Trent’anni per l’energia da fusione nucleare!

Ambiente, Natura & Salute

Di

Gli strali dei media nostrani e soprattutto del Washington Post, si scontrano con il realismo dello stato dell’arte sulla fusione termonucleare.

“Abbiamo avuto una comprensione teorica della fusione per oltre un secolo, ma il viaggio dal sapere al fare può essere lungo e arduo. La pietra miliare di oggi mostra cosa possiamo fare con perseveranza”

Dichiarazione di Arati Prabhakaran, consigliere capo del presidente Biden per la scienza e la tecnologia. Il Prof Atzeri dell’Università la Sapienza di Roma , nonché ingegnere nucleare: “ I tempi saranno sicuramente molto lunghi, almeno una trentina di anni per entrambe le vie (metodo magnetico e metodo a laser; n.d.r.) , perché restano ancora diverse sfide da superare (…) .

Nel caso del confinamento inerziale (procedura usata negli USA) serviranno laser più efficienti che possano fare non uno sparo al giorno, ma tre o quattro al secondo, con energie di 100-150 megajoule ( corrispondono a 28- 42 chilowattora n.d.r.) ciascuno contro i 2,5 dell’attuale”.

Ancora più chiara Kim Budil, direttrice del Lawrence Livermore National Laboratory, dove è stato condotto il test: “Ci sono ostacoli molo significativi, non solo a livello scientifico ma tecnologico (..) Questa è stata l’accensione, una volta, di una capsula ma per ottenere l’energia commerciale da fusione c’è bisogno di molte cose.

Bisogna essere in grado di produrre molti eventi di accensione per fusione per minuto e bisogna avere un robusto sistema di elementi di trasmissione per realizzarli (..) con sforzi e investimenti concertati, e alcuni decenni di ricerca sulle tecnologie necessarie, saremo nella posizione di costruire una centrale elettrica”.

Energia da fusione tra 30 anni.

Nulla di più della previsione fatta con l’altro programma di ricerca ITER, a confinamento magnetico diverso dal confinamento inerziale usato in California (i 100 milioni di gradi in ITER sono ottenuti con magneti superconduttori. Nell’esperimento USA con impulsi laser, inviati contro una pasticca contenente i due ingredienti per la fusione il deuterio e il trizio).

La straordinarietà del risultato USA è il raggiungimento della temperatura di ignizione della reazione di fusione termonucleare, quella cioè in cui l’energia prodotta diviene uguale e poi superiore a quella dissipata.

Da un grammo di deuterio si possono ottenere 100 mila chilowattora, corrispondenti al calore sviluppato da 7000 litri di benzina o 2500 tonnellate di carbone. Una centrale termoelettrica con potenza da un milione di Kw e che produce, in un anno sette miliardi di chilowattora richiede un milione di tonnellate di carbone mentre un reattore, a fusione della stessa potenza utilizzerebbe 110 kg di deuterio e 150 kg di trizio.

Da una tonnellata di acqua di mare si estraggono 35 grammi di deuterio mentre il trizio si produce bombardando un elemento, il litio con i neutroni prodotti nel reattore attraverso la fusione.

Evidenti i benefici conseguiti nella ipotesi di risolvere i problemi ancora irrisolti nel processo di fusione.La fusione deuterio e trizio, genera elio e neutroni, che contengono il 75% della energia generata.

È il neutrone prodotto la causa principale delle quantità di scorie prodotte, anche se minime in un reattore a fusione. IL trizio utilizzato è un isotopo radioattivo dell’idrogeno con una vita media di 13 anni.

Esiste quindi un problema di uso di materiali più avanzati. Infine le dichiarazioni del segretario all’energia degli Stati Uniti Jennifer M. Granholm: “L’amministrazione Biden-Harris è impegnata a sostenere i nostri scienziati di livello mondiale il cui lavoro ci aiuterà a risolvere i problemi più complessi e urgenti dell’umanità, come fornire energia pulita per combattere i cambiamenti climatici e mantenere un deterrente nucleare senza test nucleari”.

Dichiarazione coerente con il ruolo primario del National Ignition Facility (NIF) nel laboratorio americano Lawrence Livermore National Laboratory (LLNL), che è quello di fornire informazioni e dati sperimentali di interesse militare, particolarmente per le armi termonucleari e per il programma di gestione dell’arsenale nucleare USA.

Opportuno considerare infatti, che l’implosione della pasticca contenente deuterio e trizio produce una micro- esplosione simile, a quella usata per l’innesco dell’arma nucleare.

Le fusioni inerziali consentono di ottenere dati importanti ottenuti in via sperimentale per scopi militari che diversamente richiederebbero test esplosivi tra l’altro sospesi dagli anni 90.

Trenta anni mal si conciliano con una emergenza climatica che fissa il limite nell’uso del carbonio a 18 anni (IPCC ottobre 2018, Rapporto Speciale su richiesta ONU).

Foto di Peter Schmidt da Pixabay

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube