Verso un decreto ad hoc per l’invio di armi all’Ucraina

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L’emendamento presentato ieri dalla maggioranza al dl di proroga delle missioni Nato è stato ritirato in vista dell’accordo con le opposizioni

di Filippo Frignani

© Pierpaolo Scavuzzo / AGF
– Guido Crosetto

 

AGI – Sarà molto probabilmente un decreto ad hoc a definire il prosieguo del sostegno dell’Italia all’Ucraina, impegnata da mesi nel conflitto scatenato dalla Russia.

Un testo che il governo potrebbe varare già al prossimo Consiglio dei ministri, in programma giovedì. L’emendamento presentato ieri dalla maggioranza al dl di proroga delle missioni Nato, all’esame della commissione Difesa ed Esteri del Senato, è stato oggi prima accantonato e poi ritirato.

La proposta, che aveva suscitato molte perplessità, chiedeva di estendere fino al 31 dicembre del 2023 le norme sull’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari approvate dal governo Draghi e in scadenza alla fine dell’anno. Durante la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama è stato trovato un accordo che prevede il ritiro della modifica in cambio del via libera entro dicembre a un decreto che proroga gli effetti del provvedimento deliberato dal precedente esecutivo.

“Il governo non si è mai nascosto. Anzi, c’è la volontà di parlare chiaramente al Parlamento”, ha detto ai cronisti il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, replicando alle critiche delle ultime ore e ricordando che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, “ha più volte affermato la sua totale disponibilità a riferire alle Camere, come prevede la legge”.

“Se le opposizioni garantiscono che ci sarà la conversione entro il 31 dicembre, il governo, su proposta del ministro Crosetto, prenderà in considerazione l’ipotesi di fare un decreto ad hoc”, ha poi ribadito. “Valutiamo la percorribilità di questa strada. Ma se c’è la volontà di tutti, credo che si possa fare”.

Sulla stessa linea, si è espresso il ministro Crosetto. “Il governo non si è mai nascosto sulle necessarie autorizzazioni per l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all’Ucraina”.

“E’ ovvio – ha sottolineato – che se il decreto in questione non venisse fatto entro tale data, prevista dalla legge, cadrebbe la copertura giuridica con la quale lo Stato italiano sta dando seguito agli impegni internazionali presi in sede Ue e Nato con l’Ucraina“. Impegni presi – ha notato ancora – dal precedente governo che era anche sostenuto del partito di Conte. “Mi aspetto che i gruppi parlamentari di opposizione – ha concluso il ministro – rispetteranno l’impegno che oggi ci ha portati, per dimostrare la volontà di dialogo del governo verso il Parlamento, al ritiro dell’emendamento”.

Dal Partito democratico è già arrivata piena disponibilità “a lavorare sul tema con serietà, come abbiamo sempre fatto”. Lo ha detto Simona Malpezzi, capogruppo dem al Senato, ricordando che sulla proroga del sostegno all’Ucraina il partito aveva “chiesto un apposito provvedimento, seguendo la linea portata avanti da marzo. Ci sembra che il governo abbia compreso”.

Anche Sergio Mattarella, in visita di Stato in Svizzera, ha lanciato un appello sull’Ucraina, convinto che “una efficace difesa dei valori democratici e dello Stato di diritto sia una responsabilità che ricade su noi tutti, popoli del continente”. Il capo dello Stato parlava ovviamente in un contesto internazionale, preoccupato per una guerra che “ci riporta alla peggior epoca degli imperialismi e dei nazionalismi”. Dopo lo slancio iniziale di sostegno all’Ucraina, “la minaccia, posta dalla Russia alla pace e alla sicurezza del nostro continente, richiede da parte di tutte le democrazie, in particolare quelle europee, un rinnovato slancio di unità e coesione”.

In gioco c’è molto del nostro futuro: “Le autocrazie sfidano il modello di pacifica convivenza internazionale e di convivenza democratica: è questione grave e non dobbiamo sottovalutarla” ha esortato da Berna Mattarella, per il quale si tratta di “sfide che non possono essere agevolate da incertezze e divisioni fra i popoli liberi”.

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