Parole al vento! La conclusione della 27a conferenza sul clima

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Il solito schema-teatrino ha sancito la continuità della ventisettesima Conferenza tra le Parti, tenutasi, a Sharm el Sheikh con le COP precedenti e, attraversando anche il G20 di Roma conclusasi a ottobre dello scorso anno con un nulla di fatto.


Le uniche COP degne di essere citate sono la numero tre del 1997, che portò alla firma del Protocollo di Kyoto, e la COP21, che portò all’Accordo di Parigi.
Bisogna con grande onestà intellettuale affermare che negazionisti con, a capo la ciurma degli economisti mainstream segnatamente i liberisti hanno sempre sparato e continuano, a sparare sulle politiche di contrasto al riscaldamento globale e, agli effetti connessi dei cambiamenti climatici.

Nella nostra Italia sono stati alcuni membri della Fondazione Leone, consiglieri di Draghi a sparare per esempio sul risparmio energetico agendo sul patrimonio edilizio. Oggi sul sito dei bocconiani lavoce.info sempre gli stessi, criticano sia la tassa extra profitti, che il divieto ai venditori di modificare unilateralmente le condizioni di offerta fino al 2023.

Scientemente ignorano che le emissioni dalla prima COP di Berlino del 1995 a oggi sono aumentate del 50%

ll secondo volume del “Sixth Assesment Report, Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability” dell’IPCC traccia un quadro preoccupante di un cambiamento climatico, che sta già generando conseguenze più o meno gravi in ogni parte del mondo e solo dimezzando le emissioni di gas serra entro il 2030 e adattando territori e infrastrutture eviteremo il peggio.

Sintetizzando il Rapporto:

1) Gli impatti climatici sono già più diffusi e gravi di quanto previsto. Il cambiamento climatico sta già causando perturbazioni diffuse in ogni regione del mondo con un aumento di appena 1,1 °C della temperatura. Siccità, caldo estremo e inondazioni record minacciano la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza per milioni di persone.

Oggi, metà della popolazione mondiale deve affrontare problemi di sicurezza idrica almeno un mese all’anno. Gli incendi stanno bruciando aree sempre più vaste in molte regioni, portando a cambiamenti irreversibili del paesaggio.

Temperature più elevate stanno anche consentendo la diffusione di malattie, come il virus del Nilo occidentale, la malattia di Lyme e la malaria, nonché malattie trasmesse dall’acqua come il colera;

2) Impatti ancora peggiori sono attesi nel breve termine. L’IPCC stima che solo nel prossimo decennio il cambiamento climatico costringerà alla povertà estrema 32-132 milioni di persone. Il riscaldamento globale metterà a repentaglio la sicurezza alimentare e aumenterà l’incidenza della mortalità dovuta al caldo, alle malattie cardiache e ai problemi di salute mentale;

3) Nel Rapporto si legge che ogni decimo di grado di riscaldamento aggiuntivo aumenterà i rischi per le persone, le specie e gli ecosistemi. Un aumento oltre 1,5 gradi centigradi determinerà la scomparsa di molti ghiacciai. La scarsità di acqua colpirà 350 milioni di persone entro il 2030; alti rischi di estinzione per il 14% delle specie terrestri;

4) Oggi 3,3-3,6 miliardi di persone vivono in paesi altamente vulnerabili agli effetti prodotti dai climatici;

5) L’adattamento: centosettanta paesi prevedono nelle politiche climatiche misure di adattamento. Anche l’Italia le prevede, ma sono “congelate” in un libro di 900 pagine riposto in qualche ufficio del Ministero dell’Ambiente dal 2018 e niente è stato imposto dal PNRR in tanti progetti finanziati.

A iniziare dalle infrastrutture dell’alta velocità che tra un calcolo del carbonio ,a usum delphini e l’ignorare l’esigenza di progettare tenendo conto dei cambiamenti climatici.

L’unico risultato della conferenza di Sharm el Sheikh è stato l’istituzione del Fondo “Loss and Damage” ,che assegna risorse per i danni causati dagli effetti dei cambiamenti climatici.

Confermato l’obiettivo di contenere entro 1.5 gradi l’aumento medio di temperatura globale rispetto alla temperatura del 1800

Impegni vaghi, nessuna decisione operativa, IL pessimismo nasce anche dalla presa d’atto che l’obiettivo zero emissioni al 2050 richiede una fortissima cooperazione internazionale ,oggi ostacolata (non solo nel fissare comuni obiettivi, ma soprattutto nel comune operare) ostacolata dal risorgere dello spettro della guerra e l’incrinarsi dei rapporti tra le grandi potenze.

Infine personalmente credo sia fondamentale modificare il modo di funzionare delle Conferenze tra le Parti.
In primis coinvolgere la grande finanza, le grandi società d’investimento, i settori industriali a elevata intensità carbonica, quali aviazione, grandi trasporti, raffinazione-petrolchimica, cemento.

Patto di Glasgow, Dichiarazione del G20 di Roma, Stati che esprimono l’obiettivo nobile del grado e mezzo, ma zero impegno sui tagli alle emissioni.
“Parole al vento” proprio come fu il commento del Nobel Tirole sulla Cop di Copenaghen di 13 anni fa mentre ci avviciniamo al cosiddetto “target del carbonio” reso pubblico da IPCC e quale limite per non superare il famigerato grado e mezzo non a caso contestato recentemente dall’Economist

Foto di 0fjd125gk87 da Pixabay

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