamento più restrittivo del governo, annunciato dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è il giurista Fulvio Vassallo Paleologo. “Sanzioni più efficaci, come quelle che promette il Viminale – scrive Paleologo sulla rivista dell’Associazione Diritti e frontiere – potrebbero arrivare non per le Ong, che rispettano il diritto internazionale, ma per le autorità di governo che lo violano sistematicamente“.

Il Viminale ha parlato di forme di “condizionamento” messe in atto dalle ong, adombrando la presenza di “srvizi segreti”. “Speriamo – afferma Vassallo Paleologo – che finisca presto questo spaccio di notizie false come il ruolo di “condizionamento”. È una menzogna che Ocean Viking abbia deciso di puntare sulla Francia per alimentare uno scontro politico. Per giorni le autorità italiane non rispondevano alle richieste di assegnazione di un porto sicuro”.

Quanto ai servizi segreti, questi non sono a disposizione delle ong ‘per fare litigare la Francia e l’Italia’; semmai hanno preparato e continuano a preparare prove fasulle per criminalizzare i soccorsi umanitari, prove che non reggeranno nei processi, come si vedrà nel processo Iuventa a Trapani, e come si accerterà presto a Palermo, nel proceso Salvini. Dove, dai cassetti dei servizi di informazione, con la testimomianza di un funzionario del ministero dell’Interno, è improvvisamente spuntato fuori un ‘video segreto’ nel quale è visibile un sommergibile che avrebbe assistito, senza intervenire, come avrebbe dovuto in base al Piano Sar nazionale, ai soccorsi operati dalla Open Arms il primo agosto del 2019.

Da quella attività di sorveglianza tenuta segreta per anni è scaturita una relazione di servizi, o di servizio, nella quale si adombrano dubbi sulla legittimità del comportamento della ong, che in base a tutte gli atti del procedimento, è stato assolutamente conforme alle Convenzioni internazionali ed ai Regolamenti europei. Come rilevava peraltro la stessa Procura di Agrigento nel provvedimento di dissequestro della nave”.

“Si dovrebbe spiegare semmai – conclude il giurista, già docente universitario di Diritto di asilo – quale ruolo abbia avuto il sommergibile, emerso come una ‘mina vagante’ nel processo Salvini a Palermo, nei complessi rapporti di collaborazione tra le autorità di Tripoli ed il governo italiano nel tracciamento dei barconi carichi di migranti e dei mezzi di soccorso, inviati dalla società civile per adempiere ad obblighi di ricerca e salvataggio che gli Stati non garantivano”.

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