Misteri della fede

Attualità & Cronaca

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Essere cristiani oggi è diventata una sfida.

Un combattimento spirituale dove tante domande e più dubbi  lasciano spazio a quel rapporto individuale con il Signore, lontano da intermediari  confusi che probabilmente hanno fatto della fede un mestiere da cui trarre mantenimento  senza rinuncia alcuna e perché no possiamo affermare con certezza anche ricchezza e potere.

Uomini consacrati a Dio costruiscono Santuari, Chiese e Conventi di lusso li dove la regola detta la povertà, uomini di falsa coscienza che vincolano la coscienza stessa all’obbedienza, uomini che parlano di amore, quell’amore che non si impara e non si insegna, quel sentimento strano, talmente strano da essere confuso dal predicatore con il sesso. Uomini che non conoscono quell’amore che non si dona con il corpo e che se lo hai dentro al cuore, ti fa casto.

L’amore per la povertà pronunciato nella professione solenne, quando l’emissione in perpetuo dei voti di povertà, castità ed obbedienza da parte di chi consacra la propria vita al Signore vale meno del giuramento delle Giovani Marmotte.

Obbedienza, povertà e castità sono la trinità dell’esistenza,  tre parole che ne racchiudono una sola: Amore, ma quell’amore che attraversa l’anima, che si respira, che trasforma  le  incertezze in umiltà del donare lasciando la meraviglia del capire che si ha più di quanto spetta, quel sentimento profondo di Francesco di Assisi e di Francesco di Paola, che con gioia fa spezzare il pane in povertà. Quell’amore segnatamente verso Dio che dona la forza di comprendere che nella sfarzosità non basta chiamarsi Francesco per rappresentare il pensiero e la forza d’animo di chi ha reso grande la fede. In nome dell’esigenza di modernità della chiesa, la Gloria cede il posto alla pace in terra agli uomini di buona volontà e quella Gloria di cui parla Gesù, quale manifestazione dell’adempiere fedelmente fino in fondo la missione, viene mutata in affermare la pace quale certezza del benessere materiale, chè è cosa ben lontana dai  fini  ultimi degli insegnamenti di Cristo.

Sedici  anni per migliorare e studiare i testi contenuti dal Messale Romano e poi non indurci in tentazione diventa non abbandonarci alla tentazione  ed il verbo «indurre» che nel suo significato negativo ci fa pensare a qualcuno che cerca di farci fare qualcosa di sbagliato, contro la nostra volontà, viene sostituito con abbandonare che è ancora peggio perché ci si potrebbe chiedere quale figlio chiede al proprio padre di non abbandonarlo e che padre dovrebbe essere per destare questa preoccupazione nel figlio. Se per pregare si intende ripetere quel che qualcuno ha scritto, allora i dubbi aumentano e domandarsi se sia giusto chiedere al signore l’eterno riposo per chi è destinato alla risurrezione della carne, come afferma la professione di fede proclamata da ogni cristiano: «credo alla risurrezione della carne e alla vita che verrà», diventa una scelta seria.

MT 23, 1-12 “Fate quel che vi dicono, ubbidite ai loro insegnamenti, ma non imitate il loro modo di agire: perché essi insegnano, ma poi non mettono in pratica quel che insegnano.

Preparano pesi impossibili da portare e li mettono sulle spalle degli altri: ma da parte loro non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutto quel che fanno è per farsi vedere dalla gente.

Sulla fronte portano le parole della Legge in astucci più grandi del solito;

le frange dei loro mantelli sono più lunghe di quelle degli altri.

Desiderano avere i posti d’onore nelle sinagoghe, i primi posti nei banchetti, essere salutati in piazza e essere chiamati ‘maestro’.

Voi però non dovete fare così e non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è in cielo.

Chi vorrà farsi grande, Dio lo abbasserà;

chi resterà umile, Dio lo innalzerà.”

L’osservanza, quale atto di fede in Dio, dovrebbe tradursi per il credente come sollecitazione  alla purificazione del Tempio e quindi alla cacciata dei mercanti dal Tempio, ma il coraggio di Cristo non è terreno e quindi si continuerà a venerare Dio in quelle chiese dove il Signore certo non dimora, dove oro e argento conterrebbero il Corpo ed il Sangue di Cristo, dove costose vesti abbigliano indegni ministri predicatori che fuori dal tempio colorano la loro esistenza di vizi, costose auto, smartphone ed atteggiamenti a dir poco indecorosi.

L’indifferenza è figlia del nostro tempo, è la creatura creata dall’uomo per celare la propria viltà ed allora torna del tutto normale inchinarsi e pregare anche San Cirillo, killer di Ipazia e persecutore di Ebrei e Cristiani che avevano idee diverse dalle sue, fatto santo e Dottore della Chiesa.

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