Tajani: “Voteremo l’espulsione dell’Iran dalla commissione donne Onu”

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Il ministro degli Esteri annuncia la posizione che l’Italia assumerà nel consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite e anticipa anche che convocherà ambasciatore designato per protestare rispetto alla repressione in atto nel Paese.
© Fortunato Serranò / AGF
– Antonio Tajani

 

AGI – “L’Italia voterà per l’espulsione dell’Iran dalla Commissione Onu per i diritti delle donne“. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani rispondendo al question Time alla Camera.

Questa sera i 54 membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc) saranno chiamati a votare per espellere la Repubblica Islamica dell’Iran dalla Commissione sullo Status delle donne.

L’Iran ha da poco iniziato il suo mandato quadriennale in tale Commissione che ha come obiettivo quello di promuovere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione femminile.

La bozza di risoluzione, proposta dagli Stati Uniti, denuncia le politiche di Teheran come fortemente in conflitto con i diritti umani e i diritti delle donne, e quindi con la missione della Commissione, ostacolandone il lavoro.

“Quanto accade in Iran è assolutamente inaccettabile”, ha aggiunto Tajani rispondendo al question Time. “L’esecuzione di manifestanti è inaccettabile. Condanniamo con la massima fermezza la violazione dei diritti di un popolo”. Tajani ha proseguito: “convocherò l’ambasciatore designato dell’Iran quando avrà presentato le credenziali al Presidente della Repubblica per protestare” per la repressione delle proteste.

L’Unione europea “è l’unico luogo dove non c’è la pena di morte”. E per questo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani vuole dire “anche all’Iran e alla sua guida politica che nessuno può arrogarsi il diritto di togliere la vita a un’altra persona.

Le autorità di Teheran facciano marcia indietro e impediscano altre condanne a morte di persone che hanno l’unica colpa di aver manifestato per la libertà”.

Il capo della Farnesina lo ha detto nel suo discorso in occasione della consegna del premio Sakarov “al popolo ucraino”, in collegamento con Strasburgo dal Senato.

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