Frane e alluvioni che ogni anno uccidono le persone…e il PNRR? Briciole!

Economia & Finanza

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Rapporti annuali di Ispra, quinquennali di IPCC, ricerche e articoli scientifici pubblicati su Science, Nature nulla riescono a smuovere. Un climatologo autorevole come Antonello Pasini da anni spiega che gli eventi estremi sopra richiamati provengono dall’anticiclone africano che quando risale impedisce all’anticiclone delle Azzorre di difenderci come normalmente fa.

Entrano le correnti fredde da Nord e gli eventi estremi diventano frequenti. Una condizione cui dovremo abituarci, ma attrezzandoci preparando le difese Sette volte viene citata Casamicciola di Ischia tra i territori critici nel Rapporto annuale di Ispra.

La necessità della prevenzione, agendo sulla vulnerabilità del territorio cozza con il combinato disposto consumo di suolo, abusivismo edilizio. L’indifferenza della politica per la difesa e la tutela del patrimonio naturale hanno determinato, per esempio, l’abbandono dei territori montani e collinari che, privati della presenza dell’uomo, si sono molto indeboliti e diventati ancor più oggetto degli eventi del dissesto idrogeologico.

L’ultimo Rapporto di Ispra sul dissesto idrogeologico (rapporto_dissesto_idrogeologico_italia_ispra_356_2021_finale_web.pdf (isprambiente.gov.it) descrive una situazione che merita una particolare attenzione da parte della politica considerato la non più rinviabile strategia di adattamento ai cambiamenti climatici.

Il Rapporto si concentra proprio su frane e rischio idraulico. IL 93,9% il 93,9% dei comuni italiani (7.423) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera e 1,3 milioni di abitanti a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni. Quasi un quinto dell’intero territorio nazionale (18,4%) è classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni.

IL rischio frane riguarda il 20% del territorio. La Valle d’Aosta ha il 94,9% della sua area a rischio frane mentre le regioni con minori rischi frane, sono il Veneto ed il Friuli Venezia-Giulia (2,5% e 2,7%).

ISPRA ha realizzato il progetto IFFI (Inventario Fenomeni Franosi in Italia) censendo 625.000 fenomeni che hanno interessato un’area di quasi 24.000 km2, cioè il 7,9% del territorio nazionale.

Il 28% di queste frane sono state elevata distruttività, con notevoli impatti sul territorio producendo morti e danni. L’Ispra ricorda in particolare le frane accadute in Versilia (1996), a Sarno e Quindici (1998), in Piemonte e Valle d’Aosta (2000), in Val Canale – Friuli Venezia Giulia (2003), a Messina (2009), a Borca di Cadore (2009), in Val di Vara, Cinque Terre e Lunigiana (2011), in Alta Val d’Isarco (2012), a San Vito di Cadore (BL) (2015), in località Madonna del Monte (SV) (2019) e a Chiesa in Valmalenco (SO) (2020). Quante persone sono a rischio?

I rischi più elevati classificati P3 e molto elevati P4 (le classi di rischio classificate da Ispra sono cinque) In totale nelle zone a rischio frane vivono complessivamente 5,7 milioni di abitanti, di cui quasi mezzo milione è residente in aree a pericolosità molto elevata (P4).

Se invece consideriamo le 2 classi a maggiore pericolosità (P3+P4) la popolazione a rischio frane è di 1,3 milioni di abitanti, cioè il 2,2% del totale.

Nel territorio italiano Ispra ha quantificato in 1,8 milioni gli edifici a rischio frane, di cui 565 mila in aree classificate P3 e P4. La provincia di Salerno è quella con più edifici a rischio (31.379), seguita dalla provincia di Genova (20.672), Torino (19.526) e Lucca (18.846). L’Italia frana e le cause sono le precipitazioni concentrate ed intense, l’errata gestione del territorio.

Disboscamenti, tagli stradali, abusivismo edilizio sono, cambiamenti climatici. Per il contrasto al dissesto idrogeologico, alla tutela della biodiversità e alla gestione delle risorse idriche vengono destinati 15 miliardi (M2C4).

Le risorse effettive una emergenza primaria come il dissesto idrogeologico ammontano a miseri 2,49 miliardi.

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